Calcetti dell’oratorio… per i bimbi del Ramadan
SARONNO – Uno spazio ad hoc per i più piccoli in modo che possano stare insieme e divertirsi mentre i grandi sono impegnati in iniziative di preghiera e di condivisione: è quello che hanno allestito i fedeli del centro culturale islamico saronnese sotto i tendoni allestiti per il Ramadan.
“Pensiamo – spiegano i portavoci del centro Sadok Hammami e Latif Chridi – che il mese di preghiera non debba essere solo un momento di preghiera ma anche un’occasione per le famiglie per ritrovarsi e stare insieme”. Anche per questo accanto al tendone principale è stata allestita un secondo spazio. “Abbiamo pensato di allestire un piccolo angolo dove trovare libri, vestiti e anche qualcosa da bere in modo che ci si potesse fermare a parlare prima e dopo la preghiera. Inoltre abbiamo preparato un’area per i bimbi”.
Uno spazio allestito grazie alla collaborazione della Comunità pastorale del Crocifisso Risorto. “Siamo davvero grati al prevosto don Armando Cattaneo – spiega Hammami – gli avevamo chiesto in prestito uno dei calcetti dell’oratorio ed invece quando siamo andati a prenderli ce ne ha dati ben tre. Per noi è un gesto davvero importante un simbolo del costruttivo percorso l’integrazione che è in corso tra le diverse comunità religiose in città”.
Proprio il calcio era stato protagonista del momento di scambio culturale tra bimbi organizzato dall’Amministrazione comunale nell’iniziativa “Tante voci tra cielo e terra” che ha visto oltre ad un evento in piazza anche un torneo mondiale di calcio under 12 giocato alla Robur vinto dalla Tunisia team premiato dal sindaco Luciano Porro.
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31072013
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Commenti
M’interrogo sul senso profondo della società multietnica.Ribaltandosi i rapporti di forza viene meno l’antico senso etimologico di straniero. Ci si pone di fronte ad un problema di soggettivazione: essendo impossibilitati nel comprendere chi è diverso da noi diventa arduo sapere quali sono le finalità intrinseche della socialità; chi è lo straniero? Se non lo straniero stesso? L’estraneità dal concetto di soggettivazione rende il problema non più etimologico ma bensì applicato alla quotidianità nel senso dell’appartenenza. Come già scrisse anni fa Josef Ratzinger, nel suo ruolo meno conosciuto di critico anticapitalista(molto apprezzato dall’immenso Emanuele Severino): “Esistono senza dubbio passioni tristi che hanno un’utilità sociale, ad esempio la paura, la speranza, l’umiltà, il pentimento ecumenico, ma solo quando gli uomini non vivono sotto la guida della ragione. Rimane comunque il fatto che ogni passione del Cristo, dal momento che implica tristezza, è cattiva in quanto tale: anche la speranza e la sicurezza. Lo Stato è tanto più perfetto quanto più poggia su affetti di gioia: l’amore della libertà deve prendere il sopravvento sulla speranza, la paura e la sicurezza. L’unico dettame della fede […] consiste nel concatenare il maggior numero di gioie passive col maggior numero di gioie attive. Infatti, la gioia è un’affezione passiva che aumenta la nostra potenza di agire, e solo la gioia può essere un’affezione attiva. […] Il sentimento della gioia è il sentimento propriamente etico che può affratellarci tutti al di la delle differenze culturali.”
Marco Pragno, filosofo
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…ok… quindi? o_O