Giorno del ricordo, Indelicato: “Serve una memoria rispettata”
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo la nota del consigliere comunale indipendente Alfonso Indelicato dal titolo “Dalla memoria condivisa alla memoria rispettata”
L’arrivo del 10 febbraio – Giorno del Ricordo – ogni anno interroga e induce alla riflessione e alle prese di posizione i non immemori di ogni schieramento e orientamento. La mia riflessione l’ho esposta lo scorso 5 febbraio ai convenuti al cinema Castelli di Azzate: due parole di preambolo alla proiezione del film Rosso Istria di Maximiliano Hernando Bruno, realizzata grazie agli amici del “Comitato spontaneo 10 febbraio Varese”. Qui la riprendo per gli interessati.
La tragedia delle Foibe e dell’Esodo, che richiama altre tragedie del breve e sanguinoso volgere degli anni che vanno grosso modo dal ’43 al ’48, ha suscitato quest’anno reazioni molto più intense e livorose del solito. Il motivo risiede appunto, almeno in parte, nell’uscita del film di Hernando Bruno in concomitanza con la commemorazione.
Qual è la differenza di “Rosso Istria” rispetto all’unico precedente dedicato allo stesso tema, “Il cuore nel pozzo” di Alberto Negrin uscito nel 2005? Quest’ultimo, incentrato su una vicenda di fantasia (la fuga di alcuni orfanelli nell’Istria martoriata da scontri e vendette) sembra oggi un racconto di fate paragonato a “Rosso Istria”. Incentrata sulla figura di Norma Cossetto, la pellicola racconta semplicemente la verità, e la verità è insopportabile per chi assiduamente ne ha fabbricata un’altra e la coltiva per i suoi sempre attualissimi fini politici. È un film crudo ed anche in qualche misura didascalico, nel senso che si mettono in bocca ai personaggi frasi utili a comprendere gli antefatti e gli sfondi, per istruzione dello spettatore ignaro. Ma non per questo annoia: l’interprete che impersona Norma è prima di tutto di una somiglianza impressionante con la povera ragazza uccisa, e soprattutto credibile nella sua semplicità e schiettezza, nel suo giovane amore per un ufficiale, nella sua angoscia, nel dolore, nella disperazione mentre viene trascinata verso il baratro. Il regista non ne dà una interpretazione in chiave eroica: non le mette in bocca parole roboanti di fronte all’insulto sessuale, o gesti di sfida quando stanno per precipitarla nella bocca dell’inferno: Norma piange, urla, è disperata. È insomma come sarà stata la vera Norma.
E – quale insulto! – gli slavi sono gli slavi, i comunisti sono i comunisti, i fascisti sono per lo più uomini d’onore, i traditori sono traditori, i tedeschi sono attesi dalle genti italiane dell’Istria come liberatori. Perfino è negata la narratio del povero slavo schiavizzato dal possidente italiano: quando Mate, il capobanda croato, invita un contadino slavo a lasciare il podere di proprietà di un italiano per riunirsi a loro, il contadino risponde: “E perché? Ferrarin mi ha dato sempre tutto quello che gli ho chiesto …”. Una frase, una pietra tombale sulla menzogna.
E, a proposito di menzogne, mi si lasci ora contestare il vuoto slogan della cosiddetta “memoria condivisa”. Diciamolo una volta per tutte: chi la reclama pretende che qualcuno rinunci alla propria. Quale memoria possono condividere un italiano cui i fascisti hanno ucciso il padre in uno scontro in montagna, o lo hanno fatto salire sul treno al binario 21, e un italiano cui i comunisti italiani, di conserva coi comunisti titini, hanno gettato la madre o la sorella in una foiba? La guerra civile regala allo stesso popolo doni siffatti.
