Milano, città di ultra centenari: come cambiano le abitudini delle famiglie e l’approccio all’abitare
Milano ha tanti record, uno dei quali, a molti, potrà sembrare inaspettato: la città della moda e del design ha, rispetto ad altri centri urbani grandi e medi in Italia, un numero alto di centenari.
Considerando i dati dell’anagrafe comunale si parlava, a marzo di quest’anno, di 731 over 100, con addirittura un cittadino di ben 115 anni. Se si guarda, invece, alle persone che, sempre a marzo 2024, risultavano nella fascia over 90, si parla di poco più di 24 mila individui.
Si tratta dell’ennesimo segnale del progressivo invecchiamento del Paese – ricordiamo che, accanto a questi dati, è necessario ricordare quelli della natalità, sempre più bassi di anno in anno – e della necessità di ripensare le abitudini familiari.
Sono infatti sempre di più le persone che, in un Paese in cui i salari sono fermi da 30 anni, scelgono di assumere, spesso a tempo pieno, il ruolo di caregiver familiari di parenti in tarda età.
I numeri in crescita di chi fa questa scelta stanno portando, di riflesso, alla nascita di nuove figure professionali. Le famiglie hanno nuove e diverse esigenze rispetto al passato e, se fino a una ventina di anni fa poteva valere la pena investire in un business dedicato alla primissima infanzia, oggi come oggi nascono ogni giorno professionisti e realtà strutturate che, tra sessioni di coaching di gruppo o individuali e formazione di professionisti come ASA e OSS, assistono le famiglie in un percorso che è tutto tranne che facile.
L’aiuto della tecnologia
Anche la tecnologia è un faro prezioso per chi, spesso partendo senza il possesso degli strumenti adeguati, si trova a dover gestire a casa in tutto e per tutto un parente anziano.
Dai servizi di telemedicina, che hanno dimostrato, nel pieno dell’emergenza Covid, di poter essere un valido punto di riferimento per l’assistenza a pazienti con problematiche di salute importanti, fino alla possibilità di usufruire di un servizio di radiografie a domicilio a Milano, con tutto quello che implica dal punto di vista dell’interazione con lo specialista in un contesto protetto come la casa, la scelta davvero non manca.
Nel secondo caso in particolare, si evita uno spostamento non necessario a persone impossibilitate a muoversi per motivi fisici o per il rischio contagio di malattie infettive, risparmiando denaro altrimenti speso per eventuali trasporti speciali e prevenendo lo stress derivante dalla preoccupazione per possibili complicanze.
Il co-housing per anziani: gli esempi delle altre città
Con il generale invecchiamento della società, muta anche l’approccio all’abitare e a dimostrarlo ci pensano i progetti focalizzati sul co-housing per anziani. Ad oggi, tra gli esempi più interessanti che si possono chiamare in causa ne esistono diversi che non riguardano il contesto meneghino.
Poco male, dato che, in un mondo come quello attuale, c’è davvero l’opportunità per imparare da tutto e tutti. Un case history molto interessante arriva da Torino. Da una ex proprietà di Reale Mutua in Corso Palestro è stata infatti creata la Specht Residenzen, una residenza di 40 appartamenti di varie metrature e con servizi comunitari che vanno dalla palestra, alla biblioteca, fino alla sala concerti.
Un vero e proprio contesto di lusso – dove non mancano il medico e i controlli di telemedicina – dedicato agli over 65.
Di progetti ne esistono diversi anche a Milano, ideati spesso per rispondere a quelle situazioni in cui può capitare che i familiari stretti siano lontani.
Non c’è che dire: con il continuo invecchiamento della società, le scelte e gli investimenti stanno cambiando radicalmente. Non resta che aspettare futuri sviluppi per capire come andranno le cose e se ci saranno politiche per la natalità efficaci tali da permettere un vero cambio di passo.