“2000 battute”: la pazza del pozzo
5 Marzo 2025

Saronno, 27 maggio 1695.
Angela Leinata (Lainati), “giovine” (ossia nubile) di circa quarant’anni, si suicida, gettandosi in un pozzo nei pressi della casa dove risiede con la sua famiglia, probabilmente in Contrada di Santa Marta (oggi Corso Italia).Da circa sette anni patisce di “umori capitali”, “melancholia” o “umor nero”, secondo le teorie derivanti da Ippocrate e Galeno, sulle quali si basa la cultura medica del tempo. Si tratta di malessere psichico, malattia mentale, forse “solo” depressione. Probabilmente l’essere una donna adulta, anziana per l’epoca, non sposata, aggrava la sua condizione di disagio: bisogna essere mogli, e quindi, per naturale conseguenza, madri. Tornano alla mente Alessandro Manzoni e i suoi “Promessi Sposi”: Agnese fa leva sui complessi di Perpetua derivanti dalla sua condizione di nubile, al fine di distrarla, mentre Renzo e Lucia, accompagnati dai testimoni, tentano di “sposarsi” davanti a Don Abbondio.
Le donne devono essere mogli e madri, con pochissime alternative: monache, serve, prostitute, cortigiane escluse (o comprese?).
La Chiesa cattolica non ammette la sepoltura, in luogo consacrato, dei suicidi: è quindi necessario che il medico curante, Carlo Giuseppe Marliani, “Fisico Colegiato”, rediga una breve relazione per motivare il gesto estremo della sua paziente.
“Angela Leinata nativa di questo borgo quale si è ritrovata hoggi annegata in un pozzo, et che la commune fama è che vi si sij da essa precipitata, è già longo tempo ch’ella era predominata da umori melancholici e fantasmi tenebriusi in forma tale che dalla consideratione e vehemenza di essi fatta finalmente debole la retta ragione e l’intelletto niuna o puoca resistenza haveva per correggere gli errori, e falsità dalla imaginatione rapresentateli, come io più volte visitandola ho in fatti conosciuto. Onde sì come non è da meravigliarsi ch’ella non essendo libera di mente habbi dato in questa risolutione così non pare che possa imputarsi a vitio, o delitto peccaminoso, e punibile un atto fatto da un consiglio, e determinatione non libera; e per essere tale la verità […]”.

Un medico serio e scrupoloso, lontano dalla contemporanea macchietta del Dottor Purgone che Molière tratteggia ne “Il malato immaginario”, forse più vicino al “protofisico Settala”, che Manzoni cita descrivendo la città di Milano afflitta dall’epidemia di peste del 1630.
Sulla scorta della relazione firmata dal Marliani, il curato di Saronno concede il diritto di cristiana sepoltura alla povera Angela.
Una donna, la “melancholia”, un pozzo, l’acqua. “Melancholia” è un film del 2011 del regista Lars Von Trier, viene trattato il tema della depressione femminile, citando più volte il personaggio di Ofelia (creato da William Shakespeare), morta suicida (annegata, ma fuori scena) dopo l’abbandono di Amleto.
Una donna che guarda nel pozzo, come la samaritana al pozzo di Giacobbe, o come le donne descritte nel 1948 da Natalia Ginzburg, quelle donne che spesso nel pozzo finiscono per caderci: “E invece avevo tralasciato di dire una cosa molto importante: che le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio delle donne. […]. Ho conosciuto moltissime donne, donne tranquille e donne non tranquille, ma nel pozzo ci cascano anche le donne tranquille: tutte cascano nel pozzo ogni tanto. […]. Ho conosciuto moltissime donne, e adesso sono certa di trovare in loro dopo un poco qualcosa che è degno di commiserazione, un guaio tenuto più o meno segreto, più o meno grosso: la tendenza a cascare nel pozzo e trovarci una possibilità di sofferenza sconfinata che gli uomini non conoscono […]. […] ma sono in fondo solo dei pretesti e in verità piangono perché sono cascate nel pozzo e capiscono che ci cascheranno spesso nella loro vita e questo renderà loro difficile combinare qualcosa di serio”.
Buon 8 Marzo a tutte le donne, anche alle pazze e alle depresse, di ogni epoca e di ogni luogo.
P.S.: che cosa sarà successo al pozzo? Anni fa ho chiesto un parere a chi ne sapeva, sull’argomento, più di me: “Avranno tirato su qualche secchiata, e poi avranno ripreso a utilizzarlo, come se niente fosse”.
Alessandro Merlotti
Fonti:
– Archivio della Prepositurale SS. Pietro e Paolo di Saronno;
– https://naufraghi.ch/natalia-ginzburg-alba-de-cespedes-e-il-pozzo-delle-donne/
Immagini:
– Archivio della Prepositurale SS. Pietro e Paolo di Saronno;
– “Donna al pozzo di Giacobbe”, Sieger Koder (https://parrocchiasantamariadellasalute.weebly.com/immagini-sieger-koder.html)

2000 battute (più o meno) fuori sacco
Storia locale e storie locali dal passato remoto agli anni più recenti, per provare a interpretare l’attualità rileggendo ciò che è accaduto. Storie e curiosità lette, trovate negli archivi o ascoltate negli ultimi trent’anni. Senza presunzione, cercando di imparare ogni giorno qualcosa in più.