Indelicato: “Gender a scuola? No, grazie”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota firmata da Alfonso Indelicato responsabile cittadino di Fratelli d’Italia intitolata “Gender a scuola? No, grazie”.
“La penetrazione dell’ideologia gender nella scuola non è un fenomeno casuale ed estemporaneo, opera di isolati incursori. Del resto diremmo “c’è del metodo in questa follia” non solo a proposito della diffusione del gender, ma di tutte le iniziative che, nel corso dei decenni, sono state intese a modificare nel profondo la “morale sociale” degli italiani. Non crediamo si possa davvero sostenere, ad esempio, che la legge 898/70 e la legge 194/78 siano nate a caso, senza una progettazione accurata e un concertato gioco delle parti.
Ma transeat, e torniamo al gender a scuola. Questo viaggia di solito nelle viscere di un cavallo di troia, che porta il nome di “lotta alle discriminazioni” e “per le pari opportunità”. Chi oserebbe opporsi a parole e concetti tanto seducenti? In sostanza gli istituti scolastici assumono iniziative (poi vedremo quali) genericamente dirette contro tutte le discriminazioni (politiche, religiose, ecc.) ma di fatto l’esperto o gli esperti invitati si dedicano alle vere o presunte discriminazioni perpetrate in base al sesso e alla cosiddetta “identità di genere”.
La lotta alle discriminazioni genera poi, a guisa di rampollo, un caso particolare: quella della lotta al bullismo. Ci si concentra, in particolare, sul “caso pietoso”: il ragazzino insultato e picchiato dai compagni perché effeminato, i due ragazzi sorpresi per strada a baciarsi da una banda di giovinastri e sottoposti a un duro pestaggio (salvo poi scoprire che la lite era da addebitarsi a ben differenti motivi) e altro di simile. Del resto certe centrali politiche sono sempre state abilissime nello sfruttare il caso pietoso di cronaca per farne uno sprone e un emblema alla battaglia politica: citiamo fra tutti il caso della povera Eluana Englaro.
Insomma dal caso umano e dalla pietà che esso ispira si trapassa alla lotta contro la discriminazione, da questa lotta alla propaganda dell’indifferentismo etico, da quest’ultimo, infine, alla teoria che l’identità di genere non è altro che una costruzione culturale e che ogni opzione soggettiva in materia deve avere pieno diritto di cittadinanza nel costume e nell’assetto legislativo della nostra nazione.
Accanto alla questione di strategia generale, si pongono le problematiche specifiche prodotte dall’ingresso nelle scuole degli esperti-propagandisti del settore. Vi è in primo luogo un problema di autorizzazione. Si deve capire cioè se sono stati rispettati i passaggi che la normativa scolastica prevede: delibera del Collegio e del Consiglio di Istituto. Poi c’è una questione di responsabilità rispetto ai contenuti. Ci spieghiamo: poiché i docenti “esterni” all’istituto di solito reclamano che l’insegnante titolare non entri in classe durante le loro performance, quest’ultimo non è in grado di controllare il messaggio che arriva ai suoi studenti. Trattasi di informazione o di apostolato? La risposta è ovvia, anche perché non crediamo in un’informazione asettica: dietro gli assunti asseritamente oggettivi c’è sempre un particolare punto di vista.
A nostro avviso, pertanto, dovrebbe applicarsi un sano principio del contraddittorio: si invita a scuola un sostenitore del gender? Si inviterà pure, contestualmente, un difensore del matrimonio e della famiglia tradizionali. Insomma, le classiche due campane, per consentire agli studenti di cominciare a formarsi una propria opinione con cognizione di causa. Questo, naturalmente, nel caso in cui l’iniziativa sia indirizzata a studenti già compotes mentis, quindi non troppo giovani. Per quelli in età adolescenziale o ancora più giovani – è appena il caso di dirlo – controlli e precauzioni dovranno essere scrupolosissimi.
