Delitto Granomelli: “Ecco perchè Maggio non ha avuto l’ergastolo”
Il giudice estensore Barbara Bellerio ha spiegato come la corte d’assise d’appello abbia accettato l’impianto accusatorio del pubblico ministero Nadia Calcaterra a partire dalla grande lucidità dimostrata dall’uomo subito dopo il delitto tanto da “prendere i monili, lavarsi le mani e le braccia dal sangue, vendere i gioielli al comproro, noleggiare l’auto e partire per le vacanze in Puglia”.
Insomma l’atteggiamento dell’uomo “falso e manipolatorio in grado di far credere alle persone che aveva accanto cose non vere e dimostrando una certa abilità nella menzogna” hanno convinto la corte a scartare l’ipotesi sostenuta dall’accusa ossia di trovarsi davanti ad un delitto preterintenzionale nato come un raptus durante un tentativo di furto.
Nonostante questo la corte ha scartato, per una questione tecnica, l’ergastolo come pena condannandolo Maggio ad una pena detentiva di trent’anni. In sostanza un diverso conteggio per la pena della rapina oltre alla scelta dell’imputato di avvalersi del rito abbreviato hanno evitato al 35enne l’ergastolo. Nodo cruciale la mancanza di requisiti per la recidiva, invece indicata in primo grado, visto che i reati commessi in precedenza dall’uomo, appropriazione indebitata e uso improprio di carta di credito non avevano nulla a che fare con l’omicidio.
29072015