Due trapianti e l’adolescenza tra gli ospedali: il saronnese Davide Galli racconta
SARONNO – Una storia tanto di gratitudine, ma sopratutto di eroi ed eroine che hanno reso possibile la sua seconda vita: quando Davide Galli, saronnese di 37 anni, ricorda la malattia e i due trapianti ne parla come di una serie di sfortune, ma con una serie di incontri giusti.
“Quando abbiamo visto Davide arrivare al nostro cento, ci siamo tutti allarmati – così racconta Angela Lomuscio, infermiera del centro ad assistenza limitata dell’ospedale di Saronno, che ha seguito Davide Galli nella sua permanenza a Saronno – Il nostro centro si occupa di dialisi per i pazienti che hanno certe caratteristiche di stabilità. Vedere arrivare un paziente tanto giovane con un simile passato medico, ci ha fatto preoccupare moltissimo”.
La storia di Davide, infatti, ha visto moltissime difficoltà e, in qualche caso, sfortune. Durante l’adolescenza intendeva rinnovare la tessera del federazione basket italiana, ma gli esami di controllo hanno rilevato extrasistole ripetute durante l’elettrocardiogramma sotto sforzo. Le numerose analisi portano ad una diagnosi molto complicata cardiomiopatia dilatativa al ventricolo sinistro, che consiste nella dilatazione del cuore; una patologia che forza il ragazzo ad interrompere l’attività agonistica, ma anche l’inizio di una serie di dolorose rinunce.
Prima l’installazione di un defibrillatore, che provocava dolore entrando in funzione, poi il conseguente cambiamento di vita: niente più sport, feste, molte amicizie perse, ma anche difficoltà a proseguire gli studi in architettura. Nel 2016, a 29 anni, il peggioramento della sua malattia arriva ad un punto critico: Davide Galli viene messo in lista d’attesa per un trapianto di cuore e viene ricoverato nell’ospedale di Busto Arsizio per quattro mesi, passando dalla cardiologia all’unità coronarica.
Le sue condizioni degenerano una domenica, quando, semplicemente alzandosi dal letto, il suo cuore va in arresto cardiaco. Rianimato con urgenza all’ospedale di Bergamo, il giovane, non ancora trentenne, viene attaccato alla Ecmo, una procedura per l’ossigenazione extracorporea del sangue. “Si usa, in particolare, per i trapianti – spiega lo stesso Davide Galli – è una macchina di assistenza polmonare e cardiocircolatorio. Permette di tenere in vita il paziente, mettendo a riposo cuore e polmoni, affinché i medici possano fare una diagnosi precisa e trovare il tempo necessario per agire e risolvere le criticità”.
Ci vogliono dieci giorni per trovare un cuore con le caratteristiche giuste, altri cinque giorni di Ecmo e nove mesi di ricovero, a causa di complicanze dovute a varie infezioni. Alla fine, però, Davide comincia la sua nuova vita.
Dopo quattro anni, però, i reni smettono di funzionare, richiedendo un nuovo trapianto. E’ in questo momento, nel 2020, che il giovane, ora trentatreenne, giunge al Cal dell’ospedale di Saronno: il centro ad assistenza limitata che accoglie pazienti che necessitano di dialisi, senza però la presenza costante di un medico. Nonostante le iniziali paure del personale medico, presto la presenza di Davide all’interno del reparto ha portato un’ondata di novità.
“Davide era uno dei pazienti più giovani – ricorda Angela Lomuscio – l’abbiamo visto entrare in carrozzina e vederlo uscire con le proprie gambe, dopo un anno e mezzo di attesa per il trapianto di rene è stato commovente. Sapevamo della sua storia clinica e, in più, è figlio di una nostra collega, questo ha reso la sua presenza nella nostra realtà molto più sentita. Affettuosamente lo chiamiamo “Davidino” per i suoi quasi due metri di altezza, ma soprattutto perché ha creato gruppo tra noi e lo abbiamo sempre sentito parte della nostra famiglia”.
“E’ stato il nostro animatore: con le sue capacità artistiche ha personalizzato i caschetti di ciascuna di noi, disegnando le nostre passioni, o elementi della nostra personalità su ciascuno di essi; con lui abbiamo introdotto la tradizione della tombolata natalizia, che ogni anno, anche per via dei ricchi premi, vede moltissime adesioni”, continua.
Il lietofine è giunto, per Davide, un anno e mezzo dopo. “Quando abbiamo ricevuto la chiamata per la possibilità di trapianto, abbiamo trattato tutto in modo molto segreto, come necessario. In questi casi l’adrenalina è davvero molta, sia per il paziente sia per noi. Spesso, inoltre, non è detto che alla chiamata segua il trapianto, quindi è davvero una fase delicata. Dico sempre che non tutto deve andare per forza male e, infatti, Davide, quel giorno, ha avuto una nuova vita in senso pieno”, ha concluso Angela Lomuscio.
L’esperienza di Davide si è trasformata in gratitudine con la fondazione, nel 2018, dell’associazione “Ecmo per la vita”, prendendo il nome dalla stessa macchina che gli ha salvato la vita. L’associazione si occupa di dare sostegno alle famiglie che vedono figli, o anziani, catapultati in terapia intensiva senza indicazioni: “Il sentimento è di puro smarrimento – spiega Davide Galli – Gli stessi medici hanno sentito l’esigenza di una simile realtà proprio per sostenere famiglie e anziani soli.”
(in foto: Francesca Colombo, Angela Lomuscio, Davide Galli e Giada Carrubba)
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Commenti
Ho avuto la fortuna di conoscere Davide eravamo nello stesso turno è un ragazzo speciale ciao Davide
Come iniziare la settimana con una bella storia a lieto fine .