No alla riforma costituzionale: convegno di Fratelli d’Italia
SARONNO – No al referendum costituzionale, Fratelli d’Italia organizza un convegno all’auditorium “Aldo Moro” di viale Santuario, con appuntamento martedì 27 settembre alle 20.30. Un evento dal titolo “L’inutile riforma”, al quale parteciperanno come relatori Giuseppe D’ Elia (esperto di diritto costituzionale), Armando Siri e l’onorevole Carlo Fidanza.
Qui integralmente l’intervento, a presentazione ed approfondimento del convegno, da parte del referente locale di Fratelli d’Italia Alleanza nazionale, Ernesto Credendino (foto); e firmata anche dall’esperto di diritto costituzionale Giuseppe D’Elia.
Una riforma “purchessia”, tanto per fare qualcosa, tanto per vantarsi di aver fatto qualcosa, tanto per essere ricordati come quelli che hanno fatto qualcosa. Poco importa se è una riforma “inutile”, una riforma “pessima”, una riforma che non mantiene le promesse.
Non è vero che la riforma voglia farci risparmiare sui costi della politica. Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto abolire il Senato, perché il monocameralismo costa meno del bicameralismo, e il bicameralismo non è affatto necessario. Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto dimezzare il numero complessivo dei parlamentari. Perché ridurre solo il numero dei senatori e non anche quello dei deputati? La riforma mantiene inalterato il numero di 630 deputati e riduce solo il Senato a 95 membri elettivi; dunque, con la riforma avremo 725 parlamentari: 190 membri in più del Congresso degli Stati Uniti d’America, che hanno una popolazione cinque volte superiore a quella italiana! Se si fosse voluto risparmiare sui costi della politica, si sarebbe potuto dimezzare il trattamento economico dei parlamentari, perché 15 mila euro al mese, in media, sono veramente troppi!
Ma, poi, dobbiamo veramente ridurre i “costi della politica” o, piuttosto, dobbiamo combattere sprechi e ruberie? La democrazia costa, non c’è dubbio, ma certo non possiamo abolirla solo per questo. Gli sprechi, invece, quelli sì, vanno azzerati, le cattedrali nel deserto abbattute, la corruzione e il peculato puniti senza indulgenze, senza prescrizioni. Questa riforma confonde il costo della politica con gli sprechi e le ruberie, che, invece, rimangono lì, intonsi, a deriderci. Non è vero che il bicameralismo proposto da questa riforma sia migliore di quello attualmente vigente. E non è vero che fare più leggi e più rapidamente sia una cosa buona. Le leggi in Italia sono troppe e di pessima qualità. Le leggi, invece, devono essere poche e chiare. Questa riforma, al contrario, rende più complesso e incerto il procedimento di formazione delle leggi e non offre alcuna garanzia proprio sulla qualità delle leggi. Non è vero che questa riforma garantisce ai cittadini una maggiore partecipazione democratica.
Infatti, la riforma, da un lato, innalza da 50 mila a 150 mila il numero dei cittadini firmatari dei disegni di legge di iniziativa popolare e, dall’altro, non garantisce affatto la discussione e la deliberazione finale, perché rinvia alla disciplina che i regolamenti parlamentari faranno, se vorranno, quando vorranno, come vorranno.
Non è vero che questa riforma introduce il Referendum propositivo. La riforma, piuttosto, accenna in trasparenza ad un referendum propositivo (e a quello di indirizzo), ma poi rinvia ad altra legge costituzionale di stabilirne condizioni ed “effetti”. In altre parole, la riforma si limita ad ipotizzare l’esistenza di un referendum propositivo, del quale la successiva legge costituzionale potrà limitarne le condizioni e, soprattutto, sterilizzarne gli effetti. Insomma, se voglio introdurre realmente il referendum propositivo, lo faccio, chiarendo da subito termini, condizioni e, soprattutto, effetti. Non è vero che questa riforma chiarisce e semplifica il rapporto Stato-Regioni. Basti leggere gli articoli 10 e 31 della riforma, che modificano, rispettivamente, l’articolo 70, sul procedimento di formazione della legge, e l’articolo 117, sul riparto delle competenze legislative e regolamentari tra Stato e Regioni. Ogni commento è superfluo: chiunque può rendersi conto della complicazione e della scarsa chiarezza della riforma e delle conseguenze negative che essa potrà avere sui rapporti Stato-Regioni.
Ma qualcosa di utile c’è in questa riforma costituzionale? Per i cittadini, certamente, no: nulla di quello che è scritto in questa riforma costituisce una risposta ai problemi “reali” della nostra società, con cui i cittadini devono fare i conti tutti i giorni.
Per alcuni politici, invece, questa riforma è stata senz’altro utile, perché è riuscita a distrarci tutti dai “reali” problemi irrisolti, dalle mancate risposte, dalle promesse non mantenute.
Giuseppe D’Elia ed Ernesto Credendino
22092016
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Commenti
Pur trattando un argomento che non può essere alla portata di chiunque, l’articolo è molto chiaro e dirime ogni dubbio su quale voto esprimere.
Che sarà certamente un “NO” secco a chi, senza evidente preparazione giuridica (peraltro, neppure manageriale e politica), pretende di modificare la nostra costituzione come se si trattasse di un regolamento condominiale!
Confusione ed inesattezze… Prova ne sia la grande partecipazione che ha accompagnato finora lo svolgimento di ogni convegno sul tema… Se non ci si vuole aggrappare agli slogan e al benaltrismo (andava fatto qualcosa d’altro, ovviamente) bisogna capire e valutare con cognizione di causa.
Vedo che Anonimo non ha capito una beata cippa!
…quindi NO alla riduzione dei numero dei parlamentari