Indelicato: “Su Charlie un ragionamento che depista la verità”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del consigliere comunale do FdI Alfonso Indelicato.
Mentre la vicenda di Charlie sembra volgere tristemente al suo termine, si può tranquillamente affermare che la discussione che si sta sviluppando sui media sta prendendo una piega erronea, e oltre che erronea tendenziosa. Si legge cioè che, poiché l’atteggiamento dilatorio delle istituzioni inglesi (magistratura e ospedale) ha provocato un grave ritardo sul protocollo di cura sperimentale che sarebbe stato applicato negli Stati Uniti, quest’ultimo ora non potrebbe più avere efficacia. Avrebbe potuto averne, ma ora non più. Il successivo passaggio logico di questo ragionamento viziato nelle premesse è che, considerata l’impossibilità di intervenire efficacemente, tanto vale sospendere le cure. Manca però l’ultimo passaggio, che è quello decisivo: tra le cure da sospendere è compresa anche la nutrizione, cioè, per parlare in concreto, il cibo che sfama e l’acqua che disseta.
Si tratta di un ragionamento che depista la verità e confonde le idee, e che merita di conseguenza alcune precisazioni.
Il cuore del problema non è mai stato – ed è dolorosissimo ammetterlo – quello della guarigione di Charlie. Questa era, ed è, da tutti auspicata, per efficacia della terapia o per miracolo divino. Ma la vera questione è se lo stato – attraverso il sistema sanitario o la magistratura o altri organi e istituzioni – abbia il diritto di decidere quando porre termine alla vita di un cittadino, e per meglio dire di un essere umano, giudicandola inutile oppure eccessivamente onerosa, oppure inutile ed eccessivamente onerosa allo stesso tempo. E, nel caso di un soggetto malato come il piccolo Charlie, se abbia il diritto di porre termine alla sua vita in modo attivo e diretto, cioè non semplicemente sospendendo delle cure delle quali si è constatata l’inefficacia, ma sospendendo la stessa nutrizione, la quale non costituisce una cura, ma un’azione di naturale sostentamento dell’organismo, sano o malato che esso sia.
Nelle scorse settimane abbiamo registrato commenti molto discutibili sul caso del piccolo Charlie. Commenti assai cauti, fin troppo cauti, pieni di distinguo e permeati della preoccupazione di non andare contro lo “spirito del tempo”, che è spirito di confronto e di mediazione. Spesso si è trattato di capolavori di bizantinismo, letti i quali neppure si comprendeva quale fosse l’intendimento degli autori. Commenti espressi anche da soggetti i quali – per l’alto ufficio che ricoprono – avrebbero dovuto mostrare maggior rispetto per il requisito della chiarezza (“Sia il vostro parlare sì sì, no no: tutto il resto viene dal maligno”).
Ora, questa nuova strategia vuole mettere a posto tutto. Non è che siamo cattivi, essa ci dice, non è che siamo gli eredi della rupe Tarpea, non è che siamo assassini in camice o in toga, non è che vogliamo decidere noi chi ha diritto di vivere e chi no: se ci fosse stato il tempo, credete, il bambino lo avremmo curato. Ma, ahinoi, il tempo è mancato …
26072017
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Commenti
Sull’umanità di certe situazioni di sofferenza ognuno è libero di pensare come vuole , se preferisce soffrire le pene dell’inferno sulla terra nella speranza di un miracolo può decidere per sé. Personalmente vorrei poter scegliere, in certe condizioni di sofferenza e senza speranza per il futuro , di smetter di soffrire. E vorrei poterlo scegliere io senza farlo decidere a qualcun’altro al mio posto.
All’Anonimo del 27/7: Che ragionevolezza può avere una decisione che lei stesso definisce inumana? Se è inumana è perché la ragione è andata a farsi…benedire. Che paura mi fa una ragione che, forte della sua ragionevolezza, può decidere che sia giusto calpestare l’umano! E’ l’ideologia.
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Sottoscrivo. Non ero intervenuto sul punto perché comunque mi sembrava che le posizioni di tutti fossero chiare
I giudici sono stati a chiamati a valutare se era preponderante la valutazione, che si presume competente, dei medici o la speranza disperata (o meglio speranzosa di un miracolo medico) dei genitori . La loro decisione è inumana , ma è ragionevole. L’accenno al testamento biologico, che in questo caso è improprio in quanto si parla di un figlio neonato, è un passo avanti legislativo nel momento in cui determina con certezza chi e in quali situazioni può decidere (ed è una legge che servirebbe principalmente ai medici)
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Ha ragione Sig. Anonimo, ho riletto e mi sono accorto di aver omesso, per quanto riguarda il Testamento Biologico, che deve essere redatto quando la persona maggiorenne è in grado di intendere e volere.
