SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota di Antonio D’Eramo che in occasione dei 150 anni della Breccia di Porta Pia torna a chiedere l’intitolazione di una monumento, una strada o una piazza al 20 settembre per celebrarne il valore. Un excursus storico che comprendere anche le richieste presentate in passato con l’ex Amministrazione Gilli e con il sostegno di Anna Cinelli e Giuseppe Nigro.
Tra le eredità che il Fascismo ci ha lasciato, i Patti Lateranensi hanno sicuramente una rilevanza primaria. Essi, infatti, sanarono una vertenza, tra la Chiesa e lo Stato Italiano, che durava da molti anni, prima della costituzione dello Stato Italiano stesso. L’allora Pontefice, Pio IX, dopo una prima fase di pontificato contrassegnata da una imprevista apertura alla società (cosa che fece dire a Mazzini “Gli italiani stanno diventando matti”, perché il Papa era riuscito nell’operazione a lui fallita di portare in piazza una folla vogliosa di cambiamenti), aveva compiuto una serie di atti volti a intralciare la voglia di superamento dei vecchi schemi che nella società, grazie ai migliorati collegamenti, all’accoglimento delle più pressanti istanze sociali, alla più diffusa alfabetizzazione (pur restando lo Stato della Chiesa il fanalino di coda), si andava diffondendo. Pio IX ribadì nel Sillabo che l’affermazione “È da separarsi la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa” fosse così sbagliata da essere suscettibile di scomunica. Con tale nota il Papa sembra anticipare la risposta, in maniera neppure troppo velata, all’odiato Cavour che, qualche anno dopo, riprendendo il concetto dall’autore originale, avrebbe osato “proclamare nell’Italia questo gran principio: Libera Chiesa in libero Stato”. Nel medesimo discorso, anche stavolta con un concetto non originale, ma con l’efficacia retorica di cui era capace, lo stesso Cavour dichiarò che “Roma, Roma sola deve essere la capitale d’Italia”.
Ci vollero ancora quasi dieci anni perché a Porta Pia si aprisse una breccia non solo nelle mura del fortilizio papalino, ma anche nel muro di ostilità che, con la complicità di potenze straniere di cui il Papa si era servito, aveva sino ad allora impedito il compimento dell’Unita Nazionale.
Se è vero, quindi, che il Regno d’Italia nacque il 17 Marzo del 1961, è anche vero che il compimento dell’Unità d’Italia non può che datarsi al 20 Settembre 1970, data che fino ai sopraccitati Patti Lateranensi veniva degnamente festeggiata come festa nazionale.
I Patti Lateranensi, tra le altre cose, sancirono il Cattolicesimo come religione di Stato, e garantivano allo Stato del Vaticano autonomia finanziaria ed esenzione dal pagamento delle tasse. Quello che, quindi, dobbiamo ai fascisti è non una resa a un potere, che tutt’ora continua a essere anche temporale (la limitata territorialità non sembra essere un problema per lo Stato del Vaticano, vista la sua enorme rilevanza nella finanza o nel mercato immobiliare), ma all’idea della laicità dello Stato, elemento fondante una società moderna.
Dei limiti alla laicità dello Stato continuiamo a soffrire nella vita di tutti i giorni. “Libera Chiesa” vuol certamente dire che la Santa Sede può determinare le “regole del gioco” per considerarsi cattolico e può, quindi, per esempio, scomunicare chi pratica l’aborto o l’eutanasia. Quello che la Chiesa non può fare è dare indicazioni allo Stato su come una legge deve essere o non deve essere fatta. I credenti non cattolici hanno altri dei, altri sacri testi e altre autorità a cui rivolgersi, i non credenti non hanno altro che la propria coscienza e la comunità di cui fanno parte: le leggi sono fatte anche per tutti costoro. Compito dello Stato è alzare una invalicabile barriera tra il concetto di peccato, proprio di molte religioni, e quello di reato, restando di quest’ultimo, nelle forme della democrazia rappresentativa, padrone assoluto. Questo, solo questo, è “Libero Stato”! Non può essere laico uno stato dove il crocifisso è imposto nelle scuole, nei seggi elettorali, nei tribunali e nei luoghi pubblici in genere. Questo è un evidente sopruso.