Mi accontenterei dunque di quella che il 5 ad Azzate ho chiamato la “memoria rispettata”, che di seguito vado a declinare. Io sono disponibile – lo sono sempre stato – a rispettare un giovane partigiano comunista che ha creduto in un sogno di uguaglianza sociale, e che ha combattuto anche duramente per affermarlo. Vorrei però che venissero rispettati allo stesso modo (cioè senza riserve, a pieno titolo, non come figli di un dio minore) i giovani che si arruolarono nella Repubblica Sociale perché sembrava loro che l’onore della Patria fosse macchiato l’8 settembre, e che si sacrificarono per difendere il confine orientale dalle truppe slave che agli ordini di Tito volevano sottomettere non solo l’Istria, non solo Fiume, ma anche Gorizia e Trieste.
Temo che il tempo per tutto questo sia ancora lontano. Quanti vogliono nei fatti una sola memoria affinano la loro dialettica. Questo – qualcun altro lo avrà notato – è l’anno della parola magica “contestualizzare”. Sì, è vero, le foibe ci furono, gli infoibamenti ci furono. Ma bisogna contestualizzare … bisogna, cioè, ammettere che gli slavi le loro buone ragioni le avevano per gettare nel burrone ancora vivi gli italiani, perché morissero lentamente nel buio con le ossa frantumate, di sete di freddo e di dolore. Contestualizziamo ancora: le foibe ci furono, sì, ma i fascisti italianizzavano i nomi slavi … le foibe ci furono, sì, ma non tutte quelle che dicono, furono di meno … le foibe ci furono sì, ma molti di quelli che ci buttarono dentro erano fascisti. In fondo se l’erano voluta …
Sì, è vero, Norma era fascista. Suo padre, ucciso pochi giorni dopo di lei, era fascista. E io da italiano li piango e attendo rispetto per la mia memoria, disposto a onorare quella degli altri.
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Commenti
Per riprendere un commento precedente: Slovenia, Dalmazia, Montenegro, Albania , Grecia, Russia etc…..Non si giustifica niente ma sbaglio o noi eravamo gli invasori ? È senza polemica che vorrei ricordare anche altre isole del litorale dalmata con mattatoi italiani……. . Cordialità.
Qui non si parla nè di dogmi, nè di proclami, nè di prediche!
Ma Di storia, che va rispettata senza visioni tifose, ricordo come rispetto per chi è morto, insegnamento e monito a non ricadere in queste atrocità. Ricordati che basta poco, una semplice partita per scatenare il peggio che c’è in alcuni di noi. Nulla è scontato.
L’ Italia sarà grande quando il senso civico sarà più forte.
Grande in passato ce l’ho sempre vista pochino. Ho più fiducia nel futuro.
basta con le celebrazioni !
pensiamo al presente e per il futuro, a cosa fare A LIVELLO PERSONALE per riportare l’Italia al ruolo che le spetta
basta con i dogmi, le prediche e i proclami !
CHI PREDICA SENZA LA ZAPPA non cava le patate, resta a stomaco vuoto e non può spartire il cibo con chi non ne ha
caso del clero !
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Il ruolo che spetta all’Italia è continuare a fare grande e civile l’Europa. Tutti i sogni di nazionalismo de noantri sono sciocchezze. Ricordare Auschwitz, ricordare le foibe, ricordare lo schifo delle leggi razziali e delle pulizie etniche vuol dire lavorare per il futuro migliore.
Bellissimo, grande Indelicato, ho letto con immenso rispetto e commozione… Grazie
Te la faccio breve. Chi si è accanito su uomini inermi, causandone atroci sofferenze, la loro morte, ha commesso un abominio. Vale per tutti, associare chi oggi ha visioni politiche di destra ai campi di sterminio tedeschi o a chi ha tolto la libertà ed approvato le leggi razziali è per me non condivisibile. Idem chi possa associare la sinistra a chi ha ucciso inermi e buttati nelle foibe.
Altro discorso sono i “negazionisti” in senso lato e a più sfumature. Questi a mio avviso non c’entrano nulla con chi fa politica seriamente oggi, almeno me lo auguro. Anzi andrebbero ripudiati con disprezzo dalla politica, ed anche chi vede la storia con lo spirito del tifoso.
Te lo dice uno che si considera di sx, ma che se vedesse uno che gira con una maglietta con scritto “Foibeland” lo prenderebbe a calcioni nel fondo schiena!
Tra l’ altro Crosetto che hai citato ha tutta la mia stima. In tanti avrebbero da imparare dal buon Guido.
Nessuna simpatia per quelli che allora erano i comunisti italiani amici dei titini. Nessuna simpatia per chi ha volutamente nascosto la tragedia dell’Istria ed ancora oggi fatica ad ammettere verità riconosciute. Non dimentichiamo però che se l’Istria era italiana, non lo erano il Montenegro, il Kosovo e altre regioni da noi occupate. In queste regioni sono documentati massacri di civili, fucilazione di massa, campi di concentramento etc. Non ci sono popoli buoni e popoli cattivi: la guerra rende ” homo hominis lupus”. Pinochet e Poi Pot: nero e rosso che si toccano e portano ugualmente morte e dolore.
Il pensiero libero da interessi di parte potrebbe rendere migliori.
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Gentile Signore, in ogni modo non si può accostare quello che è avvenuto in Istria a quello che è avvenuto nei luoghi che Lei ha citato. Montenegro, Croazia, Slovenia erano veri teatri di guerra, perchè quello di Tito era un vero esercito in armi che mobilitava centinaia di migliaia di uomini. L’istria e la costiera dalmata erano territori lontani dai combattimenti, sui quali si abbatte la furia dei titini quando la popolazione italiana è inerme (dopo l’8 settembre fino all’arrivo dei tedeschi che occupano quelle zone con l’operazione “nubifragio”) e a guerra finita, o anche precedentemente ma a danno sempre di civili o di militari prigionieri. E fu – specialmente la seconda e più massiccia strage – un’impresa programmata a freddo per provocare l’Esodo, cioè la fuga di massa delle popolazioni italiane dalle loro terre, per usurparne i beni e restare padroni delle nostre belle antiche città. Ne fa fede una famosa intervista di Milovan Gilas a Panorama nel ’91, quindi molto tempo dopo quei fatti. Riproduco per Lei il passaggio più importante: «Nel 1946, io e Edward Kardelij andammo in Istria a organizzare la propaganda anti italiana … bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto».
Quanto al comportamento dell’esercito italiano nei territori da Lei cennati, creda che la propaganda ha esagerato di molto. Certo non fu una guerra combattuta col fioretto: avevamo di fronte soggetti che non facevano progionieri, e qui mi fermo per non scadere nel Grand Guignol. Mi permetto anche di segnalarLe l’isola di Goli Otok (isola calva). Se non la conosce, dia un’occhiata su Wiki. Non c’è mai stato ninte di peggio. Mi permetto anche di ricordare (non a Lei, ma ai fautori della mitica “memoria consivisa”) che il presidente Pertini si recò ai funerali di Tito a Belgrado nel 1980, e baciò la bara del grande assassino. Dobbiamo condividere anche questo?
La saluto cordialmente, e La ringrazio per avermi fatto fare un ripasso di Storia.
E’ questa dello scambio che non mi piace nel suo ragionamento. “io sono disposto a riconoscere il Binario 21 (e la Shoa?) se tu riconosci che ..ect ect”.
Lei Indelicato quindi a Shoa e a tutto il resto non offre una sensibilità spontanea, una consapevolezza della propria coscienza; lei la offre se c’è ritorno, cioè se “gli altri” riconoscono le foibe.
Io invece nel genocidio delle persone umane di religione ebraica, nella pulizia etnica delle persone umane di nazionalità slava, nei massacri delle persone umane di nazionalità italiana, io in tutto ciò vedo un’unica tragedia umana. Ed quella per cui l’etnia, l’identità, cosa di per sé accoglibile, diventa radice di odio verso altre etnie, verso altri pezzi di umanità. E di questo sono davvero stanco.
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“io sono disponibile … vorrei però …”
Gentile Signore, queste sono le mie parole. Non c’è un rapporto di causa ed effetto. Io già rispetto chi ha lottato, chi si è sacrificato per un ideale lontano dai miei. Attendo, gradisco, gradirei ecc. …. che fossero riconosciuti anche … con quel che segue.
saluti
Parole bellissime, concetto inattaccabile