Alfonso Indelicato: “Le foibe e la memoria corta”
SARONNO – “Le foibe, l’esodo, la memoria corta e quella creativa”, questo il titolo dell’intervento del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Alfonso Indelicato, sulla tragedia delle foibe.
Oggi 10 febbraio si ricorda la tragedia delle foibe e dell’esodo dalle terre giuliano dalmate. Ho detto “si ricorda”, ma non tutte le memorie sono uguali. Sulla prima pagina del “Corriere” di stamattina, di quegli eventi non c’è traccia. In compenso vi compaiono l’intervista di Cazzullo a Pisapia e la notizia che si girerà un film sulla tragedia di Rigopiano (in Italia in caso di cataclismi i soccorsi arrivano tardi, ma in compenso si girano i film). Su quella di Repubblica il titolone è dedicato all’ennesima puntata della quérelle di partito fra renziani, semirenziani e dalemiani, ma c’è spazio anche per un’intervista di Nico Rosberg, che spiega ai lettori quali saranno le sue quotidiane occupazioni ora che non corre più in Formula 1.
A Milano il sindaco Sala (uomo di Destra passato alla Sinistra, e che di conseguenza deve dimostrare di non essere più quel cattivone che era prima) nega l’uso della Palazzina Liberty al Municipio 4 che voleva ospitarvi una manifestazione legata al Giorno del Ricordo. La prima motivazione trapelata era che la Palazzina, essendo legata alle gesta di Fo e della Rame, non poteva subire l’oltraggio di una manifestazione di destra. Poi qualcuno deve aver compreso che questa era troppo grossa perfino per una giunta dove c’è Maiorino, e si è ripiegato su motivi burocratici: il Municipio 4 avrebbe inoltrato in ritardo la richiesta di utilizzo. Pusillanimi, oltre che immemori. In quel di Arcore gli highlanders dell’Anpi ritengono di dover organizzare una manifestazione sulle foibe (come se il nipote di Totò Riina organizzasse un convegno sulla mafia) ed invitano una nota studiosa la cui missione di vita è quella di ridurre gli infoibamenti a sporadici episodi, peraltro giustificati dai presunti crimini degli italiani contro gli slavi. Il comune di centrosinistra concede il patrocinio, poi capisce l’enormità della cosa e lo ritira, ma ormai la frittata è fatta.
Il presidente della repubblica non ha tempo per portare un fiore sulla foiba di Basovizza. Maiora premunt: è impegnato a Madrid al “XI Simposio Cotec Europa”. Non sappiamo cos’è, ma così a orecchio non sembra qualcosa di decisivo per l’umanità. Genti istriane e dalmate, esuli, parenti e discendenti di quei poveri morti, di quegli esuli che la Patria respinse: ricorderemo noi la vostra tragedia. Noi che siamo italiani.
Alfonso Indelicato
Consigliere comunale eletto a Saronno
di Fdi-Alleanza nazionale
10022017
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Commenti
Minculpop esiste STOP Vinceremo STOP
Ovviamente a scuola oggi si è parlato di neve e Sanremo.
Delle foibe nulla.
Solite vergogne di una purtroppo ampia parte d’Italia a tinte rosse più o meno intense.Sempre vivo il ricordo per i nostri connazionali caduti.
Le ferite ci sono tutte e purtroppo ciascuna ha il suo ricordo.Il regime fascista ha trovato la sua continuità nel regime democratico. Il nazionalismo, il militarismo, il razzismo non sono stato vinti, lo stato e il capitalismo esercitano la stessa violenza .nessuna giustizia nessuna pace.
Solito commento tronfio e privo di significato il suo. A parte provocare ed inveire sa fare anche altro? Non si direbbe.
Se non capisce il significato dei commenti,illustre Mimmo,eviti di ricommentare con interventi privi di logica sul tema dell’articolo.grazie
Signor Indelicato
La Sua oggi non poteva certo mancare.
…. “si ricorda la tragedia delle foibe e dell’esodo dalle terre giuliano dalmate”.
Di cui si dimentica la prima causa il Fascismo e quanto accaduto nelle terre giuliano dalmate ad opera del fascismo:
i campi di concentramento
la cancellazione della lingua
l’estromissione da tutte le funzioni pubbliche
i maestri solo italiani nelle scuole
le vessazioni alle popolazioni che vivevano in quelle terre
…..
“si ricorda, ma non tutte le memorie sono uguali”.
Certo la Sua è diversa dalla mia e per fortuna di entrambi non eravamo ancora nati.
Infatti il “giorno della Memoria” diventa solo il ricordo dell’ “Olocausto” così oltre ai nazisti e fascisti si possono includere altri carnefici, e quindi tutti assolti.