I nostri politici (tranne qualche rara eccezione) fanno, invece, a gara nel cercare il consenso della Chiesa, chi con il Rosario, chi con capziose interpretazioni della nostra Costituzione sul “senza oneri per lo Stato” in merito all’istruzione privata, chi, più di recente, con tentativi più o meno riusciti di imporre norme speciali per l’apertura delle Chiese durante il periodo di lockdown. Da ateo rimpiango con ammirazione figure come quella di De Gasperi che, da profondo cattolico qual era, si oppose alle pretese di Pio XII circa l’alleanza tra la Democrazia Cristiana e le destre nostalgiche del fascismo suscitando le ire del Pontefice, rischiando la scomunica e rompendo definitivamente i rapporti: altri tempi, altre personalità. Il “Non éxpedit”, trasformatosi prima in interventismo, con Don Sturzo, ai tempi in cui almeno c’era un nemico da combattere (il comunismo), si è infine mutato in collusione.
La vera azione culturale contro l’ingerenza della Chiesa Cattolica, è oggi affidata ad associazioni quali l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che nel rispetto della libertà di credo, evidenzia con i fatti come l’esercizio di libere scelte sia negata o fortemente limitata a coloro che non si riconoscono parte della Ccar. O come l’Associazione Luca Coscioni, con le sue battaglie sui diritti civili: non è un caso se la legge sul Testamento Biologico è ancora, nei fatti, inapplicata, mentre la proposta di legge sull’Eutanasia firmata da 135 mila cittadini è ferma da 7 anni in Parlamento in attesa di discussione.
Il XX Settembre del 2020 saranno, quindi, 150 anni dal compimento dell’Unità d’Italia, dal compimento non del sogno, ma dell’ineluttibile necessità che Roma fosse la capitale d’Italia. Una data fondamentale per quanto sopra ho detto e per le mille altre cose che si potrebbero dire sull’argomento. Una data fondamentale che, finora, Saronno volutamente ha ignorato, visto che ho personalmente sostenuto più e più volte l’esigenza che le sia intitolata una strada, una piazza, una lapide che commemori, non tanto e non solo i caduti di ambo le parti, ma la vittoria della laicità sul clericalismo, laicità che sola può compiere e rendere possibile la scelta di ciascun cittadino in merito alla sua credenza o non credenza religiosa. A suo tempo l’ex sindaco Gilli ebbe la gentilezza di rispondermi, e lo ringrazio ancora di questo. Non ebbe, però, la voglia, immagino, di rispondere alla mia controreplica che, in sintesi, è evidente da quanto sopra detto. Sarebbe interessante per me poter controbattere ai suoi punti, ma esigenze di spazio non me lo consentono. Solo un paio di note. La prima: il dottor Gilli riteneva che sia falso che la Chiesa ingerisca nella vita politica nazionale: vorrei poter essere d’accordo con lui e non sarei qui, in tal caso. Sono, evidentemente, di idea affatto contraria, e credo sia palese che tale ingerenza è non solo elevata, ma sempre più diffusa e preoccupante. Contrastare l’espandersi dei diritti civili è un’ingerenza conclamata nelle libertà di scelta di coloro che cattolici non sono. Nessuno vuole impedire alla Chiesa di proporre la propria visione della società e financo di imporla ai suoi aderenti, ma non ha il diritto di dare indicazioni ai politici cattolici (che devono votare leggi per tutti) su come agire. La seconda nota è che il problema è anche, se non soprattutto, dall’altra parte, dalla parte, cioè, dei politici che cercano supporto alle loro tesi rivolgendosi a quella Chiesa dalla quale si aspettano approvazione e supporto, Chiesa che tutt’ora, nonostante tutti gli scandali di questi anni, e una costante perdita netta di fedeli, continua a drenare 6 miliardi di Euro dalle casse dello Stato: siamo ancora in attesa di vedere definita la vertenza sull’IMU/ICI, dove la contrapposizione (incredibile a dirsi!) è tra la Chiesa e lo Stato Italiano (che dovrebbe incassare quei soldi) da una parte (sic!), e l’Europa dall’altra.
