Riforma Terzo settore, Guzzetti: “Manca ancora di un passaggio determinante”
UBOLDO – “Questa settimana per me è stato molto bello l’incontro con i ragazzi dell’Università Cattolica che studiano per lavorare nel mondo del welfare.
Ho raccontato loro quanto siano stati determinanti questi ultimi 10 anni per il nostro mondo, un mondo che è cambiato completamente e che si è aggiornato e professionalizzato”
Inizia così la nota del sindaco Lorenzo Guzzetti sulla riforma del terzo settore che il primo cittadino di Uboldo ha condiviso sulla propria pagina Facebook.
In questi giorni sta prendendo forma l’applicazione della Riforma del Terzo Settore. Una riforma che va nella direzione corretta ma che manca ancora di un passaggio determinante: l’introduzione di un concetto e la messa a sistema di una divisione necessaria tra Terzo e Quarto Settore.
Il Quarto Settore deve divenire il bacino e la fucina di chi ambisce a lavorare nel Terzo Settore, dove i ragazzi e le ragazze che crescono con questo desiderio inizino a fare palestra di volontariato (vero volontariato) e si formino.
Formazione.
Parola magica, soprattutto oggi dove un certo tipo di volontariato sociale fa più danni che altro e rischia, entrando erroneamente in competizione con i professionisti del Terzo Settore, di distruggere il lavoro che viene fatto da gente con competenze, studi e tecniche.
Questo è un tema complesso perchè quando ci si scontra con il “cuore” si viene tacciati di “cattivismo”. E questo è un errore.
Riscontro anche io localmente questo tipo di fenomeni e forse nel 2018 sarà necessario mettere a tema e cercare delle soluzioni per questo nodo importante nella risposta al bisogno.
“Le donne e gli uomini di merito, di talento, di capacità, sono le persone utili a sé e utili agli altri, coloro che progrediscono e fanno progredire un insieme o un’intera società con il loro lavoro, con la loro immaginazione, con la loro creatività, con il produrre più conoscenze: sono coloro che possono agire. Le donne e gli uomini immersi nel bisogno sono le persone che non sono poste in grado di essere utili a sé e agli altri, coloro che sono emarginati o dal lavoro o dalla conoscenza o dagli affetti o dalla salute: sono coloro che devono agire.”
11112017