Social e legislazione, cambia il vento: tra il DSA e le idee di Elon Musk
I social network sono oggi l’altra faccia della realtà, quella virtuale. Dal loro ingresso sulla scena ne è passata di acqua sotto ai ponti ed il mondo è cambiato. Certo anche col contributo dei social stessi, che hanno reso possibile l’impossibile. Oggi chiunque ha una doppia vita, quella di tutti i giorni, che si intreccia con la dimensione virtuale del quotidiano, che vive per l’appunto sui social. I vantaggi è indubbio che siano molti ed ampi: barriere inesistenti e possibilità, per chiunque, di godere di quei quindici minuti di gloria che i social hanno reso accessibili come non mai.
Certo è che le stesse piattaforme hanno, nel loro stesso meccanismo, dei problemi che possono tradursi anche in problemi di natura giuridico-legislativa. Il primo, principale, è quello legato alla privacy. A ben pensarci, è ancora lecito parlare di privacy in un contesto come quello social, dove ognuno si mette consapevolmente o meno a nudo? Fatto sta che il problema dei dati sensibili resta un tema da porsi nonché uno dei rischi maggiori che si corrono quando si decide di navigare via social. Anche se i problemi sono altri e a livello giuridico ben più complessi. Spesso, infatti, sono i social stessi a porsi in una condizione limite e va da sé che si possa incorrere anche in sanzioni di vario genere. Cosa già successa in passato e riproponibile, sicuramente, anche in futuro.
Nasce anche per questo il Digital Services Act, la risposta con cui l’Unione Europea ha imposto alle grandi multinazionali social una maggiore responsabilità sui contenuti illegali e nocivi che sulle piattaforme possono comunque circolare, dalla pedopornografia alle fake news. Un atto rivoluzionario quello dell’Unione, che spinge così i colossi dei social media ad imporsi delle regole e soprattutto a verificare sul corretto operato delle rispettive piattaforme. Per chi non rispetta le regole le sanzioni sono monstre, fino al 6% del fatturato globale. Rischi e danni che nessuno vuole correre e forse meglio tutelare e tutelarsi.
Si tratta di misure che riguardano tutti e il caso dei social games può essere un esempio valido. Si tratta di quei giochi accessibili via social, ragion per cui tra questi rientrano di diritto anche i social casinò. Di recente Elon Musk, patron tra gli altri di X, l’ex Twitter, ha lanciato la sfida-provocazione per limitare i social games, siglando una partnership con MGM Resort International, app di gioco d’azzardo molto popolare, per aggredire il mercato dell’azzardo che sui social – X compreso – sta sbancando il lunario. Un accordo che rischia di generare polemiche e strascichi.
La partnership arriva peraltro in un momento particolarmente contrario al gioco d’azzardo, tanto che gli organismi di regolamentazione negli USA o in Germania stanno applicando nuove regole per limitare le promozioni delle scommesse sportive, preoccupati per un aumento significativo del gioco tra il pubblico più giovane. Un tema su cui si discuterà ancora a lungo e che rischia di cambiare gli scenari attuali.