Lettera al direttore: “Non si poteva salvare Bono?”
Egregio direttore,
sottopongo a lei e ai suoi lettori una riflessione.
Come lei saprà, questo mese chiude la rinomata e prestigiosa libreria Bono.
Quando chiude una libreria è una sconfitta per tutti. Non solo per pochi lettori nostalgici ma per l’intera città, tutti, nessuno escluso, giovani e anziani, privati cittadini e istituzioni.
Mi chiedo: possibile che nessuno abbia mosso un dito per evitare questa che io considero una sciagura? Non era pensabile che, ad esempio, l’amministrazione si facesse portatrice degli interessi dell’attuale proprietà e provasse a intermediare con potenziali acquirenti? Non era pensabile trovare un modo per affidarla ad una delle tante Onlus o organizzazioni giovanili no profit attive sul nostro territorio?
Evitare la chiusura di questa istituzione della cultura saronnese, punto di riferimento di generazioni di studenti, doveva essere la priorità di chi governa e amministra, doveva essere la priorità di chi qui vive e lavora.
Qualcuno ha detto ‘noi nati nel Novecento siamo l’ultima generazione cresciuta nella civiltà del libro’, quando chiude una libreria muore la nostra cultura, il nostro futuro ed un altro pezzo di quella civiltà.
Lettera firmata
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Commenti
un altro allenatore ci mancava…..invece i negozi che non sono in zona stazione stanno bene, così come i negozi di Rovello, Rovellasca, Ceriano Laghetto, Solaro, che ti consiglio di frequentare di sera. Se poi vogliamo parlare di chi distribuisce droga (e non da oggi) fatti un giro nei bar/pub bene…mai che venga arrestato un utente??? Poi quale sia il gradimento di Porro lo vedremo alle elezioni che sono tra un anno, quindi non tanto lontane: i numeri delle politiche dicono cose assai diverse dal desiderio da Anziano.Certo che se gli avversari sono quelli che si agitano sul mercato saronnese, io penso che non ci sarà partita…
La chiusura della Bono e’ l’elspressione più’ evidente del grande declino della città’ nessuno può’ negare che tutta l’area della stazione e’ dal mattino controllata dai pusher tunisini che con vedette e corrieri in bici distribuiscono enormi quantità’ di droga. Chi può’ negare che volti ormai noti stazionano sulle panchine e in alcuni. bar gestiti da cinesi. Questo avviene mentre la polizia locale multa in modo inflessibile chi si ferma ad un bancomat o per pochi minuti fuori dalle striscia. Se Qs. E’ una scelta politica il declino della città’ subirà’ un certo peggioramento. Personalmente so che dai paesi viciniori non si viene più’ a Saronno ma in altri centri.Mi risulta che il gradimento di Porro sia quasi a zero ma le elezioni sono lontane e non vedo canditati in grado di salvarci da un brutto futuro scusate ma il mio pessimismo e’molto diffuso.
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Eccolo qua l’immancabile commento dell’infinita serie “è colpa di Porro”!
Ma ci faccia il piacere…..
in Italia 55 milioni di allenatori e altrettanti di economisti/sociologhi 🙂
E’ vero la chiusura di uan libreria è una sconfitta culturale.
Tuttavia al di fuori di Saronno riscontro che ne aprono di nuove. Certamente, la maggior parte sono legate a grandi gruppi.
Non penso che il Comune dovesse intervenire. Si tratta di un’attività lucrativa, sebbene nobile. Le cause vanno cercate nel mercato e nelle società, oltre che nella gestione del negozio.
Non so se l’immobile fosse di proprietà, ma in caso di affitto, solo questo è una salassata che dovresti avere la fila di clienti che acquistano enciclopedie per poterlo pagare.
Guardacaso… Saronno è sempre più piena di negozi (e uffici) sfitti. Anche in pieno centro.
Quanti Saronnesi sono entrati nella libreria Bono ad acquistare almeno un libro (escludendo i testi scolastici) nell’ultimo anno? Pochi? Perchè?
O non amano la cultura o ne fruiscono attraverso altri canali.
E’ vero che la libreria Bono era la più elegante, con un bellissimo arredamento, ma in effetti, come già detto da altri, un’aggiornamento nella gestione non avrebbe fatto male.
Mi spiego: ormai nelle altre librerie entri liberamente, giri, sfogli i libri, addirittura ti puoi sedere a leggerli e trovi sempre delle offerte e sconti.
Bono, come la maggior parte dei commercianti saronnesi (so che per questo non mi ameranno, ma voglio solo dare un’osservazione costruttiva), sono rimasti un po’ alla vecchia mentalità. Tenere sotto controllo il cliente come se fosse un potenziale ladro non è piacevole. Se così fosse i negozi di Milano sarebbero stati svaligiati da un pezzo.
