2000 battute: Eravamo infelici ma non lo sapevamo
7 Maggio 2025

Sabato 5 luglio 1986.
Da pochi giorni Bettino Craxi ha dato le dimissioni e ha lasciato Palazzo Chigi. Il Mondiale di calcio è finito con la vittoria dell’Argentina di Maradona (com’era giusto che fosse).
Il “Corriere della Sera” riporta in prima pagina la notizia dell’incarico esplorativo, per la formazione del nuovo governo, concesso dal Presidente Cossiga all’eterno Amintore Fanfani (il “Rieccolo!”, come lo chiamava Montanelli). Forse per riempire il giornale, in un caldo sabato estivo, a pag. 29 troviamo un articolo dedicato al nostro paesone, dal titolo “Saronno, il fascino discreto di una città a misura d’uomo”.
“A metà strada tra Milano, Varese e Como, Saronno sembra essere indifferente agli influssi di queste tre città così diverse. Vive autonoma e indipendente, fiera della propria fisionomia e orgogliosa di non essere stata fagocitata dalla vicina megalopoli meneghina. Con trentottomila abitanti e una superficie di circa undicimila chilometri quadrati [refusone, saremmo stati grandi come l’intero Abruzzo] [Saronno] potrebbe essere paragonata, con un po’ di fantasia, a quelle cittadine americane di provincia tanto di moda nei film degli anni Cinquanta. Certo non ci sono le villette con giardino e posto-macchina, forse perché Saronno è cresciuta in fretta. Meta del primo esodo dei milanesi stanchi dello smog e stremati dalla ricerca di una casa, si è dovuta arricchire in tutta fretta di palazzi più o meno alti.
Altra conseguenza di questo sviluppo a ritmo serrato è un certo disordine urbano con problemi di viabilità e, soprattutto, di parcheggi. Saronno, ricca di negozi e di uffici pubblici, nonché sede della Pretura e dell’Ufficio imposte, ogni giorno viene invasa dalle automobili degli abitanti dei vicini centri che si recano in città per lavoro, per shopping o per sbrigare pratiche burocratiche. La caccia al posteggio non è affare da poco. Lo stesso Comune, ospitato in una bella villa in stile Liberty, per concentrare tutti gli uffici (ora dislocati in vari punti della città) e per allontanare lo spettro del parcheggio, ha deliberato l’acquisto del complesso della «Rinascente», ormai chiuso da più di un anno.
Ma il vero problema di Saronno è la disoccupazione, in particolare quella giovanile. Nell’aprile del 1983 è stata chiusa la F.O.S. (Fonderia di Saronno) dove si fabbricava il cuore della famosa stufa Warm Morning.
La Breda-Isotta Fraschini, partita come industria automobilistica e poi, durante la seconda guerra mondiale, specializzata in motori marini, ha già messo in cassa integrazione circa quattrocento operai. Le prospettive non sono rosee, si parla di chiusura anche per la Breda e si sta lottando per mantenere a Saronno un nucleo di duecento addetti alla progettazione. Il resto delle attività sarà trasferito a Trieste.
Preoccupazioni anche per la Lazzaroni, la fabbrica dei prestigiosi biscotti, che dopo cento anni di ininterrotto dominio ha ceduto il controllo dell’azienda alla Campbell, una multinazionale americana. Degli oltre cinquecento dipendenti in organico, duecento sono ora in cassa integrazione.
Unica eccezione, in un panorama industriale incerto, è l’Illva, la fabbrica della famiglia Reina dove viene prodotto il famoso amaretto di Saronno (solo negli Stati Uniti se ne consumano ogni anno otto milioni di bottiglie). Anche qui però non mancano le preoccupazioni. Si teme che la fabbrica-madre di Saronno possa perdere valore e importanza rispetto allo stabilimento costruito all’inizio di questo decennio vicino a New York […].
Ormai sono le piccole imprese e il terziario a «tirare» sul mercato e Saronno, grazie alla sua vocazione comprensoriale e alla particolare posizione territoriale, sta cercando di sfruttare questa nuova linea di sviluppo. In tal senso potrà trarre beneficio dal grande progetto di ristrutturazione delle Ferrovie Nord Milano.
Con il quadruplicamento della tratta Milano-Saronno, gli anacronistici treni delle Nord si trasformeranno in una moderna metropolitana a cielo aperto, con notevoli vantaggi sul piano della velocità e della comodità del trasporto. La stessa stazione ferroviaria di Saronno sarà completamente ricostruita entro la fine degli anni Ottanta.
Visti i progetti in materia di collegamenti, non è escluso che Saronno diventi una città-satellite. Non diventerà però un dormitorio, uno di quei quartieri giganti che si svuotano la mattina e che si riempiono solo a sera con il rientro dei pendolari”.
Bentornati nel 2025, ci aspettava un futuro radioso.
Bibliografia:
– “Saronno, il fascino discreto di una città a misura d’uomo”, in “Corriere della Sera”, 5 luglio 1986, pag. 29.
Immagini:
– Archivio fotografico del Comune di Saronno.
2000 battute (più o meno) fuori sacco
Storia locale e storie locali dal passato remoto agli anni più recenti, per provare a interpretare l’attualità rileggendo ciò che è accaduto. Storie e curiosità lette, trovate negli archivi o ascoltate negli ultimi trent’anni. Senza presunzione, cercando di imparare ogni giorno qualcosa in più.
Lascia un commento
Commenti
Molto interessante. “Non diventera’ un dormitorio…” Beh, questa previsione non si e’ avverata