2000 battute 1977: l’autonomo saronnese morto a San Vittore
8 Ottobre 2025

15 dicembre 1977: “A Milano, dopo la quinta aggressione, è stata sgominata la banda che rapinava i vigili notturni. Due sono iscritti a giurisprudenza e il terzo è un minorenne. […]. Questa notte però i rapinatori sono stati arrestati, colti sul fatto. Sono tre giovanissimi, giunti ieri sera in treno da Saronno, dove ha sede il loro circolo, dal nome emblematico «Tupa-Mara», con chiaro riferimento a Mara Cagol, la giovane moglie di Renato Curcio uccisa in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Le perquisizioni nella casa di uno dei tre giovani hanno portato al rinvenimento di numeroso materiale propagandistico ispirantesi ad Autonomia Operaia e a un vero arsenale, tra cui anche un fucile del tipo «a pompa» […]”.
Inizia così la storia di un 21enne, abitante a Saronno, ex studente all’Itis “Giulio Riva”, iscritto al secondo anno di giurisprudenza e insegnante di educazione fisica in una scuola media della Brianza. Con lui vengono arrestati altri due giovanissimi: “Sono un 19enne abitante a Caronno Pertusella, dove lavora come verniciatore […]; lo studente 17enne, anche egli abitante a Saronno, impiegato come verniciatore […]”. La prima rapina di quella sera avviene in Via Cappuccio, un metronotte viene derubato della pistola. Secondo atto, con le medesime finalità, in Via Torino. Dopo l’arresto dei tre, il capo dell’Ufficio politico della Questura di Milano si reca a Saronno e visita la sede del circolo «Tupa-Mara» in Via San Giuseppe. Qui vengono trovati i volantini (e anche “[…] diverse copie del giornale «Rosso»”), mentre “[…] nella cantina dell’abitazione del 21enne gli agenti sequestrano pallottole calibro 38 special, calibro 7.65 e 6.35, cartucce da caccia, bossoli di calibro diverso, due caricatori, un fucile «a pompa» per la caccia grossa risultato rubato nell’ottobre scorso a Novi Ligure assieme ad altre diciotto armi, […]”. E ancora: “Della «ronda» si stanno anche interessando i carabinieri di Saronno. Sembra infatti che i dati somatici degli ultrà corrispondano a quelli di giovani che recentemente hanno compiuto varie rapine nella zona”: sono le “ronde proletarie”, sorte come forme di organizzazione contro il lavoro nero e lo straordinario, apparse per la prima volta nella primavera del 1977.
Il 21enne. viene rinchiuso a San Vittore, in cella con due detenuti per furto d’auto. La mattina del 26 dicembre, Santo Stefano, i compagni di cella, attorno a mezzogiorno, cercano di svegliarlo ma si accorgono che è privo di vita: “Misteriosa morte a San Vittore di un ultrà appartenente ad «Autonomia Operaia», arrestato dieci giorni fa. Si tratta di un 21enne abitante a Saronno, […]. Il giovane è morto nel sonno nella notte tra il 25 e il 26, […]. Nei prossimi giorni l’autopsia dirà se si apre o se si chiude un capitolo di questa triste storia”. Il medico del carcere avanza la possibilità di un nesso causale tra il colpo di un calcio di pistola, subito alla fronte dal 21enne durante l’arresto (visibili, nelle foto pubblicate dai quotidiani, due grossi cerotti incrociati sopra il naso ), e il decesso, assenti sul corpo altre tracce di violenza. “il 21enne la sera precedente, aveva consumato lo stesso cibo dei suoi compagni di cella, non risulta che fosse dedito alla droga e poi non esistono prove che il giovane fosse riuscito a procurarsi sostanze stupefacenti”. Sempre il medico del carcere afferma: “Il giovane aveva una piccolissima ferita alla fronte; ci disse che un poliziotto lo aveva colpito col calcio della sua arma”. Dal giorno del suo ingresso a San Vittore il 21enne . non accusa dolori al capo o in altre parti del corpo, ma chiede in infermeria alcuni calmanti in quanto sofferente di crisi depressive.
