Uboldo civica: “Che fine ha fatto l’interpellenza sull’oscuramento dell’illuminazione?”
UBOLDO – “Che fine ha fatto l’interrogazione presentata da Uboldo civica l’8 luglio sulla questione dell’illuminazione pubblica? Le domande erano semplici: le vie soggette all’oscuramento con lo spegnimento dei lampioni sono pubbliche o private? Vista una determinata giurisprudenza che indica le modalità per intendere una via come pubblica e viste alcune delibere storiche del Comune, a quale legge, a quali criteri ha fatto riferimento l’amministrazione per classificare le numerose vie che verranno oscurate?A domanda si dovrebbe rispondere ed invece sono passati ormai mesi, nonostante il regolamento del consiglio comunale preveda il termine di 30 giorni. Eludere questo obbligo non reca un danno ad Uboldo Civica, ma costituisce una grave mancanza di rispetto nei confronti della cittadinanza che vuole chiarezza”. Inizia così il comunicato di Uboldo civica a firma del capogruppo consigliare, Enrico Testi.
Che prosegue
In attesa che qualcuno si degni di rispondere senza nascondersi dietro il silenzio, intendiamo rendere pubblico quanto è emerso dallo studio dei documenti richiesti da Uboldo Civica riguardo alla riqualificazione dell’illuminazione pubblica.
Anzitutto segnaliamo che anche in questa occasione, come per altri bandi di una certa importanza, ha partecipato una sola società, la stessa che ha realizzato gli studi preliminari e il progetto di gara su mandato del Consorzio Cev, che ne detiene quote di partecipazione per il 12 per cento. Ciò è già piuttosto anomalo. La stessa società ha prodotto anche gli studi per la riqualificazione energetica degli stabili comunali ancora non appaltata, sulla quale Uboldo civica ha presentato numerose osservazione. Questa particolare situazione ha determinato un ribasso d’asta, cioè il risparmio per il Comune dovuto alla concorrenza, del solo 2 per cento: praticamente nulla!
La riqualificazione prevede la gestione di tutta l’illuminazione pubblica da parte della società senza che il Comune possa averne più il controllo per i prossimi 15 anni. Il canone annuo per il servizio sarà di 75 mila e 360 euro più Iva, inoltre emerge un valore residuo non ammortizzato di 89 mila euro che il Comune imporrà a chi subentrerà nella gestione del servizio. Alla fine questo ulteriore costo ricadrà indirettamente sulle casse del Comune? A ciò si devono aggiungere i costi previsti per la sola manutenzione ordinaria pari a 13 mila e 119 euro più Iva all’anno (anche per i primi anni con impianto nuovo). Come se non bastasse emerge che, successivamente all’esperimento della procedura di affidamento, si potrà potenziare l’impianto con una spesa aggiuntiva di 50 mila euro di risorse pubbliche. Insomma, a conti fatti, la favola del Comune e dei cittadini che non scuciono mai un euro è difficile da credersi. In realtà non è altro che una diversa forma di “mutuo”, con la differenza che, come per la gestione del cimitero, si perde il governo della cosa pubblica.
Non resta che augurarci che le cose non cambino col tempo facendo lievitare i costi e nel frattempo pazientemente attendiamo la risposta all’interrogazione.
21102015