La polemica: falò sì o falò no?
LIMBIATE – E’ questo il dilemma che sta tenendo banco, quantomeno a Limbiate, in questi giorni, in vista delle iniziative tradizionali programmate per Sant’Antonio.
A seguito delle disposizioni ben chiare che Regione Lombardia ha emanato in materia di “combustioni all’aperto”, da vietare, per motivi di inquinamento ambientale, anche nel caso si tratti di residui vegetali in quantità minima, il comune di Limbiate ha, infatti, negato la possibilità di accendere falò negli spazi aperti, suscitando perplessità soprattutto tra i promotori del “Falò che scalda il cuore”, inserito all’interno della manifestazione in programma per domenica 21 gennaio, quando la piazza Tobagi ospiterà, per la prima volta e per tutta la giornata, le bancarelle degli ambulanti di Forte dei Marmi.
Per gli organizzatori dell’associazione Amiamo Limbiate, la normativa appare troppo restrittiva, visto che si tratterebbe di accendere un fuoco con residui vegetali minimi (alle 17, in concomitanza con la benedizione degli animali e la distribuzione di panettone e vin brulè) ed anche in considerazione che in molti comuni della zona vengono pubblicizzati eventi che si concludono con il tradizionale falò di gennaio.
Da parte sua, l’amministrazione comunale limbiatese non intende autorizzare iniziative che si contrappongono ad una normativa regionale e, per questo motivo, ha nuovamente scritto a Regione Lombardia per avere un parere definitivo sulla questione che, quindi, rimane aperta fino all’ultimo giorno: le bancarelle di Forte dei Marmi sono certe, ma per il falò…si vedrà.
16012018