Lega Nord e Domà nunch, posizioni diverse in maggioranza sulla Catalogna
SARONNO – Posizioni diverse nella maggioranza che governa Saronno sul caso del referendum indipendentista in Catalogna. Mentre nel circondario la Lega Nord ha organizzato eventi a sostegno dell’indipendenza, nella città degli amaretti i leghisti non sono scesi in piazza ma il segretario locale, Claudio Sala, solidarizza comunque con i catalani:“Al momento possiamo essere vicini alla Catalogna solo moralmente. Siamo concentrati sul referendum del 22 ottobre per l’autonomia della Lombardia. Condividiamo la causa ma, ripeto, la sezione di Saronno è impegnata al 100% sulla campagna referendaria del 22 ottobre”. Sala però rilancia:”E da parte di tutti mi piacerebbe leggere lo stesso sostegno anche a favore dell’indipendenza della Padania”.
Domà nunch, altra forza che sostiene il sindaco Alessandro Fagioli, la vede diversamente ed esprime la propria posizione con un lungo comunicato.
Osserviamo che molti proseguono in letture politiche della questione catalana secondo quello schema per il quale ci si deve necessariamente e entusiasticamente schierare da una parte o dall’altra della barricata. Ciò avviene in modo non diverso da quando si assiste a una partita di calcio. E’ un comportamento forse propri nella nostra popolazione che, guardando solo a tempi recenti, ha sempre drammaticamente giocato a dividersi tra fascisti e comunisti, socialisti e democristiani, destra e sinistra, leghisti e anti-leghisti… Ius Soli contro Ius Sanguinis!
Noi di Domà Nunch, data la nostra “ragione sociale”, abbiamo sempre preferito analizzare le situazioni della politica cercando di prevedere se esse siano o meno favorevoli al nostro popolo e al nostro territorio. Per questo, le pregiudiziali di coloro che negano l’esistenza di un’identità catalana (sia essa storica, etnica, linguistica) ci lasciano indifferenti. Osserviamo che i processi di costruzione nazionale sono necessariamente dinamici e la realtà dei fatti – che piaccia o no – è che in Catalogna milioni si riconoscono irreversibilmente in elementi simbolici unificanti e, probabilmente, anche in valori precipui: e su questo punto torneremo. Allo stesso modo non possiamo che stigmatizzare gli interventi polizieschi di Madrid: non perché di per sé illegittimi, ma perché controproducenti e sintomo di una strategia perlomeno miope se non incomprensibile.
Leggiamo invece in maniera molto rischiosa la piega che la parte più visibile dell’indipendentismo catalano ha recentemente resa esplicita, ossia l’adesione (spontanea o eterodiretta?) ai disvalori della globalizzazione estrema e fanatica. Che interesse potremo avere noi insubri, lombardi e italiani nella creazione di uno Stato Catalano qualora esso diventasse – come probabilmente è già – il “paradiso” del liberismo, del demo-cristianesimo, della socialdemocrazia mondialista, così ben rappresentati nella “Junts pel Sí” e dal governatore Carles Puigdemont? Per noi, quale differenza passa tra una Catalogna indipendente di centro-sinistra, la Spagna di centro-destra dei Popolari di Mariano Rajoy o il Partito Democratico italiano? Non supportano tutti quell’Unione europea che vorrebbe i suoi aderenti sempre più permeabili ad ogni imposizione sovranazionale, privi di diversità e ostili al radicamento? In questa schiera, possiamo perlomeno registrare come il governo di Madrid abbia tenuto posizioni ben diverse circa la gestione flussi migratori rispetto alla propria controparte di Barcellona, che ha invece promosso attivamente l’accoglienza incondizionata.
Qualche anno fa Domà Nunch auspicava che la Catalogna accelerasse il proprio processo di indipendenza proprio per dare il via a un processo di disgregazione dell’Unione europea e divenire “faro” di una nuova alleanza tra popoli liberi, all’interno della quale poter restaurare Comunità autentiche e slegate dagli organismi internazionali nemici dell’Europa. Ciò non è avvenuto, perché, come temevamo e già affermavamo, l’ideologia mondialista e progressista aveva i suoi tentacoli ben piantati a Barcellona per mezzo della sinistra catalana. Essa, imbevuta di quei pregiudizi antispagnoli a noi estranei, si è infine rivelata per quella che è: una forza sostenitrice dell’invasione del continente da parte di extra-europei e cane da guardia del regime tecnocratico e finanziario di Bruxelles. Se Barcellona capitale intende divenire l’esempio compiuto e legittimato della vittoria delle generazione Erasmus e Bataclan, dei Millennials alienati e sradicati, della Grande Sostituzione per mano di masse di migranti economici… bene, essa non potrà essere nostra amica.
Pertanto, secessioni e indipendenze devono e possono essere strumenti efficaci solo se utilizzate per ristabilire i valori del bene comune e della Res Publica; qualora piuttosto siano strumenti nelle mani dei nostri avversari, come potremmo guardarle con favore? Come abbiamo sempre affermato, è un grave errore sostenere l’indipendentismo sempre e comunque, senza tenere conto delle realtà politiche attuali né degli equilibri. Le alleanze vanno ricercate laddove vi siano interessi convergenti e visioni del mondo affini o almeno non del tutto divergenti. Sarà un piacere essere smentiti, ma non ci sembra che il progetto catalano intenda edificare uno Stato portatore di una visione del mondo econazionale.
In fondo, l’indipendenza, se deve essere ricercata, deve esserlo prima di tutto per riaffermate i valori e, solo in conseguenza di essi, i confini rispetto a quell’entità statuale che tali valori tradisce: l’indipendenza non può essere un fatto da celebrare in quanto fine a sé stesso. Così fecero gli Stati Confederati in America settentrionale, che, dichiarandosi altro rispetto all’Unione, intendevano confermare alcuni principi originari (quelli concepiti a loro volta al momento della Dichiarazione di Indipendenza dalla Corona Inglese) non tanto per escludere gli altri Stati, ma cercando in realtà di includerli.
Tornando a noi, vedremo ben presto se la sinistra mondialista vorrà mettere le mani anche sulle tensioni autonomiste di Lombardia e Veneto o preferirà la strategia di ostacolarne la rinascita.
01102017
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Commenti
Chissà quanto frega alla Lega saronnese di Doma nunch.
La vastità…..
Sembra un comunicato del Telos
cari leghisti saronnesi, non vi ha ordinato nessuno di fare politica. se la domenica siete presi con altro, la famiglia, magari lo shopping al centro commerciale o allo stadio per seguire la squadra del cuore non è certo un crimine
I leghisti saronnesi ieri e oggi hanno organizzato un referendum a sostegno del referendum per l’autonomia della Lombardia che si svolgerà il 22 ottobre.
Lei cosa ha fatto, oltre a commentare questo articolo?Con i soldi di tutti i contribuenti però, non la trovo una bellissima cosa, se devo essere sincero.