Ci scorda di molti altri finiti nei campi di sterminio:
gli oppositori del regime fascista
gli appartenenti a quelle che venivano considerate etnie da eliminare
e di quelli morti prima di essere arrivati al binario 21.
Quindi non mi pare ci siano tante differenze nella ipocrisia del ricordo delle due ricorrenze.
“Noi che siamo italiani” , e qui siamo finalmente d’accordo, non vogliamo più che alcune ideologie malvagie continuino ad avere ascolto, invece gruppi di sedicenti seguaci di Hitler e delle sue idee continuano indisturbati ad avere diritto di parola.
Allora “Fratelli di Italia“ ma solo nel rispetto della Costituzione e dei diritti della Umanità .
Gentile Sig. Colombo, faccio copia e incolla di seguito di un celebre intervento sull’Unità”. Certo i Suoi toni sono diversi, ma alcuni argomenti sono, sostanzialmente, i medesimi.
Saluti“L’Unità” – Organo del Partito Comunista Italiano
Edizione dell’Italia Settentrionale – Anno XXIII – N. 284 – Una copia L. 6 – Sabato 30 novembre 1946.Profughi
Lunghe teorie di gente in fuga, vecchi donne e bambini, tallonati dalle baionette austriache e trascinanti le poche robe sottratte alla rapina nemica, tali ci apparvero durante la prima guerra mondiale i profughi delle terre venete. Chiesero ai fratelli di ogni regione aiuto e ospitalità, ognuno raccolse l’appello ed una grande ondata di solidarietà corse il Paese. Trovarono i profughi un fogolare accogliente a sostituire quello perduto, per il quale sospiravano nostalgici. Nessuno contestò loro il diritto d’asilo ed anzi ogni cittadino, in ogni villaggio, fù nobile gara di solidarietà; ogni porta si spalancò, prime quelle dei miseri ed anche quelle di coloro che la guerra avevano osteggiata.
Oggi ancora si parla di “profughi”: Altre le persone, altri i termini del dramma. Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà nè hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.
Questi relitti repubblichini, che ingorgano la vita delle città e le offendono con la loro presenza e con l’ostentata opulenza, che non vogliono tornare ai paesi d’origine perchè temono d’incontrarsi con le loro vittime, siano affidati alla Polizia che ha il compito di difenderci dai criminali.
Nel novero di questi indesiderabili, debbono essere collocati coloro che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano quì da noi , in veste di vittime, essi che furono carnefici. Non possiamo coprire col manto della solidarietà coloro che hanno vessato e torturato, coloro che con l’assassinio hanno scavato un solco profondo fra due popoli.
Aiutare e proteggere costoro non significa essere solidali, bensì farci complici. Ma dalle città italiane ancora in discussione, non giungono a noi soltanto i criminali, che non vogliono pagare il fio dei delitti commessi, arrivano a migliaia e migliaia italiani onesti, veri fratelli nostri e la loro tragedia ci commuove e ci fa riflettere.
Vittime della infame politica fascista, pagliuzze sbalestrate nel vortice dei rancori che questa ha scatenato essi sono indotti a fuggire, incalzati dal fantasma di un terrorismo che non esiste e che viene agitato per speculazione di parte. Se invece di gettare il fango della calunnia sul volto martoriato delle genti slave, se invece di dimenticare che in quelle terre infuriò il terrore, ma fu quello delle camicie nere e dei loro complici reclutati sul luogo, se invece di metterci la grottesca maschera dell’ammazzasette, gradasso e impotente, se invece di annaffiare la malapianta dello sciovinismo, se invece di questa stupida politica, che corre sulla via di quella fascista, avessimo saputo scindere le nostre responsabilità di popolo italiano da quella dei comuni aguzzini, oggi sarebbe possibile una pacifica convivenza di italiani e slavi sullo stesso territorio.
Malgrado il ritardo, malgrado la velenosa campagna di calunnie e di odio, pensiamo che molto ancora si possa fare. Il viaggio di Togliatti a Belgrado ed i suoi concreti risultati, nonostante la gazzarra e lo stridore di denti coi quali taluni li hanno accolti, hanno aperto la giusta via, l’unica sensata, l’unica che tutela gli interessi nazionali e non quella di imperialisti stranieri: la via della diretta pacifica intesa.
Per questa strada si difende l’italianità delle città contestate rimanendo sul posto e non facendo il vuoto davanti agli slavi, trattando con loro per ottenere ampie autonomie linguistiche, culturali, amministrative. Non si difende sbavando calunnie da Roma o da Milano ed impiantadovi, a spese del popolo italiano, losche centrali di artificiosi irrendentismi e di pazzesche rivincite. Così noi vediamo la soluzione di questo problema e non nell’esodo artificiosamente sollecitato con spauracchi inconsistenti e con promesse inattuabili, così noi pensiamo si tutelino realmente gli interessi dei dalmati italiani e dell’intera Nazione.
