Saronno, Casa di Marta compie 8 anni con una settimana di eventi
SARONNO – Casa di Marta si prepara a festeggiare otto anni di attività con una settimana ricca di eventi, dal 16 al 23 novembre. Il programma, variegato e coinvolgente, spazia da momenti di riflessione a iniziative artistiche e culturali, tutte unite dal comune denominatore della solidarietà e dell’impegno sociale.
Si comincia sabato 16 novembre con un convegno dal titolo “Ripartenza: una speranza ragionevole”, un’occasione per riflettere sul futuro e sulle sfide che la comunità è chiamata ad affrontare. A seguire, l’inaugurazione della mostra d’arte “Ripartenza”, che offrirà ai visitatori un percorso visivo emozionante e suggestivo. Domenica 17, martedì 19 e giovedì 21 novembre, la struttura sarà aperta al pubblico con visite guidate tenute dai volontari, che illustreranno le attività della Fondazione e le opere d’arte esposte.
Lunedì 18 novembre, alle 21, si terrà un incontro con l’autore Daniele Mencarelli, che presenterà il suo ultimo libro “Brucia l’origine”. L’evento di chiusura, sabato 23 novembre alle ore 18, sarà un momento di festa e beneficenza, con una performance artistica di Fabrizio Vendramin e un apericena a buffet organizzato dal ristorante Ingalera del carcere di Bollate. Il ricavato della serata sarà devoluto alla Casa di Marta.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Casa di Marta relativo alla scelta della parola “Ripartenza”.
Nel prossimo mese di novembre per Casa di Marta ricorre l’ottavo anniversario della sua inaugurazione,
un periodo ormai maturo, in cui ha preso vita concretamente un piccolo mondo fatto di gesti di solidarietà, con l’alternarsi di molti servizi in risposta a vari bisogni di persone e famiglie in difficoltà (mensa, armadio solidale, servizio docce, servizio infermieristico, distribuzione pacchi alimentari, emporio della solidarietà, aiuto allo studio…), oltre all’intensa e varia attività di molte associazioni che operano all’interno delle struttura (Rete Rosa, Città di Smeraldo, Lilt, Consultorio familiare, Unitalsi, Avulss…).
La ricorrenza dell’anniversario è l’occasione per promuovere una serie di proposte culturali che aiutino a richiamare il senso di quello che accade all’interno della Casa, nell’ottica di diffondere la cultura della solidarietà e la cultura del dono, valori che portano con sé una ricchezza tale, da poter cambiare la vita di molte persone. Per l’ottavo anniversario abbiamo scelto una parola: ripartenza. L’ispirazione è arrivata da un libro: “Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia” di Giorgio Paolucci, grazie al quale abbiamo scoperto come questa parola ci appartenesse in modo così intenso e reale.
Ripartenza è riconoscere che, oltre al servizio, c’è la relazione umana. La maggior parte dei servizi rispondono a bisogni concreti, che appartengono alla quotidianità di ogni persona: il bisogno di mangiare, di ripararsi, di vestirsi, di curarsi.
Ad ogni bisogno si cerca di dare una risposta concreta e tempestiva, ma nella maggior parte dei casi questa risposta non risolve il “problema”.
Dietro ad ogni bisogno materiale c’è infatti lo sguardo di una persona in difficoltà, la sua storia e spesso la sua solitudine; ogni gesto concreto di aiuto può essere lo strumento per arrivare a quella persona, per offrirgli un’amicizia e per generare una possibilità di relazione di vero aiuto. La libertà di ogni persona genera poi una scelta: limitarsi ad accettare l’aiuto concreto o rischiare di accogliere anche un’amicizia, che può essere il motore per la ripartenza.
“Nella vita di ognuno di noi, almeno per un secondo, compare non il volto, ma la mano che ci prende e ci mette su una via fatta di salvezza. Sta a noi, poi, percorrerla o meno”, scrive Daniele Mencarelli nella prefazione del libro di Paolucci.
Ripartenza è credere nell’uomo. “L’uomo non è il suo errore” (don Benzi) e il povero non è una categoria: ci sono persone che vivono in condizioni di povertà e di fragilità, ma tutti, prima di tutto, siamo uomini. Nelle storie delle persone in difficoltà e nelle dinamiche delle strutture che offrono vari tipi di aiuto, la sfida quotidiana è quella di riconoscere queste persone come uomini liberi e riuscire a trovare insieme a loro la voglia e la modalità per riprendere in mano la propria vita e sfidare quella condizione di difficoltà con il desiderio di una ripartenza.
La povertà non è l’identità di una persona, perché dietro il volto della povertà c’è sempre un uomo, una donna, un bambino o un anziano, che possono trovare la via della salvezza grazie anche alla presenza di qualcuno che offre loro una mano. Ripartenza è amicizia. Il bene crea anche legami che sono generativi: così l’artista Fabrizio Vendramin ha riscritto la parola ripARTenza in questo modo e si è offerto come direttore artistico di una mostra d’arte, in cui alcuni
artisti esporranno un’opera realizzata appositamente ispirandosi al tema dell’iniziativa, opere che saranno poi donate per un’asta benefica, a sostegno della Casa di Marta.
Poi ci sono le amicizie di vecchia data, come quella con Caritas Ambrosiana, che festeggia il suo cinquantesimo anno, e con la quale abbiamo pensato ad un convegno per riflettere sul tema della ripartenza. Infine, ci sono le nuove amicizie: in questi mesi Casa di Marta ha avviato una nuova collaborazione con il carcere di Bollate, per mettersi a disposizione come opportunità e luogo di ripartenza per quelle persone che, concluso il periodo di reclusione, devono ricominciare per riappropriarsi della propria vita. Collaborazione che ha già generato: a breve una nuova associazione, “Giustizia e Persona”, porterà la propria sede in Casa di Marta, aggiungendo una specificità di azione sociale che mancava nella struttura.
Ripartenza è accoglienza. La promozione culturale dell’iniziativa corrisponde anche al momento di riapertura del servizio del dormitorio, servizio che negli ultimi tre anni siamo riusciti a proporre in modalità “Emergenza freddo”,
con apertura nei quattro mesi invernali. Questi tre anni sono stati il tempo necessario per sperimentate le modalità di accoglienza e gli spazi da dedicare al servizio, che lo scorso inverno ha trovato una collocazione definitiva all’interno della Casa. Risolte quindi le dinamiche pratiche, in questi ultimi mesi abbiamo spostato lo sguardo sulla persona, convinti che la risposta di accoglienza di soli quattro mesi non sia spesso sufficiente per la ripartenza delle persone; purtroppo, infatti, molte persone accolte alla fine del servizio sono tornate nella loro condizione di difficoltà senza dimora, con il rammarico che forse un tempo un po’ più lungo sarebbe stato necessario per accompagnarle fino ad una soluzione definitiva.
Il desiderio è quello di poter offrire un servizio continuativo per tutto l’anno: ci stiamo impegnando sia per la raccolta fondi necessaria a sostenere i costi del servizio, sia per la formazione di un gruppo di lavoro che coinvolga vari soggetti (centro di ascolto della Caritas, servizio educativo, servizi sociali comunali, associazione attive in ambito caritativo) che collaborino e condividano le modalità per accompagnare le persone accolte verso percorsi concreti di ripartenza.