Vive a Saronno Sekou Diabagate, sopravvissuto alla più grave strage in mare di migranti: “Nessuno pensa alle vittime”
19 Aprile 2025

SARONNO – “Mi sento ancora malissimo, penso al ragazzo con cui siamo partiti dal nostro Paese e che non ce l’ha fatta”: Sekou Diabagate, oggi camionista a Saronno, è uno dei ventotto sopravvissuti al più grave naufragio di migranti mai registrato nel Mediterraneo. A dieci anni da quella notte, ha deciso di rompere il silenzio.
Tra il 18 e il 19 aprile 2015, un vecchio peschereccio con a bordo un migliaio di persone tra cui molti bimbi è affondato nel Mediterraneo centrale, a circa 200 chilometri a sud di Lampedusa. Solo in ventotto riuscirono a salvarsi. Gli altri morirono in mare, intrappolati nello scafo del barcone, poi recuperato e trasferito ad Augusta. Il bilancio di quella tragedia ha segnato la storia dei flussi migratori verso l’Europa. A distanza di anni, solo una trentina delle vittime sono state identificate.
Sekou Diabagate vive oggi a Saronno con la moglie e il figlio. Lavora come camionista e, dopo anni di silenzio, ha deciso di raccontare la sua storia alla giornalista Eleonora Camilli de La Stampa, partecipando alla commemorazione alla Nuova Darsena di Augusta, dove oggi si trova il relitto. “Provo ancora molta amarezza – ha dichiarato – per come viene trattato e raccontato questo tema. E anche rabbia. Troppo spesso si dimentica rispetto dovuto a chi non ce l’ha fatta”.
Le sue parole, raccolte anche da Tg3, testimoniano una ferita ancora aperta: “Ogni volta che ci penso, mi sento male. Penso al ragazzo con cui ho lasciato il mio Paese. È morto, e io sono qui”. Una memoria che diventa responsabilità e voce per chi non ha potuto raccontare la propria storia. “A nessuno interesse dalle vittime né all’Italia né all’Europa che potrebbero fermare le morti in mare ma non fanno nulla. Serviamo solo come propaganda”
La cerimonia ha acceso i riflettori su un altro tema caldo il mancato riconoscimento delle vittime. Nonostante le operazioni di recupero e identificazione dei corpi, solo una piccola parte ha avuto un nome.
(foto un fotogramma del servizio del Tg3 – qui il video)
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Commenti
Ho visto processioni via crucis con croci fatte col legno dei barconi dei trafficanti di migranti. Come si fa a dire “nessuno pensa alle vittime”?
“A nessuno interesse dalle vittime ne all’Italia ne all’Europa che potrebbero fermare le morti in mare ma non fanno nulla. Serviamo solo come propaganda”
Non sono d’ accordo con questa affermazione.