Indelicato: “La scuola renziana umilia la figura del docente”
SARONNO – “Mi permetto di condividere con i docenti saronnesi alcune riflessioni provocate dall’inizio dell’anno scolastico – previsto a Saronno lunedì 14 settembre – nella mia qualità di responsabile del dipartimento Scuola ed Educazione della Lombardia di FdI – AN”.
Inizia così la nota inviata dal consigliere comunale Alfondo Indelicato.
“Sappiamo che quella dell’insegnante è una professione sui generis. Non voglio cadere nella abusata retorica della “missione”, ma certamente credo che non si possa essere insegnanti senza possedere una forte motivazione personale. Questa motivazione è duplice: rispetto alla materia che si insegna, e rispetto alle giovani persone che si hanno di fronte. Questo è il cuore dell’essere insegnanti, il resto è tecnicismo e burocrazia.
E’ chiaro che una professione siffatta, se comporta un preciso rispetto degli adempimenti quanto ad elementi “esteriori” (puntualità in classe, registro in ordine, abbigliamento e contegno improntati a decoro) e come tale ammette una subordinazione a un superiore gerarchico che esercita anche funzione di controllo, quanto alla sua essenza, cioè all’approccio alla disciplina insegnata e al modo di proporla in classe, nonché ai criteri di valutazione ed entro certi limiti anche allo stile relazionale, non tollera costrizione. Non per nulla l’art. 33 della Costituzione continua a recitare “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Ebbene, questa libertà che non è arbitrio, ma che è un porsi come soggetto attivo e intimamente partecipe di ciò che fa, deve oggi fare i conti con i fattori problematici della legge 107.
La scuola renziana, dilatando i poteri del dirigente scolastico, ha di fatto e per conseguenza compresso e umiliato la figura del docente: la scuola, come la natura, non tollera il vuoto e non prevede la compenetrazione dei corpi. Un capo d’istituto che determina la gerarchia interna del suo istituto ammettendo al gotha fino al 10 % del collegio docenti, premia economicamente gli insegnanti “migliori” (o soltanto i più condiscendenti), assume i docenti scrutandone i curricula dopo aver emarginato le graduatorie, li nomina, se crede, su materie che neanche erano comprese nel piano di studi universitario, gestisce personalmente l’alternanza scuola-lavoro, assegna ad libitum le supplenze fino a 10 giorni, e continua ad essere titolare delle afflittive prerogative disciplinari concessegli dal famoso decreto Brunetta del 2009, è di fatto in grado di esercitare sul docente una pressione che travalica di molto quei confini gestionali e organizzativi che la normativa gli pone come limite.
E’, insomma, un monarca pressoché assoluto.
C’è solo da augurarsi, dunque, che eserciti le sue prerogative con moderazione ed equilibrio, come certi re del buon tempo antico che trovavano nella propria retta coscienza l’unico limite possibile, non avendo sopra di sé alcuna legge.
Di contro a tutto questo manageriale autoritarismo, peraltro, nella legge 107 sussistono anche cospicui rigurgiti sessantottini. Chi avrebbe detto che il vecchio sogno degli studenti di giudicare e bocciare i propri insegnanti avrebbe trovato un giorno soddisfazione? Eppure è così: con decorrenza dall’anno scolastico 2016-17, del “comitato per la valutazione dei docenti” previsto per le scuole secondarie di II grado entra a far parte a pieno titolo uno studente. Questo organismo, come sanno gli addetti ai lavori, ha compiti delicatissimi: in buona misura la carriera dell’insegnate dipende dalle sue decisioni. Ebbene ora il giudicato (studente) giudicherà il giudicante (docente) in una sovrapposizione e confusione di ruoli degne di uno sgangherato soviet pietroburghese agli albori della rivoluzione.
E naturalmente non manca in questo coacervo, a testimonianza dell’eclettismo ideologico di questo governo, una intensa strizzata d’occhi al familismo di marca cattolica: a giudicare l’insegnante saranno anche i genitori, in numero di due per il primo ciclo di istruzione, di uno per il secondo (dovendosi far posto al puer iudex).
Insomma la professione dell’insegnante esce, da questa riforma, compressa dall’alto e dal basso. Dall’alto, perché egli ha poca o nessuna difesa nei confronti di un dirigente che volesse emarginarlo o anche solo non valorizzarne le capacità; dal basso, perché la sua carriera può essere danneggiata dallo studente cui ha osato infliggere una nota disciplinare o una valutazione negativa. Per non parlare del genitore che, assiso nel Comitato di valutazione, desideri vendicare il torto vero o presunto arrecato alla propria creatura.
Si attende, così, una nuova legge che possa finalmente restituire al docente autorevolezza e autonomia. Nel frattempo, confidiamo nella moderazione e nella saggezza di docenti, dirigenti, genitori e studenti affinché la scuola, sopravvivendo a questa come a tutte le riforme dagli anni ’70 ad oggi, rimanga un luogo dove si insegna e si apprende”.
13092015
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Commenti
Signor Indelicato alcune delle costrizioni, che lei denuncia, spero siano diverse da quelle dalla scuola fascista: dove chi non era gradito al regime non era accettato nella scuola e non poteva neppure insegnare.
Poi una riflessione l’istruzione e’ un pilastro fondamentale per la crescita sociale e culturale della nazione .
La scuola in qesta crescita e’ indispensabile ma non mi pare che i governi, che hanno preceduto quello di Renzi, abbiano fatto alcun che per andare in questa direzione.
I nostri docenti , anche io lo sono stato molto tempo fa, forse sono mal pagati ma in generale lavorano meno giorni rispetto ai docenti di altri paesi, alcuni sono molto preparati e competenti altri no .
L’insegnamento non e’ piu’ una missione, ma per insegnare occorrono oltre alle competenze, sensibilita’ e passione qualita’ che mi piacerebbe tutti i docenti dimostrassero di avere.
25 anni di imbonitori televisivi hanno mutato la societa’ italiana oggi forse il padre di Guccini non direbbe piu’ che “un laureato val di piu’ di un cantante” …peccato …..
Speriamo che dopo aver fatto tante macerie si possa finalmente ricostruire , certamente non sara’ Renzi a farlo.
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Gentile Sig. Colombo,
mi tenta un confronto fra la scuola gentiliana e l’attuale, ma sarebbe discorso troppo lungo: lasciamo perdere.
Se Lei vuol dire che sotto i ministri Moratti e Gelmini la scuola italiana non è migliorata, sfonda per me una porta non aperta, ma spalancata. E osservi che, in effetti, c’è una grande continuità fra la scuola sotto i governi berlusconiani e la renziana legge 107. Continuità all’insegna di aziendalismo, tecnicismo, didattichese, pedagogismo originante dal Pragmatismo anglo-americano. E le risulta che in giugno FI abbia votato compatta contro questa legge?
Ci sarà un motivo…
Quando, poi, Lei parla di “sensibilità e passione” dice con altre parole quello che ho scritto io a proposito della “motivazione personale” (scusi se mi auto-cito) e me ne compiaccio.
Vuoi vedere che abbiamo trovato un argomento su cui siamo sostanzialmente d’accordo?
Saluti
io invece pernso che molti insegnanti umiliano la scuola