A tu per tu con Andrea Tarabbia, il saronnese che ha vinto il Campiello
5 Ottobre 2019

SARONNO – È saronnese il vincitore dell’edizione 2019 del Premio Campiello uno dei più prestigiosi eventi letterari italiani. Andrea Tarabbia, l’autore del romanzo “Madrigale senza suono”, si racconta in una speciale intervista dedicata a IlSaronno.
Come nasce il libro “Madrigali senza suono”? Non saprei dare una risposta precisa. Fino a sette anni fa non sapevo nulla della figura del compositore Carlo Gesualdo. È stato un caso quando mi sono ritrovato a leggere il libro della storia del Gesualdo, libro che insisteva molto sull’aspetto dell’omicidio di Maria. Questo episodio mi ha messo la pulce nell’orecchio e mi ha spinto a cercare altri libri sull’argomento. La grande rivelazione l’ho avuta leggendo un libro contenente una intervista a Stravinsky dove il grande compositore rivelava il suo amore per la figura di Gesualdo. Da quel momento si è delineata una idea assai interessante nella mia testa che poi si è trasformata in un libro.
Nel suo romanzo è molto interessante la figura del servitore Gioacchino Arditty. Quanto di vero c’è in questo soggetto e quanto è inventato? Il personaggio è quasi totalmente inventato. Vero è che alla corte di Gesualdo ci fosse una persona affetta da nanismo e questa persona sembrava essere l’abate Adinolfi. Però l’abate non ha conosciuto Gesualdo in giovane età e io avevo bisogno di qualcuno che raccontasse la storia di Gesualdo. Qualcuno che non fosse Gesualdo stesso ma non volevo nemmeno essere io a raccontare le sue vicende. Così ho preso “in prestito” il corpo dell’abate e l’ho inserito in una figura che avevo creato io apposta per questo scopo. Il cognome Arditti, inoltre, è un omaggio al mio scrittore preferito, Elias Canetti. Arditti, infatti, era il cognome della madre di Canetti.
Come e quando nasce la passione per la scrittura?In principio fu la lettura la mia prima passione e il mio interesse per questa iniziò nella tarda adolescenza. Con l’inizio dell’università ho iniziato a scrivere alcuni racconti, a stendere qualche lavoro poco convinto. Però dal continuo processo di lettura e tentativi di scrittura sono arrivato alla stesura di quello che è stato il mio romanzo di esordio, ma lì siamo ormai nel 2010 e molte cose erano cambiate.
Come è stato vincere un premio prestigioso come il premio Campiello? Arrivare a essere nominato nella cinquina degli autori è stata una cosa inaspettata. Quando il mio libro è stato nominato nella cinquina dei finalisti, era già presente nelle librerie da circa 3 mesi ed in Italia la vita media di un libro in una libreria è di pochi mesi. Se non è un libro di successo rischia di essere ritirato in fretta e di sparire in qualche nicchia. Quindi essere nominato è stata una cosa incredibile. Quando ho scoperto che il mio libro era risultato essere il vincitore di questa edizione sono stata una sorpresa ancora più grande e una grande gioia.
Andrea Tarabbia intervista Andrea Tarabbia. Cosa chiederesti se fossi al mio posto? Mi chiederei se, potendo fare una cosa sola tra leggere e scrivere cosa sceglierei. La risposta è semplice: sceglierei di leggere e rinuncerei a scrivere. Forse dieci anni fa avrei detto il contrario ma ora mi sono messo in gioco e so cosa posso fare, mi sono sperimentato e sono curioso di vedere cosa possono fare gli altri.
Un ultima domanda: nel libro è molto importante per un personaggio l’idea di città natale, dove tornare e vivere i propri affetti. Per lei quanto è importante la sua Saronno? Per un ramingo come me la città natale è molto importante. Saronno è vicina e lontana allo stesso tempo e appena ne ho la possibilità torno volentieri a Saronno. È la città dove ho vissuto per i miei primi trent’anni, la città dove mi sono formato e dove sono cresciuto e a volte mi manca quel piccolo mondo che avevo attorno.
Gabriele Scandolaro
(Foto di archivio)
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Commenti
Un grande scrittore, un vanto per Saronno.
Grande Andrea!