Il problema della laicità c’è ancora e, seppure in forme diverse, è anche più cogente di prima, essendosi, nel frattempo, elevati gli standard di aspettativa in termini di diritti civili. Ancora una volta, quindi, chiedo ai nostri amministratori comunali un atto che sancisca la necessità di riconquistare, anzitutto, e difendere, quindi, la laicità dello Stato.
La cara Anna Cinelli (ex consigliere comunale scomparsa l’anno scorso) volle, a suo tempo, supportare tale proposta, insieme agli amici Beppe Nigro (ex assessore), Riccardo Galetti e altri. Spero che chi c’è ancora non si scoraggi, contando anche sulla forza di chi non c’è più, ma che ci ha lasciato una ricca eredità da valorizzare.
Dal 2 giugno al 20 settembre c’è di mezzo un’intera estate!
Ha ragione, Anonimo, è un po’ tardi! 🙂
E’ una discussione che ho avviato quasi 10 anni fa e meno di 4 mesi sono troppo pochi per ottenere qualcosa!
Scherzi a parte, siccome ci credo, vorrei che se ne parlasse per tempo.
Comunque è l’ultima volta che ci provo!
“Se è vero, quindi, che il Regno d’Italia nacque il 17 Marzo del 1961, è anche vero che il compimento dell’Unità d’Italia non può che datarsi al 20 Settembre 1970, data che fino ai sopraccitati Patti Lateranensi veniva degnamente festeggiata come festa nazionale.”
1961? 1970? Non è che s’è sbagliato secolo?
Eh, sì, hai ragione, non sono molto bravo a scrivere e non è bastato rileggere il testo più e più volte. Grazie per la segnalazione.
ma per favore basta
… e già che ci siete, chiedete una statua a Giordano Bruno di fronte a SS. Pietro e Paolo.
intervengo solo perchè mi chiamo Paolo… e quindi mi sento coinvolto
….mi pare un po scomposto il suo commento…
magari Lei non li conosce ma c’è un sonetto che dice:
“evviva GiordanoBruno che diceva la verità”
… e un altro
“se Giordano Bruno fosse campato….”
Paolo Enrico Colombo
Che non sarebbe affatto male…
Libera Chiesa in libero Stato.
E lo dico da Cristiano
Richiamare il “caso” Giordano Bruno, di cui non credo la Chiesa vada fiera, è del tutto inappropriato. Il filosofo fu condannato al rogo sulla base di molte accuse, alcune delle quali riguardavano argomenti teologici, anche se c’erano effetti pratici sul potere temporale della Chiesa. D’altronde quella era un’epoca in cui le questioni si risolvevano in tal modo e la Chiesa non è mai stata all’avanguardia sui diritti civili (visto che mentre in Francia Victor Hugo si batteva per abolire la pena capitale e per il suffragio universale, nello Stato del Vaticano, Pio IX praticava ampiamente la prima e combatteva aspramente la seconda).
L’argomento che propongo è credo che sarebbe meglio per tutti se ei volesse controargomentare le mie tesi in modo da poter intavolare una discussione proficua.
Il compimento dell’unità *non può che* coincidere con la conquista di Roma? Dovemmo avvertire trentini e giuliani..
Ha ragione anche lei: mi scuso con entrambi, ma ero preso dal contesto risorgimentale e ho colpevolmente trascurato la questione irredentista. Grazie per la “tirata d’orecchi”.
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