Scoperte le attività del “‘ndrangheta del Saronnese”
L’AVVIO DELLE INDAGINI
Tutto è partito nel gennaio 2011 da una denuncia per calunnia presentata da uno dei capi della banda a carico di una delle vittime. La querela era stata presentata con lo scopo di sminuire eventuali azioni e denunce per estorsioni poste in essere dall’imprenditore minacciato. I militari non solo hanno ricostruito l’inconsistenza dell’accusa mossa all’imprenditore ma hanno avviato anche l’attività d’indagine che ha permesso di ricostruire, con intercettazioni e pedinamenti, l’intera attività della banda. L’operazione è stata denominata “San Marco” dal nome del locale in cui si ritrovavano i membri dell’organizzazione.
LEGAMI DI FAMIGLIA E DI METODO CON L’NDRANGHETA
Quella sgominata dalla compagnia di Saronno era una banda in grado di lavorare in diversi ambiti tra il Saronnese e la Bassa Comasca con diverse diramazioni su tutto il territorio nazionale e legami familiari con l’ndrangheta calabrese. Non a caso la banda agiva, secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, con “modalità tipiche del metodo mafioso” per intimidire gli imprenditori della zona.
VIOLENZA E INTIMIDAZIONI
Diversi gli episodi che testimoniano l’aggressività della banda: dagli 8 proiettili sparati, nel 2012 a Limido Comasco, contro la portiera dell’auto
IL BOSS
Regista della banda era Diego Tripepi, 56 anni, di Gerenzano, esponente di una famiglia di Reggio Calabria legata a ‘ndrangheta. Proprio partendo dalla forza di intimidazione derivante dalla sua posizione aveva promosso e organizzato, fungendo da intermediario, una complessa attività di false revisioni ad autovetture. Era riuscito anche a farsi assumere da una delle vittime delle estorsioni percependo lo stipendio, per un anno, senza aver mai lavorato.
All’interno dell’organizzazione altri volti noti come Francesco De Marte, già finito nei guai quattro anni fa per una serie di estorsioni e incendi messi a segno anche nel Saronnese. Ben 14 delle 35 persone coinvolte della retata di stamattina risiedono nel Saronnese: cinque a Gerenzano, tre a Cislago, due a Uboldo e a Saronno, una a Origgio e Caronno Pertusella.
LE FALSE REVISIONI
Era l’attività principale del boss che obbligava una decina di officine presenti tra Saronnese e Bassa Comasca a rivolgersi a lui per le revisioni. In realtà nessuna vettura veniva mai controllata al centro di revisione comasco a cui si appoggiava: lì arrivavano solo i libretti che venivano semplicemente timbrati. Il 20% di quanto versato dai clienti andava a Tripepi mentre il 5% all’officina. Era questo uno dei settori in cui le intimidazioni era più forti: le officine della zona erano praticamente costrette a passare da lui e chi cercava di sottrarsi, o di saltare l’intermediario, era vittima di ritorsioni come accaduto ad un’officina di Villa Guardia. Proprio per l’affare delle false revisioni il pm Pasquale Addesso ha contestato alle persone coinvolte l’associazione per delinquere.
Era una delle attività principale della banda che veniva messa a segno tra il Varesotto e la Bassa comasca ai danni delle attività più diverse: un ristorante (a Mozzate), un venditore ambulante di panini (Busto Arsizio), imprese edili (Saronno, Olgiate Comasco e Gerenzano) e un’agenzia di pompe funebri (Saronno).
LE ALTRE ATTIVITA’: RAPINE, FURTI, DROGA E PROSTITUZIONE
Tra gli altri reati contestati ad alcuni dei 35 fermati vi sono la rapina alla sala giochi Las Vegas di Mozzate messa a segno nel luglio 2012 e fruttata un bottino di 10 mila euro. Non mancano i furti ai danni di aziende. Al momento quelli attribuiti all’organizzazione sono 8 messi a segno a Cesano Maderno, Fenegrò, Milano, Rovellasca, Mozzate, Rescaldina, Figino Serenza, Vertemate con Minoprio. L’organizzazione operava anche nel mercato della droga, con spaccio di hashish e della cocaina e in quello dello sfruttamento della prostituzione.
L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI
Stamattina i militari della compagnia saronnese guidati dal capitano Giuseppe Regina, con il supporto del 3° Battaglione Lombardia, di unità
11032014