Il mio ragionamento è partito prendendo spunto dal caso specifico ma poi ho tentato di renderlo il più ampio e generico possibile quindi non solo riferito al piccolo Charlie ma a tutti givani ed anziani.
Condivido l’intervento di Indelicato ed i commenti successivi. L’aria, l’acqua ed il “pane” non sono terapie, ed i genitori devono avere l’ultima parola senza essere costretti a estenuanti battaglie contro entità ben più potenti di loro. Grazie ai genitori di Charlie per quello che ci hanno insegnato; più di così non hanno potuto fare. Cose ovvie ma che ovvie sembrano non esserlo più.
Sono una madre e mi chiedo come sia possibile che dei genitori possano decidere di inseguire false speranze, pur vedendo il proprio figlio soffrire ogni giorno. Il bambino non è una cavia e bisogna garantirgli una sua dignità, anche nel momento tremendo della morte. Se gli vogliono veramente bene, devono lasciarlo andare
Da un articolo di giornale:
“Il piccolo Charlie, che è ricoverato in terapia intensiva, intubato e tenuto in vita da una macchina che lo fa respirare e nutrire.”
Staccare la spina quindi non è solo togliergli il nutrimento.
Non potremo mai sapere se sottoporre il piccolo 5 mesi fa alle cure sperimentali (solo 16 casi al mondo di questa malattia) lo avrebbe stabilizzato garantendogli una vita seppur con molte limitazioni. Purtroppo questa ipotesi è stata vietata da un tribunale e questo fa arrabbiare.
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Io credo, gentile Sig. Arrabbiato, che nel dubbio vi fosse il dovere di provare,e senza tergiversazioni. Al di là di questo non si deve eludere il punto nodale di tutto, che è quello che Lei stesso ha evidenziato: può la decisione essere presa dal giudice?in Italia stiamo marciando in quella direzione. Le bozze di ddl depositate sono almeno sette-otto
In questo caso complicato la domanda da porsi è: può la legge dei tribunali decretare la sospensione delle cure provocando la morte del paziente contro la volontà della famiglia (in questo caso i genitori) perdipiù vietando loro di sperare ed a spese proprie sottoporre il paziente ad una cura sperimentale in un altro stato?
Certo la legge potrebbe autorizzare i medici ad utilizzare quei macchinari per salvare un’altra vita (o più) che abbia poi possibilità di miglioramento o guarigione. Condizione in cui purtroppo spesso i medici si trovano a dover decidere loro.
Personalmente penso che i medici debbano sempre avere il consenso dei famigliari prima di sospendere le cure e di accompagnare il paziente alla morte. Potrebbero agire senza il consenso solo in presenza di un testamento biologico che permetta loro di agire secondo le volontà del paziente, anche se sarebbe sempre auspicabile avere il consenso dei famigliari.
Il confine fra cura e nutrizione è sottile, perchè cibo e acqua sarebbero nutrizione e l’aria no? Si possono ancora chiamare nutrizione delle flebo endovena che sostituiscono il bere o l’assunzione di zuccheri nutritivi nelle maniere più tecnologicamente avanzate essere paliativi del mangiare?
Nessuno di noi ha o può avere certezze granitiche però il fatto che debbano essere i famigliari a decidere per chi non è più in grado di farlo autonomamente e per la cui malattia non esistano cure che possano migliorarne la condizione vegetativa, questa mi sembra una posizione di buon senso e laica.
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Gentile Sig. Castelnovo, d’accordo con Lei quando dice che certe decisioni debbano essere prese dai familiari di conserva con i medici. D’accordo anche che la decisione non è facile, ma bisogna pur prenderla, e il criterio che deve guidare è a mio avviso quello di evitare un intervento che direttamente produca la fine della vita. Su come si possa declinare questo criterio caso per caso e tenendo conto delle tecnologie medicali è naturalmente indispensabile il consiglio del medico, purché sia medico che riconosca alla sua professione una dimensione etica evitando criteri economicistico/utilitaristici. Sul testamento biologico ho fierissimi dubbi perché non può profetizzare la volontà del testatore nel momento in cui la decisione debba essere presa.-l caso Eluana docet. Saluti