Così scrive Massimo Nava: “Quella del 21enne è un’altra morte oscura nella storia delle carceri di San Vittore. Perché oscura? Lasciamo parlare la madre, i parenti, i cugini. Sono riuniti tutti insieme nell’appartamento in cui il giovane abitava, tre modeste stanze di un palazzone alla periferia di Saronno. È un racconto di dolore, dal quale affiorano drammatici particolari della vita del ragazzo, dei suoi ultimi giorni in cella, di un colloquio avuto con la mamma, la vigilia di Natale. Al pianto, ai ricordi, si aggiungono rabbia e accuse: è stato picchiato, aveva paura, soffriva, aveva bisogno di soccorso, ma nessuno l’ha ascoltato. […]. «Quando sono andata a trovarlo in carcere mi ha detto: Mamma, ho paura…qui ti uccidono». […]. Due anni fa il padre, operaio all’Alfa Romeo di Arese, è morto per un tumore ai polmoni. La vita tranquilla di una famiglia modesta era stata sconvolta. […]. Ma non era violento, era fragile, molto fragile di carattere, un contrasto stridente con il suo fisico d’atleta […]. Nella sua cameretta si notano i connotati più ovvi della vita di tanti giovani: il quadro del «Quarto Stato» di Pellizza da Volpedo, un ritrattino di Marx, un poster di toreri, ricordi e immagini di un viaggio in Inghilterra. E poi tanti libri. Sul comodino quello sulla vita di Lenny Bruce, assieme alle musicassette, alle pile di un registratore, agli appunti per un esame all’università. Sì, forse era, come si dice, autonomo, estremista e violento: ma essere autonomo è un buon motivo per morire in una cella di San Vittore?”.
Scrive del caso anche un giovane Gian Antonio Stella: “Al «caso » questa mattina tutti i giornali dedicano ampio spazio. Quattro colonne sul «Corriere della Sera», quattro colonne sul «Giornale nuovo», tre quarti di pagina sulla «Repubblica», una pagina su «Lotta Continua», […]”.
L’autopsia sul cadavere, prevista nella mattinata del 28 dicembre, viene rimandata al giorno seguente (per attendere l’invio, dall’ospedale di Saronno, delle cartelle cliniche del giovane): si svolge presso l’Istituto di Medicina Legale di Milano, su richiesta della madre di assistono all’esame anche due medici dell’ospedale San Carlo aderenti a “Medicina Democratica”. Ne parla a “Radio Popolare” il legale della famiglia.
I giornali del 30 dicembre riportano l’esito dell’esame autoptico: “Per i periti legali che hanno eseguito l’autopsia sulle spoglie di M.L. sembra che non ci siano più dubbi: il giovane aderente ad «Autonomia Operaia» trovato morto la mattina di Santo Stefano nella sua cella a San Vittore è stato fulminato da una crisi di tipo epilettiforme, secondo la terminologia medica. In altre parole, il processo sarebbe stato causato da una paralisi cardio-respiratoria: una forma rara, ma non sconosciuta tra i soggetti colpiti da sindrome cerebrale, in conseguenza della quale il sarebbe passato dal sonno alla morte. […]. Un esito, quello formulato a caldo dai periti e dai consulenti di parte, che non ha un suggello definitivo. Rimane pur sempre la possibilità («una su mille» […]) che il decesso possa essere stato una conseguenza del colpo infertogli da un sottufficiale di PS con il calcio della pistola, […], oppure che a San Vittore non siano state praticate cure adeguate”.
Lo stesso 30 dicembre 1977, a Saronno, si svolge una manifestazione per ricordare il 21enne.
Nei giorni a seguire, le autorità allontanano da Milano, per motivi di sicurezza (dopo alcuni atti intimidatori), il medico del carcere e il sottufficiale di PS autore dell’arresto dell’autonomo.
Guardo le foto di sui quotidiani dell’epoca: un ragazzo di 21 anni, i cerotti sulla fronte, due occhi chiari, i baffi che lo fanno sembrare più grande di quello che era.
