Philippe_Daverio (Foto_Luca_Giarelli)2SARONNO – Sabato mattina, sul Corriere della Sera, è uscito un articolo del notissimo giornalista e critico d’arte Philippe Daverio sull’affresco di Gaudenzio Ferrari nella cupola del Santuario. L’articolo, pubblicato nella rubrica “La buona strada” racconta con ricche suggestioni il “Concerto degli angeli” definendolo anche “la più bella documentazione italiana della storia strumentale d’allora”. Grazie al passaparola l’articolo è stato letto in poche ore da centinaia di saronnesi entusiasti e giustamente orgogliosi della segnalazione del proprio gioiello cittadino.

A lasciare un po’ di amaro in bocca, però, è stato l’attacco del pezzo proprio la prima frase che voleva essere una nota di colore per descrivere la città e che invece per i saronnesi è stato un doloroso amarcord.

Scrive Daverio:”A Saronno si va non solo per annusare nell’aria il profuso delizioso dell’amaretto che cuoce nel forno…”. Purtroppo come ben sanno i saronnesi il profumo di biscotti che una volta invadeva tutta la città è sparito da molti anni così come la produzione cittadina di dolci simbolo della città.
Oggi, infatti, gli amaretti di Saronno, infatti, vengono produtti ad Isola del Gran Sasso dalla D. Lazzaroni e figli, azienda di proprietà del gruppo Ragosta. In città è sopravvissuta la produzione della Paolo Lazzaroni e figli che propongono i noti dolci con una ricetta precedente sempre presa dall’archivio di famiglia.

(Foto di Luca Giarelli presa da Wikipedia)

09042013

Sara Giudici

08042013

1 commento

  1. Per la precisione sul nostro territorio di produttivo non resta nulla in quanto la produzione degli amaretti di Paolo Lazzaroni avviene tramite terzisti mi sembra per lo più stanziati in Piemonte. Come qualcuno ricorderà nel 2003 io e un gruppo di volonterosi amici di Saronno ci offrimmo di rilevare la ricetta, gli impianti e il personale del sito di Uboldo della Davide Lazzaroni ma la proprietà Citterio non ci prese in considerazione preferendo vendere a Ragosta – finito l’anno scorso il galera con l’accusa di collusione con la camorra – il quale in pochi giorni chiuse lo stabilimento e portò tutto via. Per amor di verità devo dire che l’allora Presidente della Provincia il leghista on. Reguzzoni non ci volle neppure ricevere preferendo anche lui dialogare con l’imprenditore partenopeo. Errori di visione, avidità, poca determinazione della classe dirigente: ecco come si spoglia in pochi anni un territorio di un secolo di storia industriale.

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