Giudice di pace appeso a un filo
SARONNO – E’ iniziato il conto alla rovescia per salvare l’ufficio del giudice di pace di Saronno: il coordinatore dei giudici, Erminio Venuto, ha già chiesto un incontro urgente con il sindaco Luciano Porro per tradurre in realtà quello che nelle scorse settimane è stato, a parole, l’intendimento unanime di tutte le Amministrazioni comunali della zona.
Dal 28 febbraio è infatti iniziato il count-down: ci sono due mesi di tempo per presentare al Ministero della Giustizia la richiesta di mantenere sul territorio l’ufficio del giudice di pace, in realtà per quanto concerne il basso varesotto, quello di Saronno verrà altrimenti trasferito a Busto Arsizio, una “perdita” che per i cittadini si tradurrebbe fatalmente in tantissimi disagi. Sono infatti centinaia ogni anno i residenti nella zona che si rivolgono ai tre giudici di pace di Saronno per le questioni più disparate, in campo penale e civilistico. Se l’ufficio andasse a Busto – come pianificato dall’allora Governo Monti in nome della “spending review” – per i residenti della zona sarebbe necessario raggiungere il palazzo di giustizia bustocco anche per presentare un semplice ricorso ad una multa. Una ipotesi a fronte della quale tutti i Comuni della zona si sono mobilitati, con una levata di scudi anche da parte della locale Associazione forense. Tutti a sottolineare gli elevati costi, in termini di tempo perso e trasferimenti forzosi a Busto, che la chiusura della cancelleria del giudice di pace a Saronno comporterebbe.
“E’ il momento di passare ai fatti – fa presente il coordinatore Venuto – e per questo ora mi incontrerà con il sindaco saronnese Porro, alf ine di mettere a frutto le dichiarazioni di intenti dei mesi scorsi”.
Per trattenere i giudici a Saronno i Comuni della zona si devono impegnare formalmente a coprire i costi di gestione del servizio. Non gli stipendi dei giudici, che sarebbero sempre a cura del Ministero della Giustizia, ma quelli delle utenze per la sede saronnese (poca cosa, visto che gli uffici si trovano nel palazzo di giustizia di via Varese, già di proprietà comunale) e per il personale amministrativo: in questo caso servirebbero una o due persone, che potrebbero essere “pescate” anche fra gli impiegati comunali o gli agenti di polizia locale. E tutti i costi potrebbero essere suddivisi fra tutti i Comuni del zona, trasformandosi davvero un una somma modesta.
La “patata bollente” ora passa ai politici.
090313