Ma siamo partiti dal basso, cioè dagli esperti inviati nelle scuole a diffondere il verbo. In realtà l’ideologia gender è ben collocata in sede governativa. L’anno scorso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo a punto una “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sell’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. Punta di diamante di questa strategia è il “Gruppo nazionale di lavoro Lgbt” già istituito dal governo Monti di cui fanno parte ventinove associazioni tutte accomunate dall’ideologia gender. Questa task force si propone di agire nei vari settori della società (quindi anche nella scuola) per evitare che si propalino concezioni educative tradizionali e quindi ostili al gender.
Il “Gruppo nazionale di lavoro” collabora a sua volta con l’U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali). Questo, nato nel 2003, è particolarmente attivo proprio nella scuola, in cui promuove corsi di formazione per i docenti, distribuisce materiale didattico, promuove l’accreditamento delle associazioni Lgbt presso il Miur in qualità di enti di formazione. La sua azione – è noto – ha suscitato reazioni anche aspre da parte di genitori poco entusiasti di scoprire i loro bambini raccontare fiabe in cui la bella addormentata viene svegliata dal bacio di una pastorella di passaggio. Da uomini di scuola, avremmo sperato in un’uguale reazione anche da parte degli insegnanti, ma il coraggio, come è noto, non è merce comune.
Da questo quadro succintamente tracciato si ricava che il fronte raccolto attorno all’ideologia gender è articolato ed ampiamente infiltrato nella Pubblica Amministrazione. Se qualche malizioso pensasse che lo sia anche al livello delle Istituzioni europee, ovviamente non sbaglierebbe. E’ di questi ultimi giorni la notizia che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull’uguaglianza di genere in Europa, il quale prende atto “dell’evolversi delle definizione di famiglia” e “raccomanda” (il testo non ha, per fortuna, carattere vincolante) che le norme dei paesi europei tengano in considerazione “le famiglie monoparentali e l’omogenitorialità”. A questa presa di posizione di Strasburgo hanno fatto eco entusiastica, naturalmente, le associazioni italiane che fanno parte del “Gruppo nazionale di lavoro Lgbt”, attivo in tutti i settori della società ma soprattutto a scuola.
Tout se tient, diceva un linguista famoso. I nemici della famiglia tradizionale, quella fondata sull’unione feconda fra uomo e donna, sono tanti, ben collegati, ramificati e agguerriti. Sta a noi , come genitori e come insegnanti, non cedere di un passo davanti alla nuova barbarie.
05082015
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Commenti
L’argomento, che tocca ogni scuola di ordine e grado – Saronno inclusa, è di grande attualità.
Solo gli ideologi di sinistra possono negarla o non comprenderne tempi e modo del consigliere Indelicato.
>Del resto diremmo “c’è del metodo in questa follia” non solo a proposito della diffusione del gender, ma di tutte le iniziative che, nel corso dei decenni, sono state intese a modificare nel profondo la “morale sociale” degli italiani. Non crediamo si possa davvero sostenere, ad esempio, che la legge 898/70 e la legge 194/78 siano nate a caso, senza una progettazione accurata e un concertato gioco delle parti.<
Guardi sulla morale sociale di un certo tipo di italiani ci ha spiegato tutto il buon Sordi nel film " il moralista" addirittura nel 1959… guardi e' semplice viva pure tranquillo i suoi principi ma rispetti anche i principi di chi non la pensa come lei, non c'è nessun complotto solo una sana presa di consapevolezza dei diritti degli altri.
Sarebbe facile dire
” Indelicato no grazie!” ,pero’ sarebbe non corretto ,quasi, come casualmente inserire il caso Englaro in questa sua crociata.
ma… come mai questa uscita.. è completamente decontestualizzata…”volevo dire una cosa ..” .. non ci dormiva la notte, doveva dirla a caso, per forza.. mah mah mah
Ma spiegami gentilmente, caro Bossi, quali sono gli interventi “dentro il contesto” qui su IlSaronno. Sono solo il tombino da sistemare o i pesci del Lura ? (Col massimo rispetto, naturalmente, per questi temi).
Cordiali saluti
Aiuterebbe correggere il titolo dell’articolo. Credevo si parlasse di yacht per ricchi!!!!