E poi… perchè pagare un euro di parcheggio lontano, per comprare un libro di 15 Euro o per entrare a far shopping in un centro storico poco attrattivo?
Sono saronnese dalla nascita, ma mi pare che l’economia saronnese stia lentamente appassendo… Mi sbaglio?
Carlo A. Mazzola
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La chiusura di una libreria è una perdita culturale concordo, ma in questo caso e’ solo la chiusura di un esercizio commerciale senza alcun valore aggiunto, che senso ha entrare in un ambiente ostile che ti nega anche il piacere delle scoperta di un libro a cui non avevi pensato e che scopri curiosando in santa pace? Probabilmente per la proprietà vendere libri o piastrelle sarebbe stato lo stesso, legittimo ovviamente, ma di sicuro la negazione di quello che dovrebbe essere un negozio di libri .
Vi infastidisce il controllo a vista e siete tutti felici di sistemi Anti taccheggio, bodyguard, telecamere. Misteri della mente umana…
Sono d’accordo con te Luigi.
Smeraldo-Eataly è l’esempio di una città e di una imprenditorialità che si sanno rinnovare.
Soprattutto talento imprenditoriale, la pubblica amministrazione italiana invece cerca sempre di ostacolare questi processi e, secondo me, un p.a. che non pone ostacoli (sebbene neppure sia di sostegno), è già una cosa positiva.
Il teatro Smeraldo, che pure andava bene economicamente, ha sloggiato perchè il comune di Milano non ha posto in essere la riqualificazione necessaria, in particolare per la viabilità e i parcheggi.
Il proprietario si è allora trasferito al teatro Nazionale di p.za Piemonte e oggi, è il più fiorente di Milano.
Eataly diventerà (penso presto) una realtà e un brand diffuso in tutta Italia e forse anche all’estero.
Anche qui c’è un imprenditore di successo alla spalle: Farinetti, cioè Unieuro.
Ma Saronno… che appeal ha per un imprenditore?
Carlo A. Mazzola
La libreria Bono era gestita in maniera anacronistica, il fatto che sia chiusa non esclude che possa essere venduta in un secondo tempo. Inutile tenere aperta una attività che non copre le spese.
Quando viene definita pilastro, a parer mio, si vuole ricordare la supremazia che questa attività ha avute su altre dello stesso genere per DECENNI!
Io fin da bambina ho comprato lì tutti i miei testi scolastici, ricorderò sempre il sorriso dolce della signora Bono quando mi vedeva e si informava sui miei progressi scolastici.
Anche se non posso dissentire sul controllo a vista, decisamente sgradevole.
Il problema è che Saronno non riesce ad attrarre investitori nuovi, magari alternativi o con idee moderne. Faccio un esempio a Milano è stato chiuso addirittura un teatro “Lo smeraldo” che per 60 anni ha portato spettacolo e cultura alla metropoli. Oggi al suo posto c’è EATALY, cosa completamente diversa ma proposta nuova e moderna. Ovvio i paragoni tra Saronno e Milano sono improponibili, purtroppo però la nostra città oltre alla crisi economica generalizzata è anche in crisi di identità e questo non invoglia certo a investire in nuovi progetti.
“rinomata e prestigiosa” ? sicuramente come architettura ma non per il modo in cui veniva gestita.
“istituzione della cultura saronnese”??
ma se ogni volta che sono entrato a cercare un libro venivo controllato a vista come se stessi entrando a rubare.
Trattasi cmq di attività commerciale, non dimentichiamoci che vicinissimo esiste un’ottima Biblioteca comunale.
Considerando l’avvento degli e-books e l’apertura di altre librerie (in primis Mondadori) era inevitabile la chiusura
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assolutamente d’accordo! la simpatia non è mai stata una dote della libreria Bono
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Completamente d’accordo. Da Bono non entravo da anni, il controllo a vista era decisamente angosciante!
Mi piacerebbe che in qualche modo venisse preservato il locale, in quanto architettonicamente interessante.-
Magari facendoci tornare l’attività prima di quella. La pasticceria…..
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A mio modesto parere, la chiusura è legata in qualche modo alla scomparsa del fondatore. Mandare avanti un’impresa non è da tutti e molto spesso quando scompare il pilastro centrale si smonta tutto il resto.
Le librerie possono avere successo, anche in quest’epoca.
Un esempio su tutti è Libreria18, che sta svolgendo un eccezionale funzione aggregativa in città senza essere stata minimamente cannibalizzata dalla Mondadori (che ha un ruolo diverso, a mio avviso), come avvenuto invece alla precedente gestione (Palomar).