NoReferendum, Bergamaschi suggerisce “un tagliando alla sindacatura Fagioli”
“Quasi il 70% degli italiani (il 75% a Saronno) si è recato domenica alle urne per il referendum confermativo seppellendo con un mare di NO la riforma Renzi-Boschi. Un risultato straordinario di partecipazione democratica che deve far riflettere su tanti affrettati giudizi dell’establishment circa la presunta insensibilità istituzionale del popolo. I nostri connazionali hanno dimostrato che alla Costituzione ci tengono e che non sono affatto disposti a deturparla con modifiche improvvisate e incoerenti. Questo è il primo dato di cui occorre prendere atto come peraltro ha fatto con una certa dignità il Presidente del Consiglio dimissionario. Inutile fare dell’ironia sulle matite copiative o le scie chimiche: al popolo elettore va portato rispetto, sempre.
Archiviato il risultato si aprono due grandi questioni politiche: la prima è una seria e condivisa riforma delle istituzioni. Tra coloro che hanno sostenuto il NO a questo proposito circolano le idee più diverse: alcuni (pochissimi) non vogliono cambiare nulla neppure abolire il CNEL, altri (la maggioranza) sono per un bicameralismo imperfetto ma con un Senato elettivo non ridotto ad un dopolavoro come voleva la ex Ministra Boschi. Alcuni (pochi) sono per un presidenzialismo temperato alla francese. Come fare a mettere d’accordo idee così diverse? L’unica è seguire il suggerimento di Stefano Parisi: votare una Costituente che lavori in parallelo al Parlamento al riparo dalle polemiche di giornata e far fare a loro. La seconda questione è quella della legge elettorale. Questa va risolta subito perché ad oggi il Senato verrebbe votato con una sorta di moncherino del vecchio Porcellum già dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema. Visto che ci siamo cambiamo anche l’orribile Italicum che con il ballottaggio consegnerebbe il Paese ad un unico padrone (Grillo o Renzi che sia). Piuttosto ripristiniamo il Mattarellum senza scorporo che male non era oppure più semplicemente una legge proporzionale con un premio di maggioranza moderato (sul 15%) alla coalizione vincente. Fatto questo in primavera dopo il G7 si può tornare alle urne. Nel frattempo mettiamo un Padoan a Palazzo Chigi per tranquillizzare l’Europa e non far schizzare in alto lo spread. Un rinvio alle Camere di Renzi sembrerebbe a molti una forzatura del tutto inopportuna.
Un appunto finale su Saronno. La città – dove per la cronaca la componente renziana nel Pd è largamente minoritaria – ha visto un sostanziale e sorprendente pareggio tra Si e NO. Una spiegazione potrebbe essere per così dire “demografica” vista l’elevata età media dei Saronnesi e il fatto che tra gli over 65 ha prevalso seppur di poco il SI. Un’altra ipotesi è però che una buona fetta degli elettori di centro destra moderato abbia votato a favore del SI e questo se da un lato corrisponde ad un sentimento piuttosto diffuso nel partito di Berlusconi potrebbe avere anche delle motivazioni per così dire “locali”. Forza Italia – che pure ha appoggiato Fagioli al ballottaggio – si sente ingiustamente marginalizzata e sembra voler passare da una sorta di benevola neutralità all’opposizione dura. Forse un tagliando a questa sindacatura dopo diciotto mesi non proprio esaltanti andrebbe messo in cantiere.
09122016