Cosa sta succedendo a Gaza?
30 Aprile 2025

Esiste una data entrata ormai tragicamente a far parte delle pagine più nere della nostra storia: il 7 ottobre 2023. Si tratta del giorno in cui Hamas (movimento militante islamico e uno dei principali partiti politici dei Territori palestinesi) ha lanciato un attacco contro Israele, dando inizio a una guerra su larga scala nella Striscia di Gaza. Da quel preciso momento, il conflitto non si è più fermato, segnando un alto numero di vittime civili e una gravissima crisi umanitaria.
Tutto questo, fino al 19 gennaio 2025, quando è entrato in vigore un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, mediato da attori internazionali. Una tregua fragile che, in data 18 marzo 2025, è miseramente caduta, con Israele che ha ripreso le operazioni militari a Gaza tramite attacchi aerei e rappresaglie terrestri, causando ulteriori vittime e aggravando la crisi.
In questo scenario, gli aiuti umanitari sono essenziali, con diverse realtà attive nel Territorio per portare aiuto dove e a chi serve. Tra queste, c’è anche Medici Senza Frontiere che, con oltre 1000 membri fissi, continua a fornire cure per i feriti e i bambini, assistenza alle donne incinte, vaccinazioni e distribuzione di acqua e cibo. Per riuscire a portare avanti questi interventi, diventa quindi cruciale il sostegno a Medici Senza Frontiere: con le donazioni per Gaza, si permette a questa Organizzazione Umanitaria di comprare scorte, farmaci e beni essenziali per chiunque sia in emergenza.
Gli aiuti umanitari a Gaza sono un’urgenza assoluta
L’intervento di MSF e altre Organizzazioni simili a Gaza si configura come un vero e proprio argine al collasso totale della vita civile. Partiamo dalle strutture sanitarie, che sono ormai gravemente danneggiate o sovraccariche. Mancano medici, medicinali, attrezzature di base e, in molti casi, persino l’elettricità e l’acqua pulita. In questa situazione, gli aiuti sono indispensabili per fornire cure salvavita, medicine e antibiotici, ma anche per poter portare avanti interventi chirurgici e garantire il necessario supporto medico alle vittime.
Ci sono poi le infrastrutture di base, anche queste quasi del tutto distrutte e i blocchi che limitano l’accesso al cibo e all’acqua: il 65% della Striscia è soggetta a divieto di accesso. Le donazioni per Gaza consentono di offrire alle popolazioni colpite pasti quotidiani, latte in polvere per bambini, acqua potabile e kit igienico-sanitari per la sopravvivenza.
Un’altra problematica urgente riguarda gli sfollati che, secondo le Nazioni Unite, sono ormai oltre un 1,9 milioni, ovvero quasi il 90% della popolazione della Striscia di Gaza. Gli aiuti consentono di dare loro rifugi di emergenza, oltre a beni essenziali come coperte, stufe da campo, vestiti e altri beni di prima necessità, così da limitare l’insorgere di malattie.
Ci sono poi tutti gli interventi in favore dei più vulnerabili, come bambini, donne incinte, disabili e anziani, più colpiti dal conflitto. Gli aiuti umanitari sono fondamentali per portare vaccinazioni e assistenza pediatrica, dare supporto alla maternità, attivare programmi nutrizionali e intervenire a livello psicologico. Senza questi aiuti, intere generazioni rischiano di crescere senza assistenza e senza futuro.
Infine, le donazioni per Gaza sono anche una forma di resistenza morale: una sorta di testimonianza di solidarietà, che serve a dimostrare che il resto del mondo non è indifferente e non rimane semplicemente a guardare.
La situazione a Gaza in tempo reale
Ad aprile 2025, la situazione nella Striscia di Gaza rimane estremamente critica, caratterizzata da intensi combattimenti, una crisi umanitaria sempre più profonda e un blocco quasi totale degli aiuti. Dal punto di vista militare, dal 2 aprile Israele ha attivato un’espansione dell’offensiva per controllare ampie aree del territorio palestinese tramite offensive via terra e attacchi aerei.
Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, è dal mese di marzo che è vigente il blocco totale, che impedisce l’ingresso in città di cibo, acqua, carburante e medicinali e ha provocato un livello di malnutrizione acuta in aumento.
Tutto questo, è peggiorato dal “Corridoio di Morag”, una zona di sicurezza che separa Rafah dal resto della Striscia di Gaza e che limita ulteriormente i movimenti della popolazione e l’accesso agli aiuti.