Nigro: “Il Centro di Arese, tempio del consumo”
Inizia così la riflessione dell’ex assessore Giuseppe Nigro sul maxi centro commerciale che ha aperto qualche settimana fa ad Arese.
“Credo si possa dire che l’idea di fondo sviluppata dai progettisti dello “Shopping Center” di Arese sia quella di creare punti di aggregazione, moderne piazze, in un unico luogo consacrato al consumo. Un tempo l’architetto pensava la piazza come luogo d’incontro, di socializzazione su cui si aprivano gli edifici del potere politico, religioso e privato dei maggiorenti. Lo stesso luogo poteva anche fungere da mercato. Oggi, a prevalere e a strutturare la vita degli individui dentro un grande spazio circoscritto, è esclusivamente il consumo e suoi punti terminali, gli esercizi commerciali.
L’edificio, unico nel suo genere, si pone decisamente come un potente polo d’attrazione, come luogo di incontro di una vasta e numerosa umanità che insiste non solo su Milano, ma su gran parte della Lombardia e del Canton Ticino. Da quando nel 1918, fu aperto a Milano, il primo grande magazzino, “La Rinascente”, è trascorso quasi un secolo. La distanza fra Piazza Duomo e il “Centro” di Arese, non è solo spaziale, è lo scarto culturale e antropologico che colpisce.
Rimangono aperti parecchi interrogativi. Non soltanto quelli evocati dai capannoni industriali della storica fabbrica Alfa Romeo. Il quesito sulla desertificazione del sistema industriale lombardo è un rovello che non svanisce neppure di fronte alla meraviglia del moderno. Quali gli effetti sul commercio dei centri dell’Alto Milanese? Quali conseguenze sulla qualità della vita dei centri storici che si erano pensati non soltanto in una dimensione commerciale ma pure socializzante? Quali gli effetti sull’emporio a cielo aperto che nel corso degli anni era diventato l’asse viario dell’antica strada statale Varesina? Quali gli effetti complessivi sull’occupazione? E ancora! Possiamo spingere ulteriormente i consumi? Come è possibile – seppure il “Centro” sia stato realizzato su un precedente insediamento – non aver risarcito l’ambiente circostante?
Non molti lustri fa ad Arese si recavano i pulmini che portavano gli operai in fabbrica da Milano, dai paesi e dalle città dell’Alto Milanese. Oggi, il “Centro” raggiungibile grazie ad un complesso sistema autostradale da Milano, Torino, Canton Ticino è l’attrazione di famiglie in gita al tempio del consumo. Ma è pensabile che si possa plasmare il nostro futuro esclusivamente sul consumo? La moderna religione del consumo può rappresentare la nostra prevalente fonte di soddisfazione? Di autorealizzazione spirituale/essitenziale? Non è arrivato il momento di coltivare meglio e di più bisogni immateriali (dalle relazioni familiari e sociali, alle gratificazioni nel lavoro)?
Per uscire dalla crisi non basta il gigantismo degli edifici e l’ulteriore incremento dei consumi! Una riflessione su quello che un tempo si chiamava “modello di sviluppo” s’impone”
14052016