Silighini: “Il sindaco cambia musica: polenta invece di pop corn”
26 Giugno 2017

SARONNO – La rinuncia del Comune all’organizzazione del cinema sotto le stelle, l’arena estiva che fino all’anno scorso si teneva a Casa Morandi diventa anche un caso politico.
Ad accendere le polemiche Luciano Silighini Garagnani numero uno della lista civica “L’Italia che verrà” che non usa mezzi termini partendo proprio dallo slogan elettorale scelto dal sindaco Alessandro Fagioli per la sua campagna elettorale ossia “cambia musica”.
“Saronno cambia musica. Vota Legaiolo e sogni polenta e paiolo. Questo il nuovo slogan per la giunta Leghista per rimediare alle numerose carenze che stanno creando in città. Polenta e capriolo al posto dei popcorn e canti popolari bergamaschi al posto del cinema? Potrebbe essere un’idea e magari coinvolgere anche i fratelli afro padani, come i legaioli saronnesi chiamano gli islamici, in balli e danze arabe”
Non è la prima volta che Silighini critica aspramente l’operato dell’Amministrazione tanto che già in diverse occasioni ha chiesto le dimissioni del primo cittadino Alessandro Fagioli
(foto archivio)
25062017
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Commenti
Meglio la polenta che qualche specialità araba!
Dopo domenica la sinistra è morta….adios!
Caro Silighini, ho letto il commento e ti rimando a quanto avevo già scritto in commento alla pagina:
https://ilsaronno.it/2015/05/14/veronesi-case-popolari-prima-ai-saronnesi-poi-ai-profughi/
dove si insinua che io avrei detto delle frasi in virgolettato.
Mai detto una cosa simile e avviso che chi riporta simili dicerie è passibile di querele per diffamazione.
Inoltro il mio pensiero che è stato riportato svariate volte sulla stampa.
La riprova è la Prealpina del 24 ottobre 2006 dove ho affrontato per la prima volta l’argomento – come segretario politico cittadino della Lega Nord- per la prima volta l’argomento e altri vari articoli da sempre presenti su http://www.legasaronno.com
ed in particolare nella sezione Immigrazione:
http://www.prov-varese.leganord.org/tuasez-argomenti.asp?strCirc=provincia&StringaDaCercare=Saronno&Argomenti=immigrazione
Cito come esempio l’articolo del 2006, quando a Saronno il sindaco Pierluigi Gilli andò presso la sala di preghiera presso il centro culturale islamico:
http://www.prov-varese.leganord.org/articoli.asp?ID=1602
che è quello ripreso su la Prealpina del 24/10/2006 dal titolo: No alla moschea, che possono inoltrare tranquillamente via email a chi me ne fa richiesta.
In questo articolo ribadivo come le moschee non sono solo luoghi di preghiera, ma anche luoghi politici. Se i musulmani si vogliono integrare davvero diventando afro padani, allora devono riconoscere che l’unico luogo politico che esiste in città è il Comune.
La nostra comunità si esprime politicamente solo ed esclusivamente attraverso il Comune.
Edificare una Moschea equivale a dividere la nostra comunità locale in due luoghi politici separati.
Ciò equivarrebbe a voler aprire una frattura insanabile, con un chiaro desiderio di non volersi integrare ed anzi avendo la volontà di imporre sul nostro Comune una struttura politica aliena dalla nostra e non prevista dalla Costituzione repubblicana.
Non c’è quindi la possibilità di aprire alcuna Moschea. Al limite, per garantire il diritto costituzionale a professare liberamente la propria religione, la strada era lasciata aperta nel 2006 per una piccola sala di preghiera che serva per le preghiere comunitarie (la mushalla). Questa piccola sala di preghiera (traduzione letterale del termine mushalla) che serva solamente per le preghiere individuali del pomeriggio, senza però prevedere la guida spirituale di un imam e nemmeno quindi la preghiera comunitaria del venerdì. Questa sala esisteva già ufficiosamente nel Centro Islamico saronnese. I musulmani saronnesi nel 2006 non avevano un imam ed infatti per la sola giornata del ramadan ne chiamavano uno da fuori città. L’imam non è infatti solo una guida spirituale, ma anche una guida politica. La nostra comunità locale ha già una guida, che è il Sindaco, eletto da tutti i cittadini, quindi non ammettiamo doppioni.
