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SARONNO – RESCALDINA Ieri il gruppo scout Agesci Saronno 1 è stato invitato dall’Amministrazione comunale di Rescaldina a portare un contributo e una riflessione sul 25 aprile.

Ecco il discorso di Simone Galli

Come Gruppo Scout AGESCI Saronno 1° in occasione della festività del 25 aprile vorremmo ricordare la figura di Don Giovanni Barbareschi. Il motivo è presto detto: come saprete lo scoutismo italiano fu messo fuori legge dal regime fascista: il 9 aprile 1928 il Consiglio dei Ministri con il decreto n. 696 firmato dal capo del Governo Mussolini e dal Re, dichiarò soppresso lo Scautismo.
Fin da quel momento in poi, alcuni capi furono decisi a mantenere fede alla “Promessa” e alla “Legge” e fondarono il movimento delle “Aquile Randagie” (1° gruppo cattolico antifascista). Nel 1943 le Aquile fondarono e parteciparono alle attività dell’OSCAR (Opera Scautistica-poi Soccorso- Cattolica Aiuto Ricercati) per favorire l’espatrio di ricercati dalle forze tedesche, prigionieri di guerra, renitenti alla leva ed ebrei oltre che per sottrarre fascisti e nazisti alla vendetta dei vincitori, dopo la fine della guerra. La loro attività si riassume in 2.166 espatri clandestini, 500 preallarmi, 3.000 documenti di identità falsi.
Il giorno della sua prima Messa, il 15 agosto 1944, Don Giovanni venne arrestato dalle SS mentre stava per condurre in Svizzera alcuni fuggitivi. A San Vittore resistette 28 giorni alle torture.
Liberato grazie al cardinale Schuster, rientrò nella resistenza come cappellano delle Fiamme Verdi. Nuovamente arrestato, riuscì a fuggire dal campo di concentramento di Bolzano. Ancora, dopo il 25 aprile su indicazione di Schuster si adoperò per evitare rappresaglie e violenze contro i vinti.
Per descrivere quel periodo storico il Card. Schuster, in un documento del 6 luglio 1944, documento che non ottenne il permesso di essere pubblicato, scriveva così: “… una lotta fratricida, con vittime innocenti, una lotta fatta di odio, di livore umano, una vera caccia all’uomo. con metodi così crudeli che farebbero disonore alle belve della foresta “. Continua ancora il Cardinale: “… ogni ufficiale che presiede a una squadra di una cinquantina di uomini si crede autorizzato ad assaltare villaggi, a incendiare cascinali, a tradurre in prigione, a torturare, a fucilare…”.
Quando mi sono venuto a trovare in una situazione storica in cui la libertà veniva negata, le persone venivano imprigionate e perseguitate per la loro appartenenza a una razza o per le loro idee, è stato logico per me mettermi dalla parte di coloro che difendevano la libertà, la libertà mia, la libertà di ogni uomo.
Uno dei punti qualificanti della legge scout afferma: “aiutare il prossimo in ogni circostanza“.
E’sempre Don Giovanni che parla: Tra i tanti vorrei segnalare un caso solo, quello di Giulio Uccellini che ha rischiato la sua vita per strappare dall’ospedale di Varese un bambino ebreo destinato alla deportazione. Ci siamo anche preoccupati di diffondere alcune idee ed è per questo che ho personalmente fatto parte di quella che potrei chiamare la redazione del giornale clandestino “Il Ribelle”. Tra il 1944 e io 1945 furono 26 i numeri del nostro giornale. La tiratura per ogni numero era di 15.000 copie. Al giornale furono affiancati i “Quaderni del Ribelle” (11 numeri e ogni numero 10.000 copie). Nel giornale e nei quaderni affermavamo i principi cardine della società che sognavamo di ricostruire. Per stampare e diffondere quel misero foglio che pretendeva di essere un giornale, più di uno di noi è finito in carcere, in concentramento, più di uno non è tornato… e lo sapevamo di giocare con la morte. La redazione era composta di 6 persone: 4 sono morte in campo di concentramento o fucilate. L’OSCAR si è molto adoperato nella distribuzione del nostro giornale clandestino. Abbiamo scritto sul nostro giornale: “Non vi sono liberatori, ma solo uomini che si liberano“.
