Sabato presidio contro gli arresti dell’ex Cuem e la “repressione quotidiana”
Se l’arresto di un saronnese, al momento ai domiciliari, è stata la scintilla le motivazioni per l’azione di protesta sono molte: dall’ordinanza che vieta di bere alcolici, al processo in corso contro i lavoratori delle cooperative, dall’inquinamento alla cementificazione.
In sostanza “per vivere una vita degna di essere vissuta è inevitabile scontrarsi con chi vuol fare di noi tutti degli automi che lavorano, producono e crepano in silenzio e senza creare troppi fastidi”
Ecco il testo integrale delle nota che annuncia il presidio firmata “Indagati,solidali e complice del saronnese”
Perchè scendere in piazza a Saronno per degli arresti a seguito degli scontri in difesa della Ex-cuem, libreria autogestita dentro all’università Statale di Milano sgomberata dalla polizia circa due mesi fa? Innanzitutto perchè la cosa ci riguarda: un nostro compagno è ai domiciliari e un altro è stato perquisito.
Se infatti questi eventi non toccano la vita di tutti, vi sono dei cambiamenti in corso nelle nostre città, nel modo di gestire gli spazi, i luoghi e le persone, che ricadono direttamente sulle nostre abitudini e modificano i modi di relazionarsi e di vivere il territorio.
Saronno è, come quasi tutte le città d’Italia, piena zeppa di telecamere. La tanto sbandierata sicurezza legittima l’uso indiscriminato di sistemi di controllo e videosorveglianza sempre più invadenti. Il risultato evidente è che il centro storico, tolto il sabato pomeriggio dello shopping, è vissuto più da telecamere che persone.
Anche a Saronno il prezzo degli affitti è in continuo aumento, anche qui si sfrattano i morosi e si sgomberano gli abusivi senza casa nonostante ci siano decine e decine di appartamenti vuoti e sfitti.
Ma Saronno è anche la città che lo scorso autunno ha visto le strade riempirsi di splendidi studenti in lotta contro una scuola che li voleva silenti. La risposta alla loro voglia di ribellarsi è stata ancora una volta repressiva: un fermo e una trentina di denunce per altrettanti ragazzi.
Saronno è la città in cui si sta svolgendo il processo ai solidali con i
A tutte queste violenze, ai soprusi della polizia come a tutte le limitazioni imposte alla nostra libertà, è necessario più che mai resistere.
Il messaggio che arriva dall’alto è chiaro e forte: i tempi stanno cambiando, lo Stato non può correre il rischio che vengano messe in discussione le sue decisioni e che la situazione sociale si surriscaldi ulteriormente. Sono lontani i tempi in cui i Partiti erano capaci di convogliare e gestire il malcontento e hanno quindi delegato totalmente questa loro funzione al Partito del Manganello.
Cosa fare dunque?
E’ fondamentale ribadire che la resistenza non è un reato: per vivere una vita degna di essere vissuta è inevitabile scontrarsi con chi vuol fare di noi tutti degli automi che lavorano, producono e crepano in silenzio e senza creare troppi fastidi.
Bisogna riprendersi quindi gli spazi e tempi della propria vita, occupare una casa per vivere senza lo strozzinaggio legalizzato dell’affitto, vivere le strade i parchi e le piazze secondo le proprie esigenze, in comune, e non secondo leggi e ordinanze imposte, bisogna trovare il modo di liberarci dalla schiavitù del denaro.
Per fare tutte queste cose è necessario capire che la Polizia è sempre e inevitabilmente un ostacolo tra noi e la realizzazione dei nostri desideri.
Non stupiamoci dunque di fronte alla violenza della polizia: ma invece organizziamoci, resistiamo ed agiamo affinchè escano definitivamente dalle nostre strade, dalle nostre piazze, dalle nostre vite.
26062013