Blitz nei boschi: stop dei carabinieri allo spaccio di droga
CISLAGO – Spaccio di droga nei boschi fra il Saronnese ed il vicino comasco: durante tutta la mattinata di ieri, 3 giugno e le prime ore dell’alba di oggi, i carabinieri della stazione di Mozzate hanno messo a segno l’operazione “Macchina bruciata”. Un’articolata e complessa attività investigativa durata otto mesi contro lo smercio di cocaina ed eroina nelle aree boschive. A finire in manette due marocchini. Uno, di 32 anni, è clandestino, senza fissa dimora in Italia, disoccupato e pluri-pregiudicato per reati concernenti gli stupefacenti mentre l’altro, di 26 anni, abita a Gorla Minore, anch’esso pregiudicato e disoccupato. Nei confronti di entrambi è stato emesso un ordine di custodia cautelare.
Indagini tuttora in corso per la cattura degli altri complici maghrebini.
L’inchiesta, delegata e coordinata dalla Procura della Repubblica di Como e condotta anche grazie all’utilizzo di mezzi tecnici e mediante l’esecuzione di numerosi servizi di osservazione e pedinamento degli indagati sia nelle zone di spaccio che nella città di Milano (ove la maggior parte degli stranieri dimorava godendo di una fitta rete di appoggi personali da parte di connazionali e non) ha permesso, senza non poche difficoltà, di ricostruire le esatte dinamiche criminali esistenti all’interno del bosco dal mese di aprile 2013 a maggio 2014 e cioè la presenza, oltre che degli spacciatori nordafricani, anche di un folto numero di tossicodipendenti impiegati e retribuiti da essi (molto spesso mediante di piccoli quantitativi di stupefacente) nell’attività di vedetta e palo al fine di eludere e rendere difficoltoso qualsivoglia tipo di controllo sul posto.
Durante l’attività di indagine è emersa un’assoluta facilità per gli indagati di reperire i mezzi di sostentamento quotidiano e soprattutto le autovetture con le quali spostarsi da Milano al bosco e viceversa; autovetture apparentemente “pulite” ma intestate ai soliti prestanome o, addirittura, rubate; più volte infatti i maghrebini hanno eluso i diversi controlli operati delle forze dell’ordine, provocando in alcuni casi rocamboleschi incidenti stradali o abbandonando in corsa i veicoli in piena autostrada.
Nell’arco del periodo di indagine, centinaia sono stati gli assuntori identificati, perlopiù provenienti dai comuni del basso varesotto, per i quali prossimamente verranno avviate le procedure per il foglio di via, così che non possano più tornare nelle aree boschive.
Per quanto concerne i due arrestato, il 32enne è stato preso ad Opera nel Milanese dopo un pedinamento: è stato trovato in possesso di denaro contante pari ad 1000 euro, posto sotto sequestro poichè verosimilmente ritenuto provento dell’attività criminosa dallo stesso posta in essere; mentre l’altro, ritenuto gregario del primo, è stato rintracciato nella notte nella sua abitazione di Gorla Minore. Aveva sei piccoli involucri di sostanza stupefacente del tipo cocaina, immediatamente posti sotto sequestro. L’indagine, convenzionalmente denominata “Macchina bruciata” (dal nome della località boschiva di spaccio in gergo così chiamata dai tossicodipendenti e spacciatori) ha preso vita a seguito dell’arresto in flagranza di reato, per concorso in spaccio di stupefacenti, di un italiano a fine agosto dell’anno scorso.
(foto archivio)
040614