Le 5 riflessioni di Guzzetti su Alfie Evans
UBOLDO – “Ci sono cinque pensierini che mi tengo dentro che voglio esprimere prima che si chiuda questa giornata di riflessione su quanto accaduto in questi giorni e sulla morte di Alfie Evans”.
Inizia così il post condiviso negli ultimi giorni del sindaco Lorenzo Guzzetti in merito alla storia di Alfie Evans.
1) una grande sconfitta è la UE. Se ogni giorno cerchiamo di dirci europei e riduciamo alla fine la UE a un insieme di regole economiche facciamo il gioco degli anti europeisti e facciamo passare davvero l’idea che la UE sia solo un pedante contabile vestito in grisaglia. La direttiva 24/2011 che prevede la libera circolazione dei pazienti dentro all’UE. Se è vero che il Regno Unito non è nello spazio Schengen è vero però che questa direttiva fin dal 2013 è stata recepita.
Perchè la UE non si è mossa?
Torniamo sempre al discorso delle radici europee…quali sono?
2) ho letto in tanti commenti, forse troppi, “possono decidere solo i genitori”.
Ecco, scusate, ora con grande serenità vorrei suggerire che questo è un errore che troppo spesso fa la nostra società, anche in Italia, anche a Uboldo.
I figli non sono una proprietà.
Non sono una cosa.
Alfie Evans andava trattato come cittadino di una comunità che si prendeva cura di lui, non come un oggetto di proprietà di qualcuno.
I vostri figli non sono di vostra proprietà, ma appartengono anche a una comunità che li educa, li cura, li sostiene con le proprie risorse (le tasse) e con il fatto di esistere e trasmettere dei valori, una cultura, delle tradizioni.
L’individualismo spinto della nostra società ci fa arrivare a non ragionare più su queste cose e, appunto, poi abbiamo i novax, quelli che non mandano i bambini a scuola perchè “so io cosa serve a mio figlio”, quelli che fanno gli asili nei boschi e altre cose.
Noi dobbiamo rivendicare il diritto di Alfie Evans di essere un cittadino e, come tale, di avere dei diritti e delle garanzie perchè dentro a una comunità di regole e valori e pertanto di essere tutelato dalle Istituzioni che non possono e non devono permettere che una sola persona muoia di fame e di sete in un ospedale.
Questo dobbiamo chiedere.
Non gli astrusi concetti di proprietà.
3) un amico mi ha girato un messaggio dove viene detto che qualche sindaco è arrivato ad ammainare le bandiere a mezz’asta per Alfie. Ecco, trovo profondamente sbagliato anche questo eccesso. Perchè io rappresento delle Istituzioni e uno Stato, il Comune non è mio ma io servo lo Stato.
E’ lo Stato che mi dice, e io devo obbedire, quando e come usare i suoi simboli, non io.
Altrimenti dopo diventiamo poco credibili innanzitutto noi quando critichiamo, giustamente, l’Appendino che fottendosene delle regole registra all’anagrafe un figlio con due madri.
4) Il labile confine tra una vita che si spegne e una vita che viene spenta è stato superato. Una riflessione da parte di tutti, con grande serenità e serietà, va forse messa sul tavolo della discussione. Quanto e come potremo rimandare questo importante discorso su un tema così importante? Quanto e come potremo semplicemente dividerci tra tifoserie anziché avviare una seria riflessione che coinvolge bambini, giovani, adulti, anziani?
5) l’aberrante silenzio della politica italiana su questa vicenda, esclusi Lega e FdI, fa pensare. Che una “comunità” come il PD, che un partito popolare come Forza Italia non abbiano preso posizioni chiare, nette, decise, radicali su questa vicenda per paraculismo e opportunismo politico deve far riflettere tutti.
Per chi ama la politica e la fa con passione, per chi crede nella politica come servizio per i cittadini ed espressione più alta della carità vi assicuro che non sono giorni facili.
Perchè in fondo, Alfie, è riuscito a scuotere le coscienze.
E’ riuscito ad essere “segno di contraddizione per molti”.
Io, alla fine, resto convinto che la vita vada comunque salvata, sostenuta, protetta, qualsiasi essa sia e non mi sposto di un millimetro nel sostenere che far morire di fame e di sete un paziente di qualsiasi età ci riporta indietro di 70 anni.
Ai nazisti che sì, facevano così.
Ora possiamo tornare a occuparci dei cani, dei gatti e degli orsi del polo da salvare rincoglioniti come siamo da Studio Aperto e quei media che di Alfie hanno smesso di parlare.
(foto archivio)
30042018