Replicavo anche al signor Abdessattar Chaoeuchm su la Prealpina del 7/12/08: no a una Moschea, c’è già una sala di preghiera (Musallâ)
http://www.prov-varese.leganord.org/articoli.asp?ID=1986
Il 14 dicembre 2008 ho affrontato di nuovo l’argomento sui diritti di preghiera e sul nostro no alla moschea in questo articolo:
http://www.prov-varese.leganord.org/articoli.asp?ID=1996
che è stato ripreso anche da Varese news e che era in replica alle affermazioni del PD riprese da varesenews del 13 dicembre 2008
http://www.varesenews.it/2008/12/confessioni-religiose-e-principi-costituzionali-incontro-possibile/203951/
La mia posizione è chiara. Garantire il diritto di preghiera, che può essere esercitato anche a casa, senza chiedere niente agli altri. Chi si vuole integrare realmente diventando un “afro padano” non dovrà chiedere una moschea, perchè la moschea è un luogo politico e di amministrazione della giustizia antitetica alla Costituzione Italiana.
Le argomentazioni hanno base anche su quanto è apparso su la Padania del 15 febbraio 2001, organo ufficiale del movimento Lega Nord e che trova riferimento anche su: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7360
Sono a disposizione per fornire copia elettronica degli articoli de la Prealpina che cito.
Se vuoi chiarimenti su chi li chiamava ” fratelli i musulmani” devi andare a leggere qualche verbale dei consigli comunali dell’amministrazione di Pierluigi Gilli che sono ancora disponibili sul sito internet del Comune e qualche articolo stampa del periodo di cui sopra.
I termini che ho usato erano chiari nel periodo temporale di cui sopra e facevo ironicamente il verso a chi li chiamava così in Consiglio Comunale.
Poi ognuno si prenda le proprie responsabilità e cerchi di capire cosa vuole fare in futuro.
Cordiali saluti.
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Nemmeno il prof. Indelicato arriva a scrivere un mattone di queste dimensioni. Anche per lei consiglio un corso di comunicazione efficace.
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Grande Angi, sicuramente Silighini leggera tutta la spataffiata di roba che hai scritto e farà auto critica ed un esame di coscienza.
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Basta parole, ci vogliono fatti perchè non state facendo nulla di concreto.
Svegliatevi!
Vabbè, é chiaro che se si taglia sul cinema Silighini si incavola, ma lui é di parte.
Anche il Saronno ha esposto la notizia come se fosse il Comune la causa…. ma si sa, l’informazione è politicizzata!
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Ah no, Castelli ha deciso di dare un segno di discontinuità verso il passato e il risultato é questo: non c’e’ più l’arena estiva.
Punto e basta, é una decisione politica che pagheranno a caro prezzo quando si rivoterà.
Ma perchè continuano a dire che è il comune a rinunciare mentre è il privato che, ritenendo di non guadagnare del tutto o a sufficienza, ha deciso di tirarsi indietro?
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Perchè non ti presenti e fai tu buona beneficienza visto che l’Amministrazione Comunale è impegnata a spendere per i consulenti del cui aiuto ha tanto bisogno?
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Il cinema all’aperto ha bisogno del sostegno del Comune per stare in piedi.
Quest’anno il sostegno del comune. per la prima volta dopo decenni, é venuto meno e, il gestore privato, da solo, non é in grado di erogare il servizio.
Questa é la decisione del Sindaco, rispettabile scelta, ma Saronno é ancora più povera: il cinema all’aperto era una bella cosa per chi restava in città nei mesi di luglio e agosto.
La scelta del sindaco é stata spendere di più (almeno 5 volte tanto) per far partire la Tre Valli Varesine da Saronno.
Ricordiamocene quando si tornerà a votare.-
Dalle dichiarazioni delle parti in causa emerge che contributi economici non ce ne sono mai stati nemmeno in passato.
Oppure il PD ci nasconde qualche altra benevola elargizione al capitolo cultura?-
Si parla di sostegno, non solo economico, ma anche organizzativo, come del resto, l’attuale giunta ha sostenuto il “wolf of the ring”.
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