Giorni Di Versi, ecco le poesie vincitrici del concorso poetico del Legnani “Tra le righe”
27 Marzo 2025

SARONNO – Si è tenuta nella serata dello scorso venerdì 21 marzo la premiazione del concorso poetico “Tra le righe” del liceo classico Legnani di Saronno nell’Auditorium Aldo Moro di viale Santuario. Nel corso della serata, che ha visto ospiti i poeti Giorgia Maria Cornelio e Tommaso Di Dio, si è svolta la premiazione dei primi tre classificati per le tre categorie.
Tutte le poesie ponevano il tema dell’altro, dell’empatia: il tema è stato esplorato in diversi modi dai ragazzi, a volte influenzati anche dalle notizie di cronaca e attualità.
Per la categoria “biennio”, al terzo posto “L’altro” di Nabil Rhzouni, della 1 Ce; al secondo posto “l’altro per me” di Greta Scattoni della 1Ac. Vincitrice “Luce e ombra” di Francesca Evangelista, della 2Cs, di cui riportiamo il testo:
mentre l’altro si perde in cella.
Frammenti di vita, scelte audaci,
tra risate e silenzi, dolci tracce.
Sotto il sole, un giullare, un sognatore,
la vita è un gioco, un eterno fervore.
Ma nel buio, il pensiero è dolore,
la voce si spegne, un canto che implora.
Ricordi pesanti, un passo, un lamento,
cadono come foglie, un triste momento.
La mente si chiude, tormenti, un tormento
la calma è un miraggio, sfugge al vento.
Abbracci di ombre, vuoto abissale,
le notti danzano, in un giro fatale.
Un cuore diviso, un’anima reale,
che cerca la pace, in un mare di sale.
E così, l’altro, non è mai lontano,
la vita si veste di maschere in mano.
Tra riso e lacrime, un destino strano,
nel silenzio, ascoltiamo il suo arcano.
ad un tratto,
lo vidi.
Dietro il filo spinato.Un filo,
cupo e triste,
come un serpente di ferro
che stritola i sogni,
divisore tra un mondo colorato
e un mondo grigio.
Un mondo che grida aiuto
e un mondo che grida gioia.
Da una parte un bambino che conta i giorni
sulle dita magre,
dall’altra parte,
tra i colori di un mondo dimenticato,
un bambino con occhi pieni di vita.
Si fermarono
e gli occhi parlarono,
gridarono verità,
come due lingue che non sanno parlare
ma che si comprendono nel silenzio.
“Chi sei?” chiede uno.
“Perché soffri?” chiede l’altro.
Uno mangia il pane,
l’altro mangia il silenzio,
uno corre nei campi,
l’altro si piega sotto il peso del suo nome.
Poi…
il filo li divise ancora,
rimase soltanto
uno sguardo,
un segreto negli occhi
un ponte invisibile tra due mondi.
A volte mi sento l’Altro,
come una notte senza stelle,
un cielo smarrito nell’oscurità,
dove i pensieri vagano tra dubbi e sogni.
La paura si rifugia nel silenzio,
tra domande senza risposta,
che mi stringono la pala,
come onde verse nell’infinito,
incapaci di raggiungere la riva.
Eppure, nel cuore della quiete
e dell’ombra si sente un battito che rompe il tacere,
e tra le tenebre brilla una scintilla,
ostinata e viva.
Ma davanti al cammino per raggiungerla ,
sento il vento diventare tempesta,
e sussurri che si intrecciano con essa annunciando la mia caduta
e soffocando quel battito che sembra un sogno lontano e irraggiungibile.
Ed è proprio lì, quando le mio cuore si sta spegnendo
lentamente lasciando scivolare ogni speranza,
che vedo l’aurora boreale accendere il cielo,
come un’anima che trova la sua luce nel buio.
E capisco che questa paura paralizzante e la mia prigione,
ma anche la mia chiave,
perché solo chi attraversa la notte può vedere l’alba.