Coltello e mani lavate: per Luca Alberti accusa di omicidio volontario
SARONNO – Ha diligentemente lavato il coltello e lo ha risposto, e poi si è lavato le mani per eliminare ogni traccia: Luca Alberti (foto), che nella serata di martedì ha ucciso suo padre Angelo, prima aveva negato tutto poi nel corso di una nottata di interrogatori alla caserma dei carabinieri, quasi all’alba era crollato. “E’ vero, avevo il coltello e l’ho usato ma non volevo fargli del male” in sintesi ciò che avrebbe detto ai tutori dell’ordine. Ma il sostituto procuratore gli ha comunque contestato l’omicidio volontario.
Evidentemente, sono stati proprio gli elementi messi in luce dai carabinieri della Compagnia cittadina, ovvero coltello e mani lavate come per fare sparire ogni elemento che lo incolpasse, ad indurre a formulare l’accusa nella sua forma più grave.
Luca, 45 anni, disoccupato che viveva col padre 86enne e malato di Alzheimer nel grande appartamento di piazza Santuario, resta nel carcere di Busto Arsizio. La salma del padre, colpito con un solo fendente che però gli ha reciso una arteria in zona della spalla destra, uccidendolo per dissanguamento, si trova all’obitorio dell’ospedale bustocco, in attesa dell’autopsia. L’altro figlio, che vive a Bergamo, e la figlia, che lavora in Municipio, attendono di poter organizzare il funerale, giusto al di là della strada del condominio che per trent’anni è stato la casa di Angelo, al Santuario della Beata vergine.
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