Fabbriche fantasma in mostra al Mils
SARONNO – Sarà inaugurata domenica 21 giugno alle 18 al Museo delle industrie e del lavoro saronnese (il Mils) la mostra Fabbriche Fantasma con opere di Angelo Ariti e Marino Crespi.
“L’idea – spiegano gli organizzatori – è quella di proporre un viaggio degli artisti nei luoghi dell’abbandono non a caso il titolo della mostra è appunto fabbriche fantasma”.
L’esposizione, realizzata con la collaborazione della Società storica saronnese e con il patrocinio del Comune sarà aperta fino al 30 settembre ogni giovedì dalle 21 alle 23, ogni sabato dalle 15 aqlle 18 e ogni domenica dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19.
Ecco la presentazione della mostra firmata Angelo Proserpio presidente della Società storica Saronnese
Che cosa è questa mostra se non un esperimento su come spazi resi pubblici dal lavoro di una comunità attiva e solidale possono essere vissuti, ricordati e immaginati?
Ormai da oltre una generazione c’è una città che ignora gran parte di se stessa e che vede ogni giorno muri dietro i quali si proiettano curiosità e desideri diffusi, muri che sono luoghi d’incontro e interazione di un immaginario collettivo.
Di fronte alla tragedia delle aree dismesse non è più questione di dovere difendere l’antico, ma di cercare nuove identità urbane da un punto di vista economico territoriale culturale e sociale Queste opere di Marino Crespi e Angelo Ariti sono dotate di una penetrante forza di immagine e sono specchio di possibilità alternative. Inquadrati nella dimensione soggettiva dell’artista, queste architetture frammentate e disciolte sono manufatti simbolici che promuovono l’urgenza di spazi creativi, la necessità di percorsi trasversali, il destino di nuove vite, l’invenzione di sconfinamenti linguistici.
Come nelle stampe di Piranesi oggi questi edifici sono carceri dove si è interrotta la continuità della conoscenza, dei saperi e delle competenze, ma restano luoghi di identità locale che a dispetto del loro abbandono tendono a durare. Ed è per questo che, trasfigurati, sono in mostra nel Museo del lavoro, dove si conserva la memoria dell’impresa, degli oggetti che la raccontano e del loro valore; dove nasce la necessità di una forte riflessione culturale e anche scientifica; dove si può colmare la distanza tra industria e cultura, tra lavoro manuale e sentimento artistico e, dal groviglio dei rispettivi recinti, far nascere un’alleanza fra visioni diverse e opposte che hanno segnato il Novecento. Il passato può ancora produrre un’idea di città con nuovi contenuti. Il passato è adesso.