4 novembre, Saronno il discorso del sindaco
SARONNO – Riceviamo e pubblichiamo il discorso del sindaco Augusto Airoldi in occasione delle celebrazioni del 4 novembre.
Rivolgo il mio saluto alle autorità civili e militari presenti, ai rappresentanti delle Associazioni d’arma, ai volontari e a tutti i cittadini qui convenuti.
La ricorrenza che oggi celebriamo ci riporta ad un momento fondamentale della nostra storia: Il 4 novembre 1918 quando è entrato in vigore l’armistizio firmato il giorno precedente a Villa Giusti, a Padova. L’atto certificava la resa dell’Impero Austro-Ungarico all’Italia, formalizzando ad un tempo la fine di un conflitto nel quale persero la vita oltre 600mila nostri connazionali, in gran parte giovani e il compimento del sogno risorgimentale iniziato decenni prima.
Un percorso lungo, sofferto, costato sacrifici, dolore, lutti. Costellato di eroismo, di speranze, di impegno per la libertà, di amore per la nostra Patria.
600mila morti sono i numeri di una strage, di una “inutile strage”, per utilizzare la definizione di Papa Benedetto XV, poi passata alla storia. 600mila morti furono il prezzo che il nostro Paese pagò alla pace.
È con questo spirito e con questa consapevolezza che oggi celebriamo la giornata dedicata all’Unità nazionale e alle nostre Forze Armate.
Da quel 4 novembre la storia si è incaricata di insegnarci che la pace è una condizione fragile. Non passarono che vent’anni e il mondo si ritrovò nuovamente in guerra: la seconda guerra mondiale, che causò ancora lutti, distruzioni e persino l’impiego, per la prima volta, dell’arma atomica.
Oggi, a poco meno di 80 anni dalla fine di quel conflitto altrettanto disastroso, lo spettro della guerra è tornato ad affacciarsi nel nostro continente con l’inaccettabile aggressione dell’Ucraìna e del suo popolo da parte dell’esercito della Federazione russa, ordinata dal Presidente Vladimir Putin. La pace, condizione fragile, non è mai conquistata per sempre.
Da oltre 8 mesi si è tornati a combattere e a morire sotto le bombe, nel cuore d’Europa.
Da quel martoriato Paese ci arrivano notizie e immagini terribili di bombardamenti che non risparmiano le popolazioni civili, ospedali, scuole, case di riposo. Immagini di anziani, donne e bambini in fuga dalle bombe.
Anche se al momento non si intravedono spiragli, la pace continua ad essere non solo necessaria, ma sempre più urgente. Una pace giusta perché fondata sul rispetto del diritto internazionale e sulla libera determinazione del popolo ucraìno che l’Italia sostiene nel consesso dei Paesi occidentali.
Assume allora un significato particolarmente pregnante l’odierna celebrazione del 4 novembre, giornata nella quale l’Italia si stringe, con riconoscenza e affetto, alle sue Forze Armate.
In un Paese la cui Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, le forze armate sono chiamate ad essere presidio a difesa della pace.
E questo presidio lo sono nella realtà quotidiana. Lo sono nella collaborazione con i nostri alleati; lo sono nei tanti contesti internazionali nei quali operano per prevenire conflitti e garantire pace, stabilità e sostegno a tante popolazioni in grave sofferenza; ma lo sono anche nelle tante occasioni interne che le hanno viste in prima linea, ad iniziare dalla recente e non del tutto superata crisi pandemica.
In tutte queste situazioni abbiamo apprezzato ed apprezziamo la loro straordinaria professionalità e competenza, non meno che lo spirito di umanità che le fa apprezzare come un vero e proprio modello. Di tutto ciò siamo loro grati.
La nostra Costituzione indica anche la via e gli strumenti per rendere concretamente possibile la scelta della pace: l’adesione alle sedi multilaterali impegnate ad assicurare pace e giustizia fra le Nazioni.
E ci dice anche che la sicurezza e la pace sono beni comuni che vanno difesi anche quando può apparire impegnativo o difficile.
I padri fondatori dell’Europa indicarono, tra i loro primi obiettivi, la Difesa comune. Sebbene negli ultimi tempi alcuni passi in questa direzione sono stati compiuti, molto, forse troppo rimane ancora da fare. L’inaspettato ritorno della guerra ai nostri confini, causato dalla Federazione russa, rende indispensabile accelerare il processo di attivazione di un sistema di difesa comune che, all’interno di quel Patto Atlantico che ci ha garantito decenni di pace, democrazia e sviluppo, consenta ai Paesi dell’Unione europea maggiori margini di autonomia di quanti ne abbiano i singoli Stati che la compongono.
Ma “Il concetto di sicurezza, ha detto due giorni fa a Bari il Presidente Mattarella – non si esaurisce nelle problematiche della difesa militare, non riguarda soltanto Stati e frontiere, ma riguarda la sicurezza “umana”, a partire dalle condizioni di disuguaglianza tra i popoli. È, quindi, un obiettivo che va concepito e perseguito in modo multidimensionale”.
Il concetto di “sicurezza umana”, evocato dal Presidente, è un obiettivo che travalica i compiti delle sole forze armate e investe la responsabilità quotidiana di ciascuno di noi. Noi tutti possiamo impegnarci per una società che garantisca più uguaglianza tra le persone e più rispetto dei diritti di ciascuno, a partire dai più deboli e dai più fragili.
Se “Altruismo, coraggio, spirito di sacrificio, amore per la nostra Patria e per la nostra gente -è ancora Mattarella che parla- sono i valori che caratterizzano le nostre donne e i nostri uomini che indossano la divisa”, il miglior modo che oggi abbiamo per onorarli è fare nostri questi valori e impegnarci a viverli ogni giorno.
Viva le nostre Forze armate.
Viva l’Italia unita.
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Commenti
Ripristinarla come festa nazionale.
Parli sulla Isotta Fraschini e spieghi perchè tutto è andato perduto.
Augusto, son belle parole che non assolvono il tuo eloquente silenzio sull’affare Isotta ne tanto meno giustificano il fatto che il Comune di Saronno non ha più un assessore alla Rigenerazione Urbana ormai da oltre due mesi.
Augusto, per favore, fai un passo di lato e dimettiti così che i saronnesi possano andare al voto nella prossima primavera.Si chiama ossessione