Fonti:
– “Presi gli studenti ultrà che disarmavano i metronotte”, in “Corriere d’Informazione”, 15 dicembre 1977, pag. 1;
– Silvano Guidi, “Strappavano ai metronotte le armi per gli attentati”, in “Corriere d’Informazione”, 15 dicembre 1977, pag. 9;
– “Bloccata dalla polizia «ronda proletaria». Aggrediva e disarmava le guardie giurate”, in “Corriere della Sera”, 16 dicembre 1977, pag. 14;
– “Gli «autonomi» che disarmavano le guardie avrebbero compiuto numerose rapine”, in “Corriere d’Informazione”, 17 dicembre 1977, pag. 6;
– “Sospettati di rapine i tre ultrà della ronda proletaria”, in “Corriere della Sera”, 18 dicembre 1977, pag. 17;
– Sergio Stimolo, “Giallo a San Vittore per la morte in cella di un giovane ultrà”, in “Corriere d’Informazione”, 27 dicembre 1977, pag. 7;
– Franco Motta, “Trovato morto nella sua cella a San Vittore giovane autonomo della ronda proletaria”, in “Corriere della Sera”, 27 dicembre 1977, pag. 8;
– Massimo Nava, “È stato picchiato – sostiene la mamma”, in “Corriere della Sera”, 27 dicembre 1977, pag. 8;
– F. Mo., “Solamente l’autopsia chiarirà i dubbi sulla fine dell’autonomo a San Vittore”, in “Corriere della Sera”, 28 dicembre 1977, pag. 8;
– “La ronda proletaria”, in “Corriere della Sera”, 28 dicembre 1977, pag. 8;
– Gian Antonio Stella, “Crescono dubbi e polemiche sulla morte del giovane autonomo”, in “Corriere d’Informazione”, 28 dicembre 1977, pag. 7;
– “La madre dell’autonomo morto in cella denuncerà la direzione di San Vittore”, in “Corriere della Sera”, 29 dicembre 1977, pag. 10;
– Adriano Solazzo, “L’autopsia ha stabilito che l’autonomo è morto in carcere per cause naturali”, in “Corriere della Sera”, 30 dicembre 1977, pag. 10;
– “Trasferito per motivi di sicurezza il maresciallo che arrestò l’autonomo”, in “Corriere della Sera”, 3 gennaio 1978, pag. 8;
– “Sono tre le inchieste sulla morte a San Vittore del giovane autonomo”, in “Corriere d’Informazione”, 4 gennaio 1978, pag. 7.
Foto:
– https://www.ugomariatassinari.it/[omissis]
– “Presi gli studenti ultrà che disarmavano i metronotte”, in “Corriere d’Informazione”, 15 dicembre 1977, pag. 1;
– https://www.arengario.it/opera/n-1718-avete-pagato-caro-non-avete-pagato-tutto/;
– https://archivioautonomia.it/argomenti/itis-di-saronno-aut-mi/
– https://archivioautonomia.it/autonomia-milanese/

Storia locale e storie locali dal passato remoto agli anni più recenti, per provare a interpretare l’attualità rileggendo ciò che è accaduto. Storie e curiosità lette, trovate negli archivi o ascoltate negli ultimi trent’anni. Senza presunzione, cercando di imparare ogni giorno qualcosa in più.
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Commenti
Ecco la mia risposta: si chiamava il conte in strada perché a differenza di noi barboni con l’eskimo arrivava in giacca e cravatta e il secondo lavorava con me in ditta Parma e e’ morto ( chissà come mai ) di cancro ai polmoni faceva il verniciatore, te giornalista dove eri quando saltavano per aria le stazioni e treni?
Ps ao era avanguardia operaraia…lc era lotta continua… gli autonomi erano autonomi
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E chi delle tre sparava e uccideva?
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Gentile Jlondon, io giornalista (che non sono giornalista, mi limito a leggere i giornali, quelli d’epoca) alla fine del 1977 frequentavo la terza elementare e stavo aspettando le vacanze di Natale. Mi piacerebbe saperne di più su quel periodo da chi l’ha vissuto. Grazie per l’attenzione.
Ecco la mia risposta: si chiamava il conte in strada perché a differenza di noi barboni con l’eskimo arrivava in giacca e cravatta e il secondo lavorava con me in ditta Parma e e’ morto ( chissà come mai ) di cancro ai polmoni faceva il verniciatore, te giornalista dove eri quando saltavano per aria le stazioni e treni?
Nell’ articolo si fa riferimento ad Autonomia Operaia, la sigla AO che i telos ogni tanto lasciano in giro abusivamente sui muri




