Gli studenti scrivono alla città:”Cari saronnesi, non siamo teppisti violenti. Ecco perchè abbiamo bloccato la stazione”
SARONNO – A quarantotto ore dalla manifestazione che ha paralizzato la città, dai treni alle auto, gli studenti saronnesi prendono carta e penna e scrivono una lunga lettera alla città. Spiegano le loro motivazioni, le loro scelte e restituiscono al mittente le critiche ricevute dal mondo politico.
Ecco il testo integrale inviato dai ragazzi.
Nella giornata di ieri 5 dicembre si è tenuto a Saronno un corteo studentesco che ha coinvolto gli studenti e le studentesse di TUTTE le scuole superiori saronnesi. Questa mobilitazione nasce dal bisogno di farci sentire, di far comprendere ai ragazzi saronnesi che essi sono i protagonisti della loro vita e che devono prenderla tra le mani per difenderla, e di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al disagio che gli studenti stanno subendo soprattutto a causa dei i tagli alla scuola pubblica.
Già un grande traguardo è stato raggiunto con la sospensione del decreto 953 (ex Aprea), ma sicuramente il problema più pressante resta la riduzione del finanziamento alla ormai barcollante scuola pubblica.
Per questo alle 8.30 davanti al Santuario gli studenti sono scesi in piazza e, con l’aiuto del collettivo Anopticon, sono arrivati in corteo, sotto la stretta sorveglianza della polizia, fino alla stazione di Saronno con cori e striscioni, dove, nonostante le intimidazioni del reparto Digos e della Polizia, centinaia di ragazzi sono rimasti ad occupare i binari.
Il motivo che ci ha spinto all’attuazione di un gesto così forte è che viviamo in una società dove il tempo è denaro, dove la velocità di spostamento è fondamentale per permettere a questo modello di sviluppo di continuare a creare ricchezza. I tagli alla scuola, allo stato sociale, alla sanità sono il frutto degli errori del modello capitalista, basato anche sulla possibilità di trasportare merci e persone in brevissimo tempo su lunghi percorsi. Bloccare migliaia di pendolari, impedirgli di andare al lavoro, è un modo per andare contro questa società basata sul denaro e sul valore economico. Forse non state voi distruggendo la scuola, politici e affaristi? Noi vi impediremo di far arrivare gli impiegati nelle vostre ditte, i bancari nelle vostre filiali, gli assicuratori nelle vostre agenzie. Le proteste devono creare disagio, è per questo che esistono gli scioperi e le manifestazioni. I ferrovieri quando scioperano bloccano i trasporti, i metalmeccanici smettono di produrre, e gli studenti come possono creare disagio, se non mettendo sabbia negli ingranaggi di questa macchina che divora i soldi destinati alle scuole per gettarli nel calderone del debito pubblico da restituire alle banche?
Gli studenti non ci stanno più a obbedire alle logiche di questo sistema e lo stanno dimostrano in tutt’Italia. Potete dire quello che volete, ma in questa protesta gli studenti non sono stati violenti. Non un solo poliziotto ferito, nessun danno materiale, ed è per questo che è stato necessario arrestare e denunciare un ragazzo, usato come agnello sacrificale per demonizzare tutti gli studenti.
I video ci mostrano a volto scoperto, a mani nude, intenti a cercare di impedire alla polizia di portare via i nostri compagni di scuola. Screditando la protesta pensate di poter scongiurare il ripetersi di azioni che voi sapete essere incisive, e preferiste che in futuro tutto si risolvesse in una marcia allegra e colorata per il centro pedonale della città, magari fermandosi per fare colazione, in modo che si aumenti il giro d’affari dei negozianti. Questo mondo si basa sul concetto che ogni cosa deve creare valore, anche le guerre vanno bene se portano ricchezza, anche la protesta va bene, è legittima, ma deve creare valore, come dimostrano le magliette di Che Guevara, il cui giro d’affari è basato su coloro che si pongono in contraddizione al sistema economico.
Il fatto che per una volta la protesta degli studenti non abbia creato valore, anzi lo abbia distrutto, facendo perdere tempo prezioso, è quindi un atto in se rivoluzionario perché va contro le regole fondanti del mondo occidentale.
Comunque vi state sbagliando, perché noi studenti siamo uniti e resteremo risoluti nelle nostre posizioni. Noi siamo quei giovani a cui state tagliando il futuro, perdonateci allora se vi faremo arrivare in ritardo di un’ora sul vostro prezioso posto di lavoro, a quel lavoro che si allontana sempre più dai giovani.
Ci teniamo a ribadire che studenti di tutta la città si sono mossi, nessuno è rimasto indifferente, e anche la distanza presa dai rappresentanti del Liceo G.B. Grassi non rappresenta la posizione della totalità dei componenti dell’istituto, dato che, come già detto, ragazzi di TUTTE le scuole erano in strada a gridare forte contro il sistema.
Ci rifiutiamo, quindi, di essere additati come una banda di teppisti adolescenti in preda ad una crisi ormonale, noi abbiamo un cervello, e lo usiamo, e sappiamo che questo a molti non piace.
STUDENTI DI SARONNO
07/12/12
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Commenti
ciao Mattia,
vanno bene gli slogan, ma qualcosa non funziona: tolgono soldi alla scuola pubblica e si protesta per riavere fondi, frattanto mi dici di volere i soldi lontani dalla scuola… mi pare tutto un grande controsenso.
fermo restando che, comunque, i fondi per sostenere la scuola arrivano -volenti o nolenti- proprio dalle tasse derivanti dal sistema capitalista.
Ciao Francesco.
Leggi bene, noi siamo per una scuola libera e aperta, il contrario di ciò che la scuola sta diventando nel sistema capitalista.
No alla scuola azienda non è uno slogan figo da riproporre senza nemmeno sapere cosa significa, ha un significato chiaro e preciso: non ci piacciono i soldi, li vogliamo quanto più lontani possibili dalle nostre scuole.
fermare il transito di merci e persone per ostacolare il sistema capitalista… tutto per sostenere il livello di scolarizzazione permesso solo da quello stessa sistema capitalista che si va ad ostacolare…
cos’è che non torna?