Alfonso Indelicato e il “racconto” del rifugio dei senzatetto
30 Dicembre 2018

SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Alfonso Indelicato “ispirato” all’apertura in città di un rifugio per senzatetto “solo saronnesi”.
Il vigile si avvicinò al clochard disteso sulla panchina della piazza e immerso in un viluppo di coperte sporche. Sul capo un consunto berretto di lana. L’uomo pareva assopito.
– Amico, sveglia! –
Il clochard aprì gli occhi e rivolse al cielo stellato uno sguardo vacuo.
– Andiamo. –
– Perché, cosa faccio di male? –
– Stai tranquillo, sono qui per portarti in un luogo caldo, dove potrai anche darti una lavata. –
– Davvero? –
– Davvero. Ora alzati e vieni con me. C’è un altro tuo amico in macchina che aspetta. –
Il senzatetto si sollevò lentamente, come emergesse da un lungo letargo e fosse disabituato ai movimenti. Rimase seduto per qualche tempo, poi si alzò in piedi con impaccio, malfermo sulle gambe.
Il vigile fino a quel momento era stato lieto di quanto aveva fatto. Le sue stesse parole “alzati e vieni con me” gli ricordavano pagine di Vangelo meditate nell’infanzia, ed era compiaciuto di averle pronunciate. Poi si incupì d’un tratto. Ma gli ordini erano ordini, venivano da molto in alto, e a lui non era dato discuterli.
– Mi fai vedere i documenti? –
– Ecco, lo sapevo che c’era l’imbroglio … –
– Nessun imbroglio. Devo solo controllare se sei cittadino saronnese. –
– Perché, se non lo sono, che succede? –
– Il ricovero è solo per i saronnesi. –
– Sono nato a Pavia, ho la residenza a Cogliate. –
– Mi spiace. –
Era inutile chiedere a quell’uomo quali vicissitudini l’avessero condotto, lui pavese, a svernare sulle panchine di Saronno: non sarebbe cambiato nulla. Il vigile, a testa bassa, si avviò verso l’auto di servizio, che il suo collega aveva tenuto a motore acceso per mitigare il freddo.
Intanto il senzatetto era rimasto immobile per qualche secondo. Poi, altrettanto lentamente di come si era alzato, si sedette sulla panchina e ci si sdraiò sopra, tirando le pesanti coperte su fino agli occhi.
Il vigile aprì la portiera dell’auto e si apprestò a salire. Poi si fermò, pensoso, con un piede già nell’abitacolo. Richiuse la portiera e si avviò verso l’unico bar aperto, di fronte al quale sostavano chiacchierando alcuni giovani.
Entrato, chiese al barista un punch – Mettimelo in un bicchiere di carta – e usci dal locale seguito dagli sguardi dei ragazzi, attento a non versare la bevanda caldissima. Si diresse verso l’auto, che era sempre accesa. Fiocchi di fumo biancastro fuoriuscivano dal tubo di scappamento e sparivano d’un tratto presso il selciato. Le stelle luccicavano lontane nel cielo nero. Ma sì, in fondo non era ancora proibito offrire qualcosa di caldo a un non saronnese.
29122018
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Commenti
Signora Giudici auguri
e pazienza se non ha pubblicato il mio commento , sono solo un collaboratore occasionale quindi può capitare che ad essere troppo ironici quando si parla dell'”amministrazione” si dia fastidio
Ha perfettamente colto nel segno.
Un’altro malato di protagonismo. Tutti bla bla bla a Saronno
Y ala cassa de marta porque non ospitano tutto questo signori¿? Siempre vuota
Bene grazie al vigile prima uomo e poi vigile!
Ma perché non un vin brûlé ?
Capisco.
il signor Fagioli ha messo delle regole anche sugli alcolici ma “punch” si era dimenticato di scriverlo.
Ma gli assessori sono tutti di Saronno?
quelli non di Saronno stiamo al “ caldo” pardon al freddo al consiglio comunale del loro paese
Ma questa Casa di Marta a che serve?????