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Targa strage 26 aprile, l’intervento di Nigro che ha rievocato “la violenza inutile e vigliacca”

Sara Giudici
26 Aprile 2025
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SARONNO – “Non solo violenza inutile e gratuita, ma anche violenza vigliacca”. È questo il passaggio più forte dell’intervento di Giuseppe Nigro, presidente della Società Storica Saronnese, che ieri, venerdì 25 aprile, ha ricostruito la tragedia del 26 aprile 1945 durante la cerimonia di scopertura della targa commemorativa, collocata al confine tra Gerenzano e Saronno.

QUI L’ARTICOLO SUL 25 APRILE A SARONNO 

QUI IL RESOCONTO STORICO DELLA VICENDA

Nigro ha ricordato come “la città era già stata liberata e anche il circondario era liberato”, con i distaccamenti partigiani a presidiare i punti nevralgici per impedire nuove violenze da parte “dei fascisti in fuga da Milano”. Eppure, proprio il 26 aprile, “quando ormai la città era libera e quando nel nostro immaginario collettivo siamo abituati a pensare che la libertà fosse già un dato assodato”, si consumò uno degli ultimi e più sanguinosi scontri.

Gli “ultimi irriducibili” partirono da Milano per raggiungere Como, ignorando l’ordine del Comitato di Liberazione Nazionale Altitalia che prescriveva la deposizione delle armi. “Bisognava deporre le armi e pacificare, non c’era nessun intento violento”, ha spiegato Nigro, ma la colonna in fuga continuò a combattere fino allo svincolo dell’autostrada. Dopo alcuni scontri lungo il percorso e una tregua faticosamente pattuita con l’intervento dell’allora prevosto, sembrava che la resa fosse vicina.

Il tradimento arrivò poco dopo: “L’autoblinda che guidava quest’autocolonna fascista spara dall’alto con una mitragliatrice pesante contro il gruppo dei giovani partigiani tra cui ci sono questi quattro caduti”, ha raccontato Nigro. I feriti vennero trasportati all’ospedale di Saronno, dove i medici certificarono i decessi.

Una strage che Nigro ha definito “non solo violenza inutile e gratuita perché ormai la storia del fascismo si era conclusa il giorno prima, ma anche violenza vigliacca perché si cercava di fuggire e di fuggire come fu accertato dopo con molte ricchezze” stipate sull’autoblinda o nella macchina di Attilio Teruzzi, potente gerarca fascista.

Concludendo il suo intervento, Nigro ha voluto sottolineare il valore della memoria e il significato più profondo della cerimonia: “Questi giovani ventenni che partono e che hanno davanti una visione plurale del mondo, sono socialisti, comunisti, cattolici, azionisti, non sono dediti al pensiero unico come si vuol far credere da parte di qualcuno strumentalmente oggi. La libertà ha una visione plurale”.

“Questa celebrazione è quantomai importante perché noi stiamo testimoniando questa visione della libertà in cui tutti hanno diritto di esprimersi e vivere liberamente”, ha concluso, ringraziando “tutti coloro che si sono adoperati perché questa cerimonia riuscisse e perché in questa località, oggi tra due città ma all’epoca appartenente ad un comune unico, venisse posta” la targa della memoria.


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