Abbiamo anche scritto: “L’uomo nuovo non lo fanno le istituzioni, né le leggi, ma un lavoro interiore, uno sforzo costante su sé stesso che non può essere sostituito da surrogati di nessun genere: Noi influiremo sul mondo più per quello che siamo che per quello che diciamo o facciamo“. Se voi mi chiedete se la nuova società che allora sognavamo è quella di oggi, rispondo chiaramente di no.
Sembra oggi che fare politica sia prevalentemente nell’interesse personale, dei propri amici, e non nell’interesse del bene comune. Oggi è assordante il silenzio dei quadri dirigenti del mondo cattolico. Al modo attuale di intendere e di fare politica dobbiamo avere il coraggio di ribellarci. Mi sembra fondamentale una domanda: ci siamo liberati o piuttosto abbiamo abbattuto un faraone e abbiamo assistito alla comparsa di altri faraoni? Perché il fascismo non è solo una dottrina o un partito, una camicia nera o un saluto romano. Il fascismo è un modo di vivere nel quale ci si arrende e ci si piega per amore di un quieto vivere o di una carriera. Il fascismo è una mentalità nella quale la verità non è amata e servita perché verità, ma è falsata. ridotta, tradita, resa strumento per i propri fini personali o del proprio gruppo o del proprio partito. È una mentalità nella quale teniamo più all’apparenza che all’essere, amiamo ripetere frasi imparate a memoria, non personalmente assimilate, e gridarle tutti insieme, quasi volendo sostituire l’appoggio del mancato giudizio critico con l’emotività di un’adesione psicologica, fanatica. A fare di noi persone libere non saranno mai gli altri, non le strutture e neppure le ideologie. Continuando il discorso delle Beatitudini non avrei paura ad affermare: “Beato colui che sa resistere”, anche se il resistere oggi è più difficile perché non siamo di fronte a mitra puntati, ma siamo coinvolti in un clima di subdola persuasione, di fascinosa imposizione mediatica, che è come una mano rivestita di un guanto di velluto, ma che ugualmente tende a toglierti la libertà. Questo invito a una resistenza è rivolto a voi giovani, è rivolto a ogni uomo che crede possibile e vuole diventare un uomo libero, senza trovare nelle difficili situazioni esterne il rifugio o la scusa alla propria pigrizia. “Giovani, innamoratevi della libertà, solo così si diventa uomini. Vi auguro di essere capaci di reagire alla schiavitù di oggi: ieri ci facevano paura usando i mitra, oggi cercano di condizionarci con la mano di velluto, ma ci strozzano lo stesso. Siate liberi, critici e consapevoli”
Credo che in un momento storico come quello attuale dove da una parte si tenta di sminuire la Resistenza, di sbiadire il senso del 25 aprile, dove vediamo goffi tentativi di contrapporre stupidamente una parte contro l’altra (i derby si fanno solo negli stadi..) sia compito essenziale mantenere viva la memoria di persone come Don Giovanni. Autentici esempi di vita, di profonda saldatura tra i principi e i comportamenti; insegnamenti pieni di speranza e di desiderio concreto di costruire un mondo migliore.
Credo che dobbiamo attingere mai come oggi al terreno fertile di allora: l’esempio di chi ha combattuto perchè non ci siano più guerre, di chi ha pagato un prezzo altissimo (torture,prigionia e anche morte). Guai a rimanere indifferenti! Dimenticare non tenendo conto di quanto ci hanno insegnato questi testimoni equivale a tradire la Resistenza.

(foto archivio)

26042019

6 Commenti

  1. Mai capirò perché ci si ostina a non accettare il 25 aprile.
    Ricordo di tutti, non bisogna mai dividersi di fronte a queste cose.
    Mi piacerebbe avere una nuova liberazione, un nuovo 25 aprile, da tutti questi “politicanti” che dividono ogni volta, anziché lavorare per il bene del paese (vale sia per la destra che la sinistra).
    Una liberazione totale e amministratori capaci e non piegati alle lobby che li sostengono econonicamente

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