Gianetti Ruote, la corte d’appello di Milano decreta la condotta antisindacale. “C’è rabbia e soddisfazione”
CERIANO LAGHETTO – SARONNO- La Corte d’appello di Milano ha dichiarato la condotta antisindacale della Gianetti Ruote. L’annuncio arriva da Pietro Occhiuto Segretario Generale Fiom Cgil Brianza.
“Attendiamo di poter leggere le motivazioni che hanno determinato questa sentenza ma oggi abbiamo accolto questo giudizio con un misto di rabbia e soddisfazione Rabbia perché si è dovuto attendere oltre un anno per vedere riconosciute le tesi nostre e dei lavoratori e soddisfazione perché questa sentenza possa essere il presupposto che porti al giusto risarcimento per le lavoratrici ed i lavoratori che un anno fa hanno perso il loro posto di lavoro e che attualmente hanno in corso cause individuali contro quel licenziamento” dichiarano Pietro Occhiuto e Stefano Bucchioni della Fiom Cgil Brianza.
I due sindacalisti proseguono nel sostenere che “la Gianetti a Ceriano Laghetto era nelle condizioni di proseguire la produzione e garantire il lavoro per le 150 persone che in quel sito operavano. Siamo consapevoli che la storia non si fa con i se e con i ma, però se la Giustizia ci avesse dato ragione sin da subito ed il nostro Paese avesse una normativa che tuteli l’industria da pericolosi faccendieri che si credono imprenditori, noi oggi saremmo a raccontare un’altra storia. L’importante è che adesso i lavoratori abbiano il giusto risarcimento e che situazioni come la Gianetti non accadano più”.
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Fondata nel 1880 a Saronno la Gianetti ruote aveva sede in via Stabilimenti a Ceriano Laghetto dove contava 152 dipendenti. Produceva ruote per camion e per le celebri motociclette della Harley Davidson. Era di proprietà di un fondo investimenti tedesco, che controlla anche molte altre aziende in svariati settori compreso quello dei giocattoli e del modellismo. La produzione si è fermata il 3 luglio quando è stata inviata la mail che annunciava lo stop dell’attività nello stabilimento cerianese e l’intenzione di procedere con il licenziamento collettivo.
(foto archivio)
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Commenti
Non si può che condividere l’analisi sopra espressa ed il rammarico per la perdita irrecuperabile di un patrimonio tecnologico d’avanguardia. Nessun risarcimento sarà “giusto”. Gravi le responsabilità di chi ha permesso tutto questo.
Era una gran bella ditta, lavorava bene, i suoi prodotti erano di alta qualità. Ora ? va bene un risarcimento, ma cosa vuol dire ? Tristezza, aggiungerei alla rabbia.
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Semplice. Chiudere attività industriali non può che far bene al paese Italia.
E pensare che tutto era cominciato con il licenziamento dei rappresentanti sindacali mentre l’amministrazione girava per boschi