Da Saronno al Cile, l’avventura di Carlo Motta in bici: le miniere di Chuquicamata
9 Settembre 2025

SARONNO – Carlo Motta, ciclista saronnese e attivista di Bicipace, è di nuovo in sella alla sua bici per una nuova avventura alla volta del Cile. Riceviamo e pubblichiamo il suo diario di viaggio dello scorso 1 settembre.
Ritorno a Calama in bus. In extremis riesco ad infilarmi nella visita guidata alla mina di Chuquicamata. In questo sito si producono 190.000 tonnellate di rame all’anno. La zona era conosciuta ed il suo rame utilizzato già dagli inca, infatti Chuquicamata è un termine precolombiano che significa “punta di lancia”, ma lo sfruttamento industriale iniziò nel 1915 quando l’allora presidente cileno vendette per quattro soldi il sito ad aziende nordamericane.
Nel 1969 il governo Allende ne nazionalizza il 50% e all’inizio del 1973 la restante parte. Aggiungiamo anche che il sindacato dei minatori era la più forte organizzazione operaia di quegli anni. Serve altro per capire il perché del golpe di Pinochet? Ancora oggi la Codelco, che gestisce questa ed altre miniere, è di completa proprietà dello stato cileno. Ci accompagna nella visita Olga, orgogliosa figlia e nipote di minatori. Sino ad una ventina d’anni fa nell’area esisteva il villaggio dei lavoratori e delle loro famiglie con negozi, ospedale, teatro, ecc. Ci abitavano 25.000 persone. C’era persino una società di calcio, dove i minatori erano azionisti, che guadagnò persino la prima serie; adesso gioca in seconda. La storia assomiglia a quella dei “nostri” villaggi operai: Cantoni, Dell’acqua, Crespi d’Adda, di oltre un secolo fa.
L’area occupata dal cratere misura 6.5 x 3.5 km e la profondità raggiunge i 1.100 metri. Oggi vi lavorano 20.000 persone: 12.000 in superficie e 8.000 in galleria. Tutt’attorno l’area è punteggiata da enormi montagne piatte chiamate tartel (torte) che sono gli scarti di lavorazione. Le gallerie scendono di altri 400 mt: non so voi ma pensare di andare a lavorare 1.500 metri sottoterra mi mette un po’ d’angoscia. Non mi stupirei che all’ingresso degli ascensori che calano gli operai sotto terra vi fossero scritti quei versi di Dante che ricordano la città dolente e l’eterno dolore e l’invito a lasciar fuori ogni speranza.
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Nel 1969 il governo Allende ne nazionalizza il 50% e all’inizio del 1973 la restante parte. Aggiungiamo anche che il sindacato dei minatori era la più forte organizzazione operaia di quegli anni. Serve altro per capire il perché del golpe di Pinochet? Carlo sei un mito… spendi il nome di Saronno non si sa mai perché negli anni bui centinaia di cileni sono passati da Saronno verso la Svizzera e c’eravamo tutti: preti, militanti di avanguardia operaia e lotta continua, insospettabili signori democristiani , socialisti pertiniani, socialisti ticinesi … il riferimento era il MIR … “ cose che non si sanno dei sarunatt”