Se altri vuol continuare a servirsi di un arma elettorale già frantumata dall’intelligenza degli italiani, se altri si ostina a servire interessi stranieri, che puntano sulla diversione per meglio dominare, noi non li seguiamo. Siamo italiani, amiamo la nostra patria, la vogliamo libera e quindi pacifica, vogliamo intenderci con tutti i popoli liberi e spegnere ogni focolaio di possibili futuri conflitti. Seguendo la via che noi indichimo, la libertà e il tranquillo lavoro e la cultura italiana potranno fiorire ed agli italiani di laggiù sarà data la possibilità di conservare la loro casa ed il loro lavoro.
Non è necessario dunque sia acuita la crisi delle città colpite dalla guerra dove già sono scarsi il pane, il lavoro e l’alloggio per migliaia di famiglie, che non devono esserne private senza plausibile motivo. Semplice ad intendere ci sembra il nostro discorso per chi non sia sordo per livore di parte, semplice e chiaro per chi non sogni nuove avventure e nuove catastrofi.
buongiorno signor Indelicato
visto che una mia replica del pomeriggio di ieri non risulta pubblicata ( ore 8:56)uso queste frasi:
Intendevamo che il confine orientale fosse al Nevoso, perché la’ sono i naturali, giusti confini della Patria e perché non eravamo sordi alla passione di Fiume e perché portavamo nel cuore lo spasimo del fratelli della Dalmazia, perché infine sentivamo vivi e vitali quei vincoli di razza che non ci lega soltanto agli italiani da Zara a Ragusa ed a Cattaro, ma che ci lega anche agli italiani del Canton Ticino, anche a quegli italiani che non vogliono più esserlo, a quelli di Corsica, a quelli che sono al di la’ dell’Oceano, a questa grande famiglia di 50 milioni di uomini che noi vogliamo unificare in uno stesso orgoglio di razza (applausi).
Ma, o signori, la guerra è come la rivoluzione: si accetta in blocco: non si può scendere al dettaglio: non si può e non si deve.
…..noi dobbiamo procedere innanzi preceduti da una colonna di fuoco, perché ci si calunniava e non ci si voleva comprendere. E per quanto si possa deplorare la violenza, è evidente che noi per imporre le nostre idee ai cervelli dovevamo a suon di randellate toccare i crani refrattari.
sono di un discorso a Bologna il 3 aprile 1921
qui trovate il resto
http://www.marzorati.org/svizzera/bologna.pdfIl mondo si è capovolto, nel frattempo.
Grazie Alfonso per questo richiamo storico.
Per non dimenticare.Peccato non avevo letto quel articolo era stato scritto prima che nascessi .
Sono un po’ perplesso forse era un’altra “ l’Unità” di quel periodo.
Non mi sembra molto corretto da parte Sua paragonare quanto da me scritto con questo lungo articolo.
Lo so bisogna essere preparati a ricevere risposte di convenienza su una parte di quanto si scrive e vedere che invece si glissa su altre, è la politica.La mia resposta voleva discutere anche sulla Sua frase “non tutte le memorie sono uguali”
adesso sarebbe più facile dopo la presenza nutrita di esponenti della maggioranza e il discorso del signor Fagioli ad una delle ricorrenze e non all’altra.posso chiudere dicendo:
“la più grande lezione della storia e che gli umani non traggono lezione dalla storia “
Aldous HuxleyAlla prossima
Per carità, Sig. Colombo, vedo bene che le Sue osservazioni sono generalmente garbate e nel merito delle cose. E so che Lei con l’Unità del dopoguerra non ha molti punti di contatto. Ma una importante analogia c’è: quella di identificare delle giustificazioni alla foibe e all’esodo, giustificazioni che invece sono a mio avviso storicamente errate. La guerra che si combatté in Slovenia e Croazia negli anni dal ’41 al ’45 fu una guerra sporca, in cui il nostro esercito regolare combatteva contro bande armate irregolari che non facevano prigionieri e commettevano atrocità che abbiamo rivisto tali e quali nelle guerre balcaniche degli anni ’90. In quel contesto di efferatezze, certo ci furono eccessi anche da parte nostra. Ma gli infoibamenti di migliaia di Italiani, e la cscciata dei rimasti vivi dalle loro terre, previa rapina dei loro averi, si perpetrarono in altri territori – molto più a occidente – e risposero non certo a una logica di guerra e rappresaglia, ma a quella di sostituzione etnica del nostro popolo con un altro. Questo è il punto che non si intende, o non si vuole intendere. E che neppure Lei vuole intendere. Fa niente, ci intenderemo su altre questioni. Saluti.