Da Saronno in America Latina in bici, Carlo Motta racconta il ritorno in Cile
28 Settembre 2025

SARONNO – Carlo Motta, ciclista saronnese e attivista di Bicipace, è di nuovo in sella alla sua bici per una nuova avventura alla volta dell’America Latina. Riceviamo e pubblichiamo il suo diario di viaggio dello scorso 17 settembre.
Sajama- putre, km 96 e 860 mt+. Vabbe’, è andata così. Sono le 8 mentre lascio Sajama percorrendo una pista migliore di quella che avevo fatto per arrivarci e mi dirigo verso la RN4 che mi porterà in Cile. Sulla mia destra le piramidi solitarie dei due vulcani gemelli, Parinacota e Pomerape, incombono pacifiche sul mio pedalere.
Ho fatto una bella esperienza soprattutto se penso che in me la montagna non è congenita. Sono uomo nato e vissuto in pianura, per quelli come me l’attenzione al verticale non è innata. Si è portati a veder le cose in modo orizzontale, a pensare in maniera orizzontale. Quando cresci in una zona dove il massimo dislivello è dato dal fondo della valle del Ticino al “Cadinasci0u”, anche il tuo pensiero rischia di adagiarsi in modo orizzontale. C’è voluto tanto esercizio e soprattutto passione per amare il verticale, per accogliere l’imprevisto di un orizzonte nascosto.
Immerso in questi pensieri un po’ logorroici quasi non mi accorgo di quello che gli ultimi chilometri di Bolivia mi stanno offrendo. Una bella signora con vestiti tradizionali percorre la mia stessa strada. Mi fermo a chiacchierare, abita qualche km avanti e ha solo 2 anni più di me. Una volta sulla R4 si comincia a salire ma in modo moderato sino al villaggio di Tambo Qemado (bruciato), ultimo avamposto boliviano. Da li iniziano 7 km di salita impegnativa che mi portano i quasi 4800 metri slm del passo di frontiera. Le formalità doganali non sono semplici e perdo più di un ora. Un doganiere cileno, particolarmente zelante, registrerà anche dati della bicicletta (tipo, nr telaio, data e paese di costruzione).
Così quando i doganieri han finalmente deciso di lasciarmi andare, nel frattempo eravamo diventati “amici “: foto di famiglia, la bici, il viaggio in europa, esco sulla strada che da RN 4 era diventata R 11- CH e mi affaccio al Cile. Una volta avevamo alcune certezze, come ad esempio che i proletariato non avesse nazione; poi dev’essere successo qualcosa che mi sfuggito e non so più bene. Di certo quello che qui e oggi non ha nazione è il vento. Ovviamente ostinato e contrario. Ovviamente forte, tanto e maledetto. Devo spingere anche in discesa e faccio fatica a concentrarmi sulla bellezza dei laghi andini. Arrivo a putre che il.sole è calato con le luci della bici accese.
Una doccia calda all’hotel las viscunas e un’ottima cena a base di carne di lama al flama andina mi riconciliano, almeno un po’, con il.resto del.mondo. I prezzi sono sensibilmente lievitati rispetto alla bolivia ma anche la qualità. Domani 18 di settembre è festa grande in Cile, è las fiestas patrias, giornata che ricorda l’inizio del processo d’indipendenza. Decido di fermarmi due notti.
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