Sel e Marco Pozzi: “Sicurezza a 360 gradi in un modello di città diversa”
Dice Pozzi:”E’ difficile parlare in modo credibile di sicurezza senza fare i conti con la crisi economica che impoverisce sempre di più ampie fasce di popolazione, con una politica della non accoglienza che criminalizza da subito parte dei cittadini extracomunitari che arrivano nel nostro paese. Battere la crisi economica, creare un sistema di solidarietà sociale, politiche di integrazione attive, sconfiggere le leggi discriminatorie e i regolamenti liberticidi è l’unico vero rimedio al problema della sicurezza.
Convivenza, rispetto delle regole e integrazione, collaborazione, partecipazione, sono i punti di riferimento centrali delle nostre politiche in materia di sicurezza urbana”.
Continua il candidato di Sinistra, ecologia e libertà
Che nelle città esista una questione sicurezza è innegabile, ma farne l’argomento predominante di una campagna politica costante non solo non aiuta a ridurre il problema, ma arriva ad aggiungere ulteriore insicurezza. Le forze dell’ordine e la questura hanno spesso fornito dati tendenti a dare una immagine più reale rispetto alla situazione della criminalità: Saronno non ha una situazione di criminalità molto diversa di quella di altre città simili. Il compito di garantire il rispetto delle regole spetta principalmente alle forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza) e in parte, ed entro i limiti stabiliti dalla legge, alla polizia locale. Sì ad un controllo, no alla militarizzazione delle strade ed alle ronde, cosa questa che potrebbe portare a risultati ben diversi da quelli dichiarati. L’azione volontaria dei cittadini in questo ambito rischierebbe di provocare turbative, contrapposizioni e abusi, tali da aggravare i problemi di sicurezza anziché risolverli.
Azione volontaria dei cittadini invece così preziosa e a volte indispensabile in tanti altri campi, ad esempio quello della solidarietà e della lotta alla povertà, così necessarie proprio per contrastare l’emarginazione sociale prima causa della devianza e della criminalità. Il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine va incentivato e specializzato anche con l’uso di telecamere, in particolare nei luoghi più conosciuti, nelle zone più a rischio; luoghi peraltro noti anche alle forze dell’ordine. La zona attorno alla stazione è una di quelle da tenere in osservazione. C’è, poi, il problema della gestione di questi strumenti: potrebbe sembrare ovvio, ma non debbono essere “inoperose” o guaste, come spesso è avvenuto in passato. Quando i luoghi della città sono deserti ed abbandonati, finiscono per favorire l’insorgere di situazioni di degrado e di fenomeni criminosi. I Vigili di quartiere, potrebbero avere un ruolo positivo per un rapporto di fiducia con i cittadini del quartiere, per segnalare situazioni di pericolo, di degrado e di violazione di regolamenti comunali, di cui vengano a conoscenza. Il taglio dell’entrate dello Stato, però, ha portato a limitare gli organici, per cui questo servizio sembra proprio difficile riuscire ad attivarlo.
L’attività di vigilanza non si esaurisce nel compito di prevenire eventuali azioni criminose, ma si indirizza anche al mantenimento e decoro di parchi e giardini, al miglioramento della mobilità e sicurezza stradale, come pure di contrasto a fenomeni quali sosta vietata che intralcia la mobilità, disturbo della quiete pubblica; abusivismo commerciale; danneggiamento al patrimonio pubblico e privato; l’abbandono dei rifiuti sulle strade, nei sentieri di campagna.
Tuttavia, le attività di vigilanza, pur indispensabili, non sono da sole sufficienti a garantire quel livello di sicurezza urbana che la cittadinanza giustamente pretende. Bisogna ricostruire e difendere un tessuto sociale fatto di relazioni e partecipazione. Una città viva è già un rimedio alla insicurezza, sia reale che percepita: quindi aumento dei luoghi della città attivi, con la presenza di cittadini, di iniziative.
Per Pozzi “è altrettanto indispensabile diffondere la cultura delle regole e della legalità, la pratica della convivenza nella vita quotidiana e la condivisione del senso di cittadinanza. Il Comune può, in questa ottica, predisporre con le scuole, con le associazioni giovanili progetti di formazione, di educazione alla legalità, al fine di arrivare alla condivisione dei valori di giustizia e di democrazia; la realizzazione di luoghi di scambio di esperienze, perché i giovani e non solo siano consapevoli della necessità del rispetto della dignità di ogni persona. Punto centrale di chi si occupa, a livello internazionale della questione sicurezza è la prevenzione. Prevenzione che non può essere pensata e realizzata senza la piena partecipazione dei cittadini e dei giovani in particolare, troppo spesso oggetto di critica”.
Per l’esponente di Sel “pure deve essere presente l’attenzione e l’educazione ai diritti delle donne e dell’uguaglianza tra i generi. Troppo spesso dietro un atto violento c’è maschilismo e omofobia. Quando si parla di sicurezza significa ricordarsi anche di questo: basta pensare al numero di omicidi di donne da parte di mariti, compagni od amici, che le cronache riportano quasi tutti i giorni. Infine: è sbagliata, pericolosa e controproducente l’idea che identifica il fenomeno dell’immigrazione quale causa pressoché esclusiva dei problemi di insicurezza dei nostri territori. Basta leggere la cronaca quotidiana per vedere smentita tale teoria. La risposta più adeguata alle questioni poste dall’immigrazione risiede invece nelle politiche di integrazione. Le persone ben integrate nella comunità in cui risiedono sono infatti, per definizione, persone che vivono in armonia con la comunità stessa. L’integrazione passa anche attraverso la conoscenza delle leggi, degli usi e costumi del Paese ospitante, verranno organizzati e proposti corsi sulla costituzione italiana e sulle leggi che è bene conoscere per vivere e lavorare in Italia e un confronto permanente tra culture e comunità religiose differenti”.
12052015