Visto da Varese: Trasporti, città-giardino sospesa tra la Svizzera e Malpensa
19 Luglio 2020

di EZIO MOTTERLE
Tutte le strade (e le ferrovie) portano ormai a Malpensa. E sull’aeroporto collocato nel Basso Varesotto si gioca la principale scommessa per il rilancio del territorio dopo la pandemia, tanto che Varese intende garantirsi con lo sviluppo del “suo” scalo intercontinentale un ruolo chiave nella futura geografia economica europea. Mentre si cercano nuove vie per la piena ripresa dopo il lockdown, Malpensa guarda già avanti, con un masterplan di ampliamento che si concluderà nel 2035, puntando su una crescita nel trasporto dei passeggeri e soprattutto delle merci. I primi segnali di recupero sono già confortanti e il dibattito sul territorio è aperto per garantire una presenza ecocompatibile del traffico aereo, nella speranza che possa svolgersi al più presto senza restrizioni sanitarie. Attorno al maxi-scalo si rafforzano intanto i progetti per ottimizzare i collegamenti, un reticolo di binari e di asfalto in continua progressione a oltre vent’anni dal decollo del complesso aeroportuale. Sul fronte ferroviario il completamento del sistema elvetico Alp Transit potrà consolidare i legami col centro Europa, rendendo fruibile una rete ad alta velocità sempre più accessibile in ogni direzione. E nel piano investimenti del governo sulle nuove infrastrutture viene compresa sul fronte stradale la Pedemontana lombarda, realizzata per metà e già definita “autostrada degli aeroporti” per la funzione che avrà nel migliorare il raccordo fra Malpensa, Linate e Orio al Serio, con due opere annesse, la tangenziale di Como e quella di Varese, destinata quest’ultima a collegare l’Autolaghi col valico di Gaggiolo e da lì con l’autostrada svizzera Chiasso-Lugano. Quasi sospeso nel mezzo di questo sviluppo epocale delle comunicazioni, il capoluogo prealpino, carico oltre che di potenzialità economiche anche di preziose attrattive ambientali, si gioca il futuro preparandosi a svolgere un ruolo di cerniera nel cuore dell’Europa. Da un lato la frontiera di terra con la Svizzera, dall’altro quella di cielo con Malpensa. Due poli di transito in grado di assicurare alla città-giardino una funzione vitale su cui innestare l’impegno a sfruttare sul piano economico, segnato anche qui dalla prospettiva di un autunno caldissimo, tutte le opportunità che questa ricca crescente connessione internazionale può garantire a un’area produttiva peraltro da sempre fortemente connessa a Milano. Per il Varesotto insomma una speranza di rilancio concreta nel tempo (si spera) del dopovirus. Pur sempre carico di incognite.