Gerenzano, taglio del nastro per la panchina rossa
GERENZANO – Ieri in largo Fagnani, l’Amministrazione comunale di Gerenzano e l’associazione Rete rosa-centro antiviolenza el Saronnese” alla presenza di molti cittadini, hanno inaugurato la “panchina rossa”, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Un segno, dicono dal Comune, “per ribadire il nostro no alla violenza contro tutte le donne. Un ringraziamento particolare alla presidente di Rete rosa Saronno, Oriella Stamerra, e a Cristina Anna Conca, Donatella Cattaneo, Monica Mariotti per le letture di testi su questo tema e per quanti hanno collaborato a questo evento”.
Il Centro territoriale antiviolenza Rete rosa (sito web: https://reterosa.eu/) si trova in via Petrarca 1 a Saronno, telefono 0221065826, è aperto lunedì e venerdì pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30, martedì, mercoledì e giovedì dalle 9.30 alle 12.30; il numero telefonico nazionale antiviolenza e stalking è 1522.
Di seguito il discorso del sindaco Ivano Campi al taglio del nastro della simbolica panchina rossa.
Buongiorno a tutti,grazie per essere qui oggi. Ricordiamo oggi il 25 novembre, giornata internazionale per la lotta alla violenza contro le donne, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel lontano 1999. E’ stata scelta questa data in ricordo di un gravissimo fatto accaduto il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana. Furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quel giorno le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Vogliamo fermarci un attimo a riflettere sul tema della violenza contro le donne.
Anche in questi giorni, donne vengono uccise da mariti, fidanzati o presunti tali. Donne che vengono considerate oggetti, proprietà privata. Sembra che si arrivi a questo tragico e inaccettabile epilogo all’improvviso, ma non è così: si scopre a posteriori che le violenze sono subìte da mesi, anni. Le discriminazioni, le violenze fisiche e psicologiche contro le donne, perpetrate in ambito domestico e familiare, sui luoghi di lavoro, non accennano a diminuire. Mobbing, molestie sessuali, stalking, stupro, femminicidio: sono alcune tra le varie forme di violenza subìte dalle donne in tutto il mondo e, per questo, è un fatto sociale.
La donna viene uccisa in quanto donna, perché rivendica una libertà che non le è consentita, una libertà che per secoli non è stata prevista e quando tale libertà viene reclamata, non la si perdona: perché a tutt’oggi, radicate convinzioni, modelli socio-educativi e relazionali trasmessi da generazioni, tengono la donna subordinata all’uomo e come soggetto dipendente nel rapporto affettivo. Violenza che si manifesta per lo più silenziosamente nella vita quotidiana e che riesce a rappresentarsi come un evento accidentale, persino nella percezione delle stesse vittime.
Ci sono strumenti che possono aiutare ad impedire o far cessare queste violenze, come ad esempio l’insostituibile aiuto delle associazioni come Rete rosa Saronno, presente con noi la presidente Oriella Stamerra, che ringrazio, le forze dell’ordine, gli Uffici dei servizi sociali, il numero contro la violenza 1522. Fondamentale è rompere l’isolamento che queste donne vivono, devono sapere che ci sono persone, professionisti che le possono aiutare, che non sono sole con il loro dramma. L’importanza educativa e culturale, da diffondere soprattutto tra le nuove generazioni, soprattutto tra le generazioni maschili, è il primo agente di cambiamento per una cultura del rispetto.La panchina che oggi inauguriamo, vuole essere un simbolo, posto davanti a tutti, per dire soprattutto alle donne vittime di violenza, che non siete sole, che il problema esiste, che non si deve far finta che non ci sia, che esistono situazioni di violenza fisica e psicologica. La panchina rossa, è il simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla violenza. Ed è un monito e stimolo per tutti noi, se sospettiamo di queste situazioni, è doveroso intervenire e determinante interagire, parlare con queste vittime. Questa panchina rossa aumenti in tutti noi la consapevolezza sul fenomeno della violenza, in particolare della violenza di genere, fenomeno sommerso di cui si parla sempre troppo poco.
(foto: alcuni momenti del taglio del nastro)
22112021