L’Insubria, il tribunale… e le luci che si spengono a Saronno
La realtà è che l’Università a Saronno non c’è mai stata: certo gli studenti hanno mangiato nei bar, utilizzato le strutture sportive della città e sono rimasti a chiacchierare fumando davanti al Palazzo dell’Insubria (beccandosi anche i rimproveri dell’allora sindaco Porro perchè lasciavano i rifiuti nelle aiuole) ma sempre rimanendo un corpo estraneo. Se penso ad Aimo, realtà più giovane e sicuramente diversa, mi vengono in mente gli studenti dalla 24 per un’ora, le cerimonie per l’inizio dell’anno accademico e le giornate aperte e persino le statistiche sugli iscritti.
Nonostante questo non credo sia il momento di puntare il dito o dare delle colpe. Credo sia più utile prendere atto che Saronno continua a perdere pezzi ed occasioni. Un anno fa in attesa di intervistare un candidato sindaco ho sfogliato il libro realizzato dall’Amministrazione per i 50 anni dell’ottenimento del titolo di città. Mi hanno colpito le tante opportunità, idee, proposte che si concretizzavano nel giro di pochi mesi. Certo oggi c’è la crisi, i bilanci (del Comune ma anche delle famiglie) da far quadrare ma sempre più spesso guardando quel che succede a Saronno mi vengono in mente quelle vecchie insegne luminose retrò dove un paio volte all’anno si fulmina qualche lampadina. Certo non è solo il tribunale, l’Università o la stagione teatrale a dare valore alla città ma a furia di perdere pezzi anche l’insegna migliore diventa illeggibile.
Sara Giudici
08062016