L’ex Isotta Fraschini nel cinema Greenwich di Roma: altro successo per documentario di Lorenzo Casali
17 Aprile 2025

SARONNO – L’Isotta Fraschini di Saronno protagonista del documentario che lo scorso 15 aprile è stato proiettato sullo schermo dell’importante cinema Greenwich di Roma, in occasione della rassegna “Solo di martedì”, in dialogo con Silvio Grasselli e Lorenzo Hendel. Si chiama “Banzavóis“, ideato dai registi Lorenzo Casali e Gianluca Angoi, che per due anni hanno seguito i lavori di trasformazione all’interno dell’ex area industriale, per poter essere in grado di raccontarne al meglio il processo di trasformazione: con la loro telecamera hanno raccontato un viaggio caleidoscopico nella storia del sito, abbandonato da 30 anni.
“Banzavóis è una parola d’invenzione, in assonanza con mais, forse amalgama dialettale, coniata da Carlo Emilio Gadda per il granoturco, simbolo della produzione agricola lombarda. Sta forse anche per pance vuote, i braccianti e mezzadri che trovarono impiego nei primi impianti industriali lombardi di fine ‘800”, così si legge nella sinossi. E ancora: “La parola suggerisce uno slittamento geografico in un immaginario Sudamerica: riportata oggi in Brianza, ben si adatta al paesaggio dalla ricca flora tropicale, globalizzato fin dentro la struttura stessa di una natura drasticamente mutata”.
La fabbrica diviene così palinsesto per una narrazione nella quale antifascismo, memoria del lavoro, del conflitto e della dismissione: il risultato risplende in un’opera profonda, dai dettagli storici accurati, anche grazie all‘assistenza dello storico saronnese Giuseppe Nigro, che ha collaborato con la regia per dare un’immagine significativa della trasformazione dell’area dismessa, ma anche delle persone che l’hanno popolata e la popoleranno.
La proiezione unica nella celebre sala della capitale, non è, però, l’unico importante riconoscimento che Banzavóis ha conquistato: lo scorso dicembre, il regista Lorenzo Casali ha ricevuto il primo premio del concorso nazionale Roberto Gavioli di Brescia per: “la capacità di rintracciare un legame storico tra la fabbrica e il suo territorio, incrociando e mettendo a confronto lavoro umano e processi naturali; per l’uso sapiente e suggestivo delle immagini d’archivio impiegate per creare parallelismi tra lotte di resistenza; per saper mettere in questione l’idea di progresso lontano da qualsiasi facile cliché”, come si legge nelle motivazioni della vittoria.
Si tratta di un premio dedicato al cinema documentario che racconta ed esplora il mondo dell’industria e del lavoro, promosso dal museo dell’industria e del lavoro di Brescia, in collaborazione con associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale, università Cattolica del Sacro Cuore e banca Santa Giulia.
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