Saronno, “Quote rosa”, ecco le liste con maggiore componente femminile
30 Agosto 2020
SARONNO – La campagna elettorale è entrata nel vivo e tutti i candidati sono all’opera nel presentare il proprio programma. Ma qual’è la situazione delle “quote rosa”? Evidente a chiunque come tra i candidati sindaco ci sia una sola donna ma com’è la situazione all’interno delle liste?
La normativa presuppone che vi sia un massimo di due terzi di uniformità di genere: ciò significa che il 33% del totale deve appartenere al sesso femminile, il 33% a quello maschile – lasciando circa un altro 33% di libertà. La pena del mancato rispetto di questa norma, prevede che la Commissione elettorale del circondario cancelli, partendo dall’ultimo, i nomi dei candidati della parte eccedente. Se non diventa possibile raggiungere il numero minimo di candidati dopo questa scrematura, la lista non risulterà idonea alla candidatura e, pertanto, verrà esclusa.
A Saronno, dove tutte le liste hanno rispettato le regole, le percentuali di quote rosa sono stabili: la maggioranza delle liste riporta un 37,5% di presenza femminile (che corrisponde a 9 donne su 24 candidati). Le liste a riportare questo dato sono Tu@ Saronno, Con Saronno, la coalizione Azione, Italia Viva e +Europa e Obiettivo Saronno.
Si tratta del terzo dato più alto tra le undici liste. Il secondo posto appartiene a Partito Democratico, Forza Italia e Saronno al Centro, che presentano dieci donne in lista ciascuna – arrivando ad una percentuale del 41,6%.
Ma la lista con la percentuale di candidati rosa più alta è il Movimento 5 Stelle, che presenta un numero ben inferiore di candidati. Infatti, su sedici candidati, nove appartengono al genere femminile, per un dato percentuale del 56,2%.
(foto d’archivio)
25082020
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Commenti
Io sono di avviso diverso. La risposta è tutta in una parola…. Sessismo! Una discriminazione sociale vecchia quanto “L’ESSERE UMANO”, perpetrata e perpetuata nella “presunta” superiorità dell’uomo verso la donna. Non è forse più discriminatorio e per il “genere umano” che si sia dovuta fare una legge ad hoc? La legge elettorale d’altronde non cita mai donne o uomini ma usa il termine dei “due” generi che ora “volendo” si potrebbe mutare in “tre” per la ora riconosciuta componente LGBT nella promulgata legge sulle unioni civili del 2016. Fra i diritti dell’essere umano riconosciuto dalla Costituzione Italiana vi è anche quello del diritto politico (art.51):”Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.” Per le competenze politiche, concordo in pieno tanto per i politici tutti, tanto per chi deve valutarne le stesse da posizione opposta, cioè da cittadino!
Ancora discutiamo quote rosa…. In lista serve gente competente non importa il sesso… La raggi a Roma è incompetente….. Come del resto altri sindaci magarii uomini
Ma una legge che ti impone di mettere un certo numero di donne in lista non è discriminatoria in sé? Il sesso biologico è superiore al concetto di persona umana